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2013, l’anno di Padre Flaminio Rocchi (17) – 22mag13

Siamo giunti al 17esimo appuntamento per ricordare la figura di Padre Flaminio Rocchi, nel decennale della morte e nel centenario della nascita. Riportiamo solo alcuni esempi del suo gigantesco epistorlario, pubblicati sul libro ANVGD “Padre Flaminio Rocchi: l’uomo, il francescano, l’esule”, curato da Fabio Rocchi.

Dopo la foto di chiusura i link e gli argomenti delle puntate precedenti.

 

L’immenso archivio della Sede Nazionale dell’ANVGD riporta in gran parte i contatti epistolari degli Esuli con l’Ufficio Assistenza diretto da Padre Flaminio. Quasi sempre si tratta di lettere tecniche, legate alle problematiche degli indennizzi dei beni abbandonati, della qualifica di profugo ecc. Ci si imbatte però talvolta in tutt’altri toni e in tutt’altri argomenti che, spulciando solo parzialmente fra le carte, propongo certo che susciteranno il vostro interesse e la vostra curiosità. Mi sono preso comunque la briga di celare alcuni nomi, ove gli argomenti trattati e le situazioni descritte sono particolarmente delicati e personali. Spero gli interessati non me ne vogliano, sia che siano stati esplicitamente citati, sia che no.

 

Da una lettera del 1990 di Xxxx.

«Non posso non esprimerti la mia meraviglia e il mio dispiacere per non averti incontrato recentemente a Trieste, pur avendo avuto tu la conferenza ad un passo da casa mia e sapendomi notevolmente ammalato. Gli stessi sentimenti sono convinto posso poter esprimerti da parte di Axxx, che ti ha redatto una bellissima recensione del tuo ultimo volume e fatto pubblicare da tutta la stampa giuliana: una strenua e doverosa difesa dagli ignobili attacchi di Bxxx. Nemmeno una riga di riscontro! Scusami la sincerità ma non potevo tenere sullo stomaco questi due pesi!»

La risposta di Padre Flaminio.

«Mi merito il tuo rimprovero e anche quello di Axxx. Se potete, scusatemi. Ho avuto tre infarti. Ho 77 anni. Partecipo quattro volte alla settimana ad altrettante riunioni di due Commissioni Interministeriali. Firmo ogni giorno dalle 30 alle 40 lettere. Ogni mattina ricevo il pubblico. Al di fuori delle dattilografe, non ho nessuno che mi possa aiutare e tu lo sai. Ricordati che faccio anche il sacerdote nella mia chiesa e ci tengo. Sono stato a Trieste. Sono riuscito a portare un fiore sulla tomba di mia sorella, deceduta lo scorso aprile, ma non sono riuscito a visitare a casa due nipoti. Certamente sono stato maleducato nei confronti di Axxx che, d’altra parte, mi è personalmente molto simpatico come giornalista e per i suoi sentimenti. Gli devo gratitudine per la recensione anche troppo lusinghiera del libro sull’esodo.

Circa l’atteggiamento nei confronti di Bxxx, mi ha telefonato Cxxx. Nessuno meglio di te può comprendere il mio atteggiamento. Non me la sento di denunciare chi mi calunnia. Me lo ha detto il Vangelo e me lo dicono tanti colleghi sacerdoti e lo stesso francescanesimo, che non hanno intentato processi contro nessuno.

Nel 1978 sono stato condannato da un tribunale di Lussinpiccolo. L’allora Ministro degli Esteri Forlani mi chiamò per una protesta a Belgrado. Rifiutai. L’anno scorso i promotori della denuncia contro di me m’hanno chiesto scusa e m’hanno invitato a casa loro. Tu lo sai che io non sono né un funzionario, né un cittadino che vuole proteggersi dietro al codice.»

 

Da una lettera del 1998 di Xxxx.

