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16 set – Giovanardi: un giorno, quando la toponomastica italiana tornerà a Zara

Riportiamo la lettera del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, indirizzata al giornalista Gian Antonio Stella e da cui è scaturito l'articolo dello stesso Stella sul Corriere della Sera, che potete leggere in altra news del nostro sito.

 

All’inizio di agosto ragionavo in Val Badia, ospite della Festa della sezione Ladina della Wolkspartai, con il grande capo della sua gente Luis Durwalder, della delicata questione della toponomastica, su cui è aperto uno spinosissimo contenzioso con il Governo italiano.

In sostanza Durwalder, presidente della Giunta provinciale di Bolzano, vuole restringere il bilinguismo nell’area tedesca dell’AltoAdige-Sud-Tirol, nei cartelli e nelle carte toponomastiche, in modo tale che alla denominazione tedesca della località si aggiunga quella italiana di via, sentiero, malga, torrente ecc. con in più il nome proprio quando non è stato semplicemente tradotto il toponimo tedesco dopo la conquista italiana del 1918.

Per capirci la minoranza tedesca accetta per esempio che a Innichen strasse venga aggiunta via San Candido ma non che Durwalder strasse venga trasformata in via Bosco di Durw, con la storpiatura del nome proprio.

Alla fine di agosto in un incontro a Zara presso la comunità degli italiani, non potevo non pensare a quale strana Europa stiamo costruendo: in Italia riusciamo a fatica a difendere nomi italiani che comunque esistono minimo da 90 anni (il contenzioso con Durwalder è nato dal fatto che il Club Alpino di lingua tedesca ha installato migliaia di cartelli in sola lingua tedesca), mentre in una città veneto-dalmata per secoli e sino al 1945 popolata quasi totalmente da Italiani, è stata cancellata ogni traccia della nostra lingua.

Come più volte hai scritto, infatti, nella Dalmazia ex Jugoslavia prima e in quella Croata oggi è accaduto esattamente il contrario di quanto l’Italia democratica operò nel 1945, una volta sconfitto il nazi-fascismo: da noi il pieno riconoscimento delle minoranze linguistiche, di là l’annientamento di quella italiana.

Nel momento in cui la Croazia sta per entrare nell’Europa unita, mi sembra molto debole l’argomento che gli italiani oggi a Zara non ci sono più, non più di 500 sono infatti iscritti alla nostra comunità, omettendo però che sono stati costretti a fuggire dopo 54 terribili bombardamenti, l’occupazione tedesca e la tragica repressione del comunismo titino.

In realtà decine di migliaia di zaratini e dalmati di origine italiana vivono oggi in Italia e nel mondo, con nella mente e nel cuore il ricordo e la nostalgia della loro piccola patria perduta, in cui affondano le radici  da generazioni  e dove sono sepolti i loro cari.

E centinaia di milioni di Europei, di cui i croati saranno tra poco parte, hanno il diritto a non vedere storia e cultura tedesca cancellate a Bolzano, quella slovena a Trieste e quella italiana a Zara.

Sarà un bel giorno quello nel quale nel centro storico di Zara per esempio, si possa di nuovo leggere dopo il nome croato di Ulica Frederica Grisogona, Ulica Iurja Barakovica, Ulica Knezova Subic Bribirskic e Siroka Ulica, come vennero ribattezzate nel 1945 dai croati che ripopolarono la città, gli antichi nomi italiani, di certo non compromessi con il fascismo, che erano rispettivamente Calle del Paradiso, Calle del Conte, Via dei Tintori e Calle Larga.

Ricordando proprio ai popoli della ex Jugoslavia che uno dei più gravi addebiti da loro mossi al fascismo è stato quello di aver voluto italianizzare a forza i loro nomi, cancellando quello che di più prezioso una persona possiede, e cioè la propria identità.

Sen. Carlo Giovanardi
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

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