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20 feb – Per noi Esuli è sempre il 10 febbraio

La storia è fatta di date e di notizie, ma anche di testimonianze e di testimoni che possono parlare e  che devono essere  ascoltati. Quindi  chi meglio di un esule può parlare di esilio?  L'Esilio purtroppo è una realtà che ciclicamente si ripete troppo spesso nella storia dei popoli. La  Repubblica Italiana riconosce con la Legge 30 marzo 2004, n.92, il Giorno del Ricordo  "al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale" (art.1). Afferma inoltre (art.2)

"E' altresì favorita da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale,  storico letterario  e artistico  degli italiani.."

Noi  esuli  istriani fiumani e dalmati in 350 mila abbiamo abbandonato in quel periodo le nostre terre,  e sempre ricordiamo ciò che abbiamo dovuto subire  e vivere in quegli anni, perché ogni giorno la ferita è lì pronta a causare dolore. Perché chi parte per l'Esilio, parte contro la propria volontà, abbandonando tutto  compresa la speranza di ritornare e non basterà tutta la buona volontà e tutta la vita per dimenticare. Dall'esilio non si torna più a casa.

Così dopo il "Trattato di  Pace" del 10 febbraio 1947, l'Italia ha perso quelle terre  Italiane, ma ha perso anche  le sue bellezze e la forza della sua gente, che fiaccata dal dolore, dalla paura, dalle sofferenze a cui fu sottoposta dal regime di Tito, che voleva annullarne l'italianità  per poterle conquistare, si sparpagliò per il mondo esiliando in Italia ma anche in Australia, Canada. Stati Uniti, Francia, Inghilterra.

L'Esule quando parte porta con sé solo se stesso.

Non ci fu permesso  portare via nulla, ci fu strappato dalle mani anche il cibo che ci doveva servire lungo il viaggio; arrivati in Italia non ci fu permesso scendere dal treno per prendere un po' d'acqua. Quell'Italia distrutta dalla guerra  non ha saputo? Non ha potuto? Non ha voluto?…

Ma noi Esuli  abbiamo fatto di tutto per ritornare a vivere, ci siamo rimboccati le maniche, siamo ripartiti da zero, noi che non avevamo che noi stessi su cui poter contare. Oggi siamo qui tutti e siamo contenti e orgogliosi di poter dire ce la abbiamo fatta, mai ci siamo mai sporcati le mani per rubare,  mai ci siamo messi
agli angoli a chiedere l'elemosina e mai abbiamo ferito altri cuori con violenza.

Noi quindi ricordiamo affinché tutti possano partecipare al ricordo della nostra tragedia e soprattutto perché nessuno mai più debba provarla.

dott.ssa Marisa Antollovich
Esule da Parenzo

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