«A me risulta che i grandi proprietari di molti milioni hanno avuto tutte le loro spettanze, ma i piccoli proprietari sono stati presi in giro, perché non hanno quasi niente da regalare all’Associazione. Codesta Associazione ha saldato i grandi proprietari perché hanno lasciato l’obolo a favore dell’Associazione, chissà di quanti soldi o milioni. Nella lettera che ho ricevuto da codesta Associazione mi aveva promesso con le chiacchere che entro due mesi avrei avuto il saldo di lire 200.000 ancora spettantemi. Quindi entro gennaio avrei dovuto avere i due assegni.

Conosco diverse persone proprietarie di immobili che hanno ricevuto i milioncini degli immobili, ma io no. Io sono povero. I giornali di un anno fa parlavano che entro poco tempo tutti gli esuli sarebbero stati saldati dai beni abbandonati. Tutto falso! E’ tutto falso e fino ad oggi ho speso più soldi per le raccomandate e per gli atti notori che quello che dovevo ricevere; fino ad oggi ho ricevuto forse 40.000 lire in tutto. Adesso dovrei aspettare ancora 20 anni per avere quei miserabili soldini? Ma bruciateli! Ho 78 anni e anche se non mi mandate i soldi entro pochi mesi, bruciateli a nome della Repubblica.»

La risposta.

«E’ la prima volta che ricevo una lettera come la Sua. Sono un francescano, profugo, lavoro gratuitamente da oltre 40 anni. Non ho mai chiesto nulla a nessuno. Ho promosso la legge che ha elevato i benefici ai profughi. Faccio parte della competente Commissione e sono intervenuto varie volte presso gli uffici competenti e presso il Ministero del Tesoro contro la lentezza della burocrazia pubblica. Purtroppo il Ministero oggi sta elaborando con molto ritardo gli ordinativi di pagamento delle delibere. La colpa è dello scarso personale che deve battere a macchina gli ordinativi di pagamento. La precedenza per la definizione delle pratiche è stabilita dalla legge 135 sulla base di un certificato medico. Qualcuno può avere ottenuto indebitamente prima per merito dell’intervento di altri, ma non mio. Non ho mai dato ai profughi né chiacchere false, né bugie. Ho ottenuto tanti benefici per i profughi. Le confesso che non è facile difendere i diritti dei profughi presso la Pubblica Amministrazione. Dare la precedenza ai ricchi nei confronti dei poveri è contrario alla mia condizione di francescano e di profugo.»

 

Lettera del 1999 a Graziella Fiorentin a commento del libro della nipote Franca “Ancore nel tempo”.

«Cara Graziella, grazie per la Sua del 12 febbraio e per le poesie di Sua nipote Franca. Pensavo che le parole di una professoressa di matematica fossero come i numeri: chiodi duri, arrugginiti, contorti sotto i colpi delle frazioni.

Io mi sono formato sulla poesia dei classici. Le parole di Franca svolazzano nella luce di una mistica sognante come uccelli fuggiti da una gabbia, senza punti e senza virgole. Le segui tra le nuvole evanescenti, le perdi, sogni e sorridi.

Io non ho una casa mia, una moglie, dei figli, ma come Franca leggo “nelle pieghe del vento” dei profughi e “nelle mani”, guardo nei loro “occhi” di padre, salgo “fino alla soffitta” dei loro pensieri. Cammino per le strade di Roma e vedo gli uomini che camminano stanchi con le scarpe appesantite di pezzi di terra, che agitano le mani come avidi artigli, che usano parole come involucri di portafogli, che vedono passare il vecchio frate, scuotono la testa come se il frate fosse una parola ermeneutica di Ungaretti.

Cara Graziella, io non sono “triste al pensiero della morte”. Nel cimitero di Neresine mi sono trovato come su una nave mitologica, un uccello che canta sul cipresso, una lucertola che sogna su una lapide calda. Spesso ho l’impressione che la fede nel mio Gesù di Nazareth mi abbia ubriacato. E’ bello, poetico, sognante sentirsi francescano.»

