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18 ott – Mons. Polano e quel tricolore a Fiume

Mons. Luigi Polano è considerato il prete dell'esodo fiumano.

INacque nel 1904 a San Daniele del Friuli, in provincia di Udine. Ordinato sacerdote a Udine nel 1927, fu cappellano di Ampezzo, Colza e Maiaso (in Carnia) e cappellano e poi vicario di Blessano (UD). Lasciò la Diocesi di Udine nel 1935 e si incardinò in quella di Fiume, nel golfo del Quarnaro.

Negli ultimi anni del suo servizio sacerdotale fu premiato con la nomina a Monsignore. Ricoverato all’Ospedale Civile di Udine, morì il 6 gennaio 1955 .

Fu insegnante di religione all’Istituto Nautico di Fiume, cappellano e quindi parroco della Chiesa di S. Antonio a Borgomarina e quindi nella chiesa del SS. Redentore, anzi fu proprio Lui il promotore dell’erezione di questo ultimo tempio. Nel triste periodo successivo all’8 settembre 1943 aveva compreso la situazione e cercato d’agire in conseguenza per salvare il salvabile. Creò con pochi animosi la F.A.I. (Federazione Autonoma Italiana). Per merito di don Polano, la F.A.I. fiumana fu in contatto con i movimenti partigiani anticomunisti di Trieste e del Friuli. Purtroppo l’opera di don Polano fu frustrata dall’avversità degli eventi ed anche dalla miopia politica di chi lo circondava.

Fu Lui ad organizzare la presa di possesso degli edifici pubblici, dei magazzini ed altre opere di pubblica utilità da parte di forze regolari italiane la notte dell’evacuazione della Città da parte dei Tedeschi e fu Lui a fare innalzare sul Municipio di Fiume, in quelle tragiche ore, il tricolore d’Italia.

Nel tragico periodo seguito all’occupazione, dopo essere sfuggito alla cattura da parte dei titini, che l’avevano condannato a morte, riuscì a riparare a Trieste presso la sorella. Anche nella città giuliana i titini tentarono due volte di catturarlo. Rifugiatosi da ultimo nella natia San Daniele, fu insegnante di religione in quelle scuole professionali e quindi cappellano sui transatlantici che trasportavano gli emigranti italiani nelle due Americhe.

Negli ultimi anni del suo servizio sacerdotale fu premiato con la nomina a Monsignore. Ricoverato all’Ospedale Civile di Udine, morì il 6 gennaio 1955.

A cura di Elio Varutti.

 

Don Luigi Polano così descriveva il clima che regnava in città [ai primi di maggio 1945]:
«L’incarceramento di persone da essi giudicate fasciste o collaborazioniste (ma soprattutto anticroate) salgono oramai ad oltre 3.000. Le prigioni sono piene, ed ogni tanto un certo numero di persone viene prelevato da esse per ignota destinazione. Lo stato d’animo della popolazione, già prima tanto provato, è giunto ad un grado di nevrastenia tale, da rasentare l’impotente pazzia collettiva. Unica speranza è un cambiamento rapido della situazione o alla partenza della città: unico grido sussurrato è: “Via, via via”. Non so, ma immagino, quale impressione e quali effetti abbia portato sulla cittadinanza la notizia della soluzione della questione giuliana, che per ora almeno esclude Fiume dal beneficio portato alle città consorelle».

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