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15 dic – ANVGD Varese: l’intervento di Comparin al pranzo natalizio

Massimiliano Comparin, autore del giallo "I cento veli" che come sfondo ha la tragedia delle foibe, ha partecipato domenica 12 dicembre al pranzo natalizio organizzato dal Comitato ANVGD di Varese. Questo quanto ne scrive.

 

Le figlie di un mio caro amico istriano, Debora e Aurora, hanno una storia molto particolare, credo unica al mondo o quasi. La riassumo in due righe. Pur risiedendo la loro famiglia da generazioni sempre nello stesso luogo, hanno avuto: un trisnonno che ha combattuto per l’impero austro-ungarico, un bisnonno che ha combattuto per l’Italia, un nonno che ha combattuto per la Jugoslavia, un padre che ha combattuto per la Croazia. Per ora. Quel posto, l’Istria, è stato ed è una cerniera tra: due mondi e due ceppi linguistici, quello latino e quello slavo. Due fronti, quello occidentale e quello orientale. Due ideologie, quella capitalista e quella comunista. Due diverse visioni dell’Europa contemporanea, quella ristretta e quella allargata. Basterebbe questo per capire quanto sia forte il richiamo letterario e narrativo di quella terra di mezzo…

Di seguito lascio quello che, in parte, è stato il mio intervento del 7 dicembre, in occasione della presentazione a teatro del nucleo storico del romanzo, ovvero gli eventi seguiti all’8 settembre ’43 in Istria. Intervento che, sempre in parte, si è ripetuto il giorno 12 a villa Recalcati, sede della Provincia di Varese, durante il pranzo organizzato dall’A.N.V.G.D. in occasione delle festività natalizie.

"Ho deciso di trattare un tema che affonda le sue radici nella Storia (questa vostra Storia) perché è dal passato che apprendiamo le chiavi di lettura del presente e le chiavi di scrittura del futuro. Se il presente possiamo soltanto leggerlo, perché scritto da altri, il futuro lo scriveremo noi. Per non commettere sempre gli stessi errori è opportuno conoscere e interpretare il passato.

William Vollman, un grandissimo intellettuale americano, nel suo “Come un’onda che sale e che scende” scrisse: Se non riusciamo a collocarci all’interno della storia, se non riusciamo a confrontarci a livello morale con i nostri pari ormai defunti, a cosa serve la storia?

Aldous L. Huxley (e Isaac Newton prima di lui) disse: L’esperienza non è ciò che ti succede, ma ciò che te ne fai di ciò che ti succede. A tutti noi accadono delle cose nella vita, ma se non impariamo la lezione morale dietro le cose che ci accadono, queste saranno accadute inutilmente. Senza memoria non possiamo sapere chi siamo e dove stiamo andando.

La vostra storia, la vostra tragedia, non è soltanto vostra. È di tutti noi. Appartiene a tutte le generazioni e non è confinata in quella regione che non è più Italia. E la lezione morale dietro la vostra storia riguarda tutti, non solo noi italiani ma tutti i popoli. In altre parti del mondo quello che è accaduto a voi in passato, oggi, ora, sta accadendo di nuovo. La vostra storia è una chiave di scrittura del nostro futuro.

Come farla conoscere e come imparare da essa?

Va scritta. E va raccontata. Le storie possono scriverle i giornalisti che ne fanno cronaca, gli storici che ne fanno storiografia, gli scrittori che ne fanno letteratura. Io credo che le storie diventino mito quando le raccontano gli scrittori. Se chiedo al dramma della Shoah, l’olocausto degli ebrei, di entrarmi nel profondo devo leggere Anna Frank e Primo Levi. Non c’è documento storiografico che valga più di queste letture. Se voglio comprenderne il contesto leggo “Il giardino del Finzi Contini”. Se voglio veramente imparare qualcosa, senza pregiudizi e ideologismi, sul ventennio fascista leggo lo splendido Canale Mussolini di Pennacchi. Perché la letteratura coinvolge sia la testa sia il cuore in quanto, nel fondo, si tratta sempre di storie di uomini. La cronaca e la storiografia coinvolgono la testa nel loro racconto, quasi mai il cuore. E cambiano versioni, col passare del tempo. Si “revisionano” proprio come le automobili. La letteratura no. Non si revisiona. Si cristallizza. E questo permette alle vicende raccontate di diventare eterne. L’Iliade viene letta e studiata da qualche migliaio di anni. Ha reso immortali le vicende di Achille, Patroclo, Agamennone, Menelao, Elena, Paride, Priamo, Ettore, Odisseo, Briseide, Criseide, Aiace. Senza Omero queste vicende sarebbero ora polvere e cenere come polvere e cenere sono le ossa di chi le ha vissute.

Quando ho deciso di raccontare questa storia mi sono detto: fai molta attenzione. Sii rigoroso. Studia bene le fonti. Riporta con esattezza e precisione le testimonianze. Non farne assolutamente agiografia. Questa gente ha vissuto una prima tragedia ovvero le foibe, l’esodo e, forse ancora peggio, l’accoglienza riservata loro una volta rientrati in patria. Ma ha vissuto anche una seconda tragedia: il silenzio. E poi la manipolazione da parte di chi, non trovando eroi per la propria parte, li ha cercati fra loro.

Studiando, ho capito anche un’altra cosa. Qual è la differenza tra un giornalista e uno scrittore. Il giornalista sta con chi vince, lo scrittore sta con chi perde. Siccome devo sempre documentare ciò che dico (e bisogna apprendere lezioni morali dalla storia), a dimostrazione riporto i titoli di prima pagina di un giornale francese, il Moniteur, in merito alla fuga di Napoleone dall’Elba. Siamo nel marzo 1815 e Bonaparte sta risalendo la Francia per riconquistarsi il trono, per viversi gli ultimi cento giorni da sovrano. Il Moniteur segue, passo passo, il suo avvicinamento a Parigi. Fate attenzione alle date. 9 marzo: Il mostro è fuggito dal luogo dell’esilio. 10 marzo: L’orco di Corsica è sbarcato a Cap Juan. 11 marzo: La tigre si è mostrata a Gap. Le truppe stanno avanzando da tutte le parti per arrestare il suo cammino. Egli terminerà la sua miserevole avventura tra le montagne. 12 marzo: Il mostro è realmente avanzato fino a Grenoble. 13 marzo: Il tiranno è ora a Lione. Il terrore sconvolge tutti alla sua comparsa. 18 marzo: L’usurpatore ha osato avvicinarsi fino a sessanta ore dalla capitale. 19 marzo: Bonaparte avanza a tappe forzate, ma è impossibile che raggiunga Parigi. 20 marzo: Napoleone arriverà domani sotto le mura di Parigi. 21 marzo: L’imperatore Napoleone è a Fontainebleau. 22 marzo: Ieri sera Sua Maestà l’Imperatore ha fatto il suo ingresso pubblico ed è arrivato alle Tuileries. Niente può superare questa gioia universale."

Massimiliano Comparin

(fonte essereincomunicazione.it)

 

 

 

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