 

Lettera del 2000 a Sergio Borme.

«Caro Signor Borme, ho letto vari Suoi interventi riguardanti i nostri problemi su “Il Piccolo” compreso l’ultimo del 12 settembre 2000. La credevo parente del Prof. Antonio Borme di Rovigno. Vedo, però, che non è parente delle sue idee. […] La mia attività in materia segue due itinerari: restituzione dei beni, come sostiene Lei, e nuovo indennizzo dignitoso. Mi sembra che Lei sostenga soltanto la prima. Sarebbe la più giusta e l’ideale. Però dopo una lunga esperienza mi chiedo: quanti profughi desiderano ritornare per vivere nella cultura e nella civiltà croata e slovena? I loro figli e nipoti, come Lei, sono disposti a seguirli?

Come si fa a buttare fuori dalle nostre case le famiglie croate e slovene che si sono insediate con l’autorizzazione delle loro autorità? Quanti sono disposti a riprendersi la casa come casa di vacanze, restituendo l’indennizzo già ricevuto? Ho illustrato a migliaia di persone, compresi parenti e amici. Le risposte positive sono pochissime e riguardano principalmente i profughi della ex Zona B che vivono a Trieste. Politicamente la Sua soluzione è la più giusta. Però, dopo 55 anni potrebbe esporci a un fallimento. E’ un argomento da studiare. Caro Signor Borme, mi conforta la Sua passione e anche la Sua rabbia, che è anche quella di un vecchio frate.»

 

Da una lettera del 1998 ad Enrico Mentana, allora direttore del TG5.

«Tutte le Comunità dei profughi giuliani La ringraziano per il servizio sulle Foibe del 4 novembre 1998. Abbiamo molto apprezzato il Suo commento. […] La nostra cultura è sempre stata latino-veneta. Se il maresciallo Tito avesse instaurato un’amministrazione politica come l’imperatore Francesco Giuseppe, io sarei rimasto. Ma lui voleva fare di noi dei balcanici, comunisti, antitaliani. Ci ha minacciati con le deportazioni e con gli infoibamenti. La sua crudele pulizia etnica, quella che lacera ancora la ex Jugoslavia, ci ha cacciati. Non nutriamo né vendette, né rivendicazioni. Veniamo da un confine difficile e per questo siamo felici di sentirci italiani. Una volta in Convento parlava solo il Padre Guardiano. Ora, con la televisione, è entrato anche Lei. Che il Buon Dio Le suggerisca di dire sempre la verità.»

 

Da una lettera del 1997 a Elio Pasian del Circolo Giuliano di Buenos Aires e che lo aveva colà invitato.

«Caro Signor Pasian, il Suo invito mi lusinga. Ho l’impressione di conoscerVi perché seguo con interesse il Vostro notiziario e perché ho parecchia corrispondenza con l’Argentina.

Parlo lo spagnolo. Ho conosciuto personalmente la signora Evita Peron quando venne a Roma nel 1946. Con altre persone ho partecipato a un pranzo all’ambasciata argentina. Ho un ricordo personale. Mi disse: “Amo San Francesco e voglio regalare un panno di lana delle pecore argentine per un abito a ciascuno dei 26mila francescani”. E così fece. Io l’ho portato per alcuni anni.

Durante le ultime feste di Natale sono andato eccezionalmente in un cinema per vedere il film con Madonna (cantante che ha interpretato Evita Peron n.d.r.). Questa non mi interessava. Ma Evita sì.

Mi sono commosso. Io sono profugo. Ma Voi siete anche emigranti. Due qualifiche con significati sconvolgenti di dolore, di speranze, di lavoro, di ricordi. Qualche volta ho addirittura sognato di andare a vivere tra gli emigranti per predicare loro dei loro Santi patroni, della storia delle loro città e dei loro paesi, delle tradizioni e della cultura.»

