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16mag12 – Toth al ”CorSera”: per la Dalmazia usiamo i toponimi italiani

Il Vicepresidente della FederEsuli e Presidente onorario Anvgd , Lucio Toth, ha inviato al direttore di “Sette”, il supplemento illustrato del Corriere della Sera, Pier Luigi Vercesi, la lettera che pubblichiamo di seguito, riguardo al servizio dedicato alla Dalmazia apparso sul periodico il 3 maggio scorso, dal titolo Arcipelaghi e spiagge all’ombra della Serenissima.

 

Gentile Direttore,

            se da un lato debbo elogiare il bell’articolo di Stefano Landi su “Sette” di due settimane fa dove, a cominciare dal titolo, rende omaggio alle bellezze naturali e artistiche della mia Dalmazia, dove sono nato e cresciuto (qualche decennio fa…), e dell’Istria – terre che ho ripreso a frequentare con trepidazione di esule ed entusiasmo di nativo – e al loro legame con la Serenissima, dall’altro mi spiace che una firma nota del giornalismo italiano si sia affidata a guide croate recenti nel nominare città e località che hanno da secoli, nelle carte geografiche, nei libri di storia, nelle guide turistiche, anche bei nomi italiani di radice neolatina e veneta.

 

Così Hvar era nota, fino a un secolo fa, solo come Lèsina, Korcula come Curzola, Brac come Brazza, Kotor come Cattaro.

 

Perché rinunciare allora ai bei nomi italiani di quei luoghi, che tutte le enciclopedie conoscono e non sono incisi soltanto nei cuori dei dalmati e degli istriani di lingua italiana, che magari ancora ci vivono? Nomi che sono tanto più facili da pronunciare per labbra italiane anziché storpiare, per ignoranza dell’ortografia illirica, i rispettivi nomi croati?  

 

Cosa dire di Dubrovnik per Ragusa, l’antica repubblica che «Repubblica di Ragusa» si faceva appunto chiamare e i cui atti pubblici erano scritti soltanto in italiano?

 

È giusto dare al lettore e al viaggiatore di oggi anche gli attuali nomi croati di quei luoghi – per non procurargli danno facendogli magari sbagliare strada o traghetto –  ma accanto andrebbe sempre riportato il nome che quel luogo ha nella nostra lingua, che merita di essere difesa parlando tra noi e con gli altri.

 

Soprattutto oggi, che la comunicazione telematica estende la conoscenza a centinaia di milioni di persone. Approfittiamone, per affermare la nostra identità e la nostra tradizione culturale, che in Istria e in Dalmazia ha lasciato tanti segni del suo lungo radicamento.

 

                           Lucio Toth

Vicepresidente Federazione delle Associazioni

degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati

 

 

 

Un bel Leone marciano su un palazzo di Lesina

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