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19 set – Berlusconi-Pahor: nessuno ha parlato di Esuli

dall’inviato de Il Piccolo MAURO MANZIN

Nulla ancora di definitivo sul rigassificatore di Zaule. Non è bastata una colazione di lavoro a palazzo Chigi durata più di due ore tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il premier sloveno, Borut Pahor a sciogliere il nodo gordiano che sembra sempre più avvolgere il progetto presentato dalla spagnola Gas Natural è già approvato dall’esecutivo di Roma quale punto qualificante del piano energetico nazionale.

Già, perché, nonostante le belle dichiarazioni finali, le battute berlusconiane («con Pahor ci intendiamo perché parla bene l’italiano e poi ha fatto uno studio su Canale 5») e le calorose strette di mano il «no» di Lubiana al progetto permane ben saldo. Diplomatically correct Pahor esordisce con la non volontà della Slovenia di creare un caso di disaccordo con l’Italia, ma poi pone dei paletti ben precisi. «Noi – afferma il primo ministro sloveno – aspettiamo di avere dall’Italia la documentazione completa relativa al progetto, sia quella elaborata da Gas Natural, sia quella predisposta dall’esecutivo italiano». «Nel colloquio a quattr’occhi con Berlusconi – prosegue Pahor – abbiamo saputo che il governo italiano sta ancora lavorando alla documentazione. Berlusconi poi – precisa – ammette di non aver seguito approfonditamente la questione, ma che lo farà da ora in avanti». La Slovenia, sono sempre parole di Pahor, vuole un approfondita valutazione di impatto ambientale, sia per quanto riguarda il terminal di Zaule, sia per il gasdotto sottomarino che dovrebbe collegarlo all’area di Grado. E poi la doccia fredda: «Ho personalmente spiegato al presidente Berlusconi – precisa un serissimo Pahor – che se il tutto sarà valutato negativamente o insufficinte dalla Slovenia, Lubiana è pronta a rivolgersi alla Corte di giustizia europea». Ma il tutto sarà oggetto dell’incontro interministeriale previsto per i primi di ottobre a Lubiana.

Se alla posizione slovena, peraltro non discostatasi di un millimetro da quelle che furono le sue prime affermazioni ufficiali sul progetto di Zaule, pesa anche la minaccia del ricorso al Tar del Lazio contro il rigassificatore preannunciato dai Comuni di San Dorligo della Valle e di Muggia, nonchè le iniziative di protesta presentate nei giorni scorsi dalle associazioni ambientaliste triestine e regionali.

Nelle dichiarazioni rilasciate dai due primi ministri al termine dei colloqui non c’è stato alcun accenno preciso di Berlusconi al «nodo» rigassificatore. Il presidente del Consiglio si è limitato a parlare di «piccole problematiche che saranno risolte». Berlusconi ha invece voluto puntualizzare gli ottimi rapporti politici e diplomatici esistenti tra Roma e Lubiana che anche sui «banchi» europei si trovano sempre sulle medesime posizioni. Il presidente del Consiglio ha parlato anche dei rapporti economici che vedono l’Italia al secondo posto nell’interscambio con la Slovenia (superata solo dalla Germania) e, a questo proposito, ha preannunciato un Forum economico bilaterale per incrementare ancor più le sinergie commerciali e imprenditoriali italo-slovene che, a detta di Berlusconi, «hanno sofferto poco della crisi economica mondiale».

Terzo «piatto» nel menù diplomatico di palazzo Chigi anche il tema delle minoranze. Berlusconi le ha definite una realtà fondamentale per incrementare i buoni rapporti bilaterali, ricordando i 3mila italiani che vivono sul Litorale sloveno e i 30mila sloveni che vivono in Italia. A tale proposito Pahor ha chiesto rassicurazioni precise a Berlusconi perché nella prossima legge Finanziaria non ci siano tagli per la minoranza slovena in Italia. Incalzato sulla cifra del finanziamento il premier sloveno Pahor non ha risposto, ha comunque precisato che si tratta di un importo superiore a quello dello scorso anno.

Infine, il tema dei Balcani occidentali e dell’allargamento dell’Ue verso quella regione. «Ho ascoltato attentamente il punto di vista del premier sloveno – spiega Berlusconi – per la sua approfondita conoscenza della situazione». Insomma, l’Italia considera in questa fase fondamentale il know-how che la Slovenia può mettere sul piatto in campo europeo.

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