 

Da una lettera del 1997 a Luigi Papo.

«Come dici tu, lo Scotti, comunista staliniano, nel 1946 era d’accordo con Togliatti, Stalin e Tito per la cessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia ed è trasmigrato nel 1947 a Fiume mentre 50 mila fiumani su 56 mila fuggivano in Italia. Quale storia può scrivere un simile individuo antitaliano, venduto al comunismo? Questo essere ignobile viene presentato come un autorevole rappresentante della minoranza italiana e della nostra cultura!»

Aggiungerà poi nel 2000 in una lettera a Marino Micich.

«Perplessa l’italianità di Martini, di Damiani, di Scotti, di Schiavato che arrivarono a Fiume quando i fiumani se ne andavano. E’ stato rischioso seguire Stalin e Tito per rifugiarsi dopo in una piccola Comunità Italiana. Io, da frate furbastro, ho preferito “trasferirmi” a Nazareth le cui parole non passeranno mai.»

 

Da una lettera del 1997 a Maria Lenzovich.

«Cara Signora, sto meditando sulla Sua del 12 settembre. Ricevo molte lettere fredde che chiedono indennizzi, che protestano, che mi addossano responsabilità che non ho. Per questo mi fa molto piacere ricevere una lettera che mi considera un amico, un sacerdote. Sono entrato nella tragedia, tra le sofferenze di molte famiglie. Mi rendo conto del tormento, dell’angoscia quando la vita felice di sposa e di madre si trasforma nelle veglie, nelle cure, negli interrogativi di infermiere. Ci vuole un amore eccezionale, forte. E’ quello che Le auguro di cuore. Oggi è la festa del mio San Francesco, maltrattato dal terremoto di Assisi. Diceva: “Amo il mio Gesù al punto che ogni pena è diletto”. L’amore che soffre, che sa piangere e lacrimare assume un carattere sacro.»

 

 

 

 

1. puntata: biografia sintetica http://www.anvgd.it/notizie/14901-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-1-12mar13.html

 

2. puntata: vita da cappellano militare http://www.anvgd.it/notizie/14913-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-2-14mar13.html

 

3. puntata: l’esperienza di cappellano militare in Corsica http://www.anvgd.it/notizie/14945-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-3-19mar13.html

 

4. puntata: i ricordi della sua Neresine http://www.anvgd.it/notizie/14961-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-4-22mar13.html

 

5. puntata: l’impegno nell’ANVGD http://www.anvgd.it/notizie/14987-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-5-26mar13.html

 

6. puntanta: le Foibe http://www.anvgd.it/notizie/15014-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-6-02apr13.html

 

7. puntana: l’Esodo giuliano-dalmata http://www.anvgd.it/notizie/15034-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-7-04apr13.html

 

8. puntata: Trattato di Osimo e rapporti con la ex Jugoslavia http://www.anvgd.it/notizie/15055-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-8-09apr13.html

 

9. puntata: l’assistenza agli Esuli http://www.anvgd.it/notizie/15080-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-9-11apr13.html

 

10. puntata: la cruda realtà della profuganza http://www.anvgd.it/notizie/15081-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-10-06mag13.html

 

11. puntata: le critiche http://www.anvgd.it/notizie/15100-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-11-08mag13.html

 

12. puntata: la riconoscenza degli Esuli http://www.anvgd.it/notizie/15128-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-12-10mag13.html

 

13. puntata: la prima edizione de “L’esodo dei 350mila…” http://www.anvgd.it/notizie/15138-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-13-13mag13.html

 

14. puntata: le interviste http://www.anvgd.it/notizie/15169-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-14-16mag13.html

 

15. puntata: l’ultima edizione de “L’Esodo dei 350mila…” http://www.anvgd.it/notizie/15193-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-15-20mag13.html

 

16. puntata: Difesa Adriatica http://www.anvgd.it/notizie/15213-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-16-22mag13.html

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