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16 ott – Usmiani su Pasquinelli: gli americani non fecero nulla per fermarla

Fu un ufficiale di collegamento tra lo Stato maggiore dell’esercito italiano e i servizi segreti alleati, Antonio Usmiani, a dare per primo agli alleati, nell’autunno del 1946, la notizia che Maria Pasquinelli si preparava a uccidere De Winton. Usmiani avvisò lo Special counter intelligence (Sci), e quando venne a sapere che De Winton era stato effettivamente ucciso, andò su tutte le furie protestando con il capo dello Sci, James Angleton. Il quale gli rispose asciutto: «Toni, ci sono cose che nemmeno tu puoi capire».

A raccontare la storia è il figlio di Antonio Usmiani, Umberto, 59 anni, che ha avuto modo di parlare molte volte con suo padre di questa vicenda. «Mio padre – racconta Umberto Usmiani – era originario di Pola, maggiore degli alpini, e durante la Resistenza aveva avuto un ruolo fondamentale nel creare la rete di spionaggio degli alleati nel Nord Italia; per questo quando nel 1945 fu arrestato dai tedeschi venne condannato a morte; in seguito, quando il generale delle SS Karl Wolff, comandante delle truppe tedesche in Italia iniziò a condurre trattative segrete con gli Alleati per la resa delle truppe tedesche in Italia (Operazione Sunrise), gli americani chiesero come prova di "buona volontà" la liberazione di mio padre assieme a Ferruccio Parri».

Dopo la guerra Antonio Usmiani continuò a lavorare come ufficiale di collegamento dei servizi. Nel ’46, racconta ancora Umberto, «una sua ex compagna di liceo, anche lei di Pola, lo chiamò per raccontargli che una sua amica, una certa Maria Pasquinelli, si allenava in un cortile con una pistola perché voleva uccidere un alto ufficiale alleato; mio padre informò subito lo Sci, dopodiché si dimenticò dell’episodio finché non seppe della morte di De Witnon».

«Mio padre – ricorda ancora Umberto Usmiani – era convinto che la Pasquinelli fosse coinvolta, forse anche a sua insaputa, in un movimento destinato a far insorgere gli italiani d’Istria contro l’occupazione titina, o che almeno così le era stato fatto credere, tanto che quando la donna uccise il generale lui stesso pensò che quel gesto fosse il segnale dell’insurrezione».

Pietro Spirito su Il Piccolo del 16 ottobre 2009

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