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13 luglio: conoscere Trieste (Rinascita 30 giu)

di Gianna Duda Marinelli

La brillante iniziativa di un concerto inneggiante alla pace e alla pacificazione induce alla riflessione, si tratta di parole che non fanno parte dell’effimero e frivolo mondo mediatico.

Il prossimo 13 luglio Trieste salirà alla ribalta, strana circostanza per una città solitamente dimenticata dai telegiornali, persino dalla meteorologia, dove la vita sembra trascorrere in modo normale anche se chiusa da un’immaginaria invalicabile barriera alzata dopo Venezia.

Le numerose rettifiche dei confini che ufficialmente non potevano subire modifiche, regola stabilita in sfavore della Repubblica Italiana, in sintesi “chi tocca muore”, hanno tagliato a fettine le acque del Golfo Tergestino. Ora le due Repubbliche indipendenti di Slovenia e di Croazia nate dallo sfaldamento della Jugoslavia del dopo Tito si contrappongono per alcuni scampoli di mare mentre Trieste, dalla quale il golfo prende il nome, guarda relegata nel suo cul de sac o Sacheta.

Si tratta di stabilire quale pace s’ha da fare. La volontà di pace necessita una guerra, magari una scaramuccia tipo quella con Muggia, come si sa, finita secoli addietro a tarallucci e vino. Il grande incontro allude forse a qualche colpa dei Triestini? Credono, ma questa volta sbagliano, che i “Meloni” o i “Viva là e po’ bon”, possano digerire con facilità, in ordine di tempo, questo piatto pieno di amare provocazioni? Si sa, si tratta di gente arroccata nel proprio porto, solitamente pacifica e socievole, terminal naturale delle merci provenienti dall’Europa centrale. La graffiante ironia fiorentina e provinciale del Gianni Schicchi, mi fa ricordare che qua si respira un’atmosfera simile e salvo le solite battute, sulla gente antica e nova, tra l’una e l’altra non si è mai fatta differenza. Il Triestino non ama le tensioni, salvo che in questa città siano osservate le sue elementari regole consuetudinarie.

Dall’immediato dopoguerra sino al 1954 a Trieste sono transitati la maggioranza de gli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, si dice che 70.000 dopo essersi fermati vi abbiano messo le radici, altri, sono stati dirottati verso altre città mentre molti, secondo gli accordi internazionali sull’emigrazione (i nostri non volevano emigrare ma restare nelle nostre cittadine) sono stati fatti partire per gli Usa, il Canada o l’Australia.

Nella regione orientale dell’Adriatico era stato progettato ed attuato un radicale mutamento etnico ed i protagonisti di questa tragedia attendono dai ben noti “Ideatori” le scuse e soprattutto la riparazione del danno subito.

Riassumendo, giunti nel 2010, non è errato affermare che Trieste con i suoi cittadini sono stati usati ed abusati.

Ora si pretende che in Piazza dell’Unità d’Italia con l’intermediazione di un concerto si realizzi una pacificazione con le due Repubbliche confinanti eredi di quella Federativa di Jugoslavia cui è stato permesso di cacciare la popolazione autoctona della regione orientale d’Italia.

Proprio a Trieste, città mercantile, laboriosa ed orgogliosa, ridotta ad essere l’appendice d’Italia, prigioniera nel budello che la racchiude, si chiede l’assurdo. La pace con le due Repubbliche indipendenti nate da neppure 20 anni dalla dissoluzione della Jugoslavia comunista. Per rendersi conto con chi dovremmo rappacificarci è necessario addentrarsi nel labirinto della fluttuante realtà balcanica. L’instabilità è dimostrata dal succedersi di cambiamenti degli Stati e dei confini. Nel 1/12/1918 nasceva lo Stato dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, nel 3/10/1929 il Regno di Jugoslavia. Questa firmava a Vienna il Patto Tripartito il 25/3/1941 dopo la Romania e l’Ungheria, ma trascorsi due giorni, il 27/03/1941, mutava l’alleanza ed il re chiedeva asilo a Londra. Il 10/4/1941 nasceva lo Stato Indipendente di Croazia (Nezavisna Drzava Hrvaska) comprendente le parti già appartenute al Regno di Jugoslavia. Il 13 luglio 1943 veniva proclamata la Repubblica Democratica di Croazia guidata dal poglavnik (capointes
ta) Ante Pavelić. Nel maggio 1945 nasceva la Repubblica Socialista di Croazia che il 02/12/1945 entrava a far parte della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia.

La Carniola, regione dell’Impero Asburgico, da Piccola Carnia diveniva la Slovenia che durante la II Guerra Mondiale, veniva divisa, la parte settentrionale veniva annessa al Terzo Reich mentre l’amministrazione della parte meridionale con Lubiana veniva assegnata al Regno d’Italia.

In breve, dal tramonto dell’Impero Turco, dal crollo di quello Austriaco e dopo la fine della II Guerra Mondiale, i territori della penisola Balcanica dell’ex Regno di Jugoslavia, venivano riuniti ed ampliati a scapito degli Stati confinanti e con la nascita della Federativa di Jugoslavia guidata dal Maresciallo Josip Broz Tito amministrati stabilmente dal 1945. Nel 1992 avveniva quella che indicata come la II dissoluzione della RSFJ, aveva permesso la nascita delle Repubbliche autonome.

Il nostro presidente Giorgio Napolitano il 13 luglio dovrebbe assistere al concerto che Riccardo Muti dirigerà a Trieste, al suo fianco dovrebbero stare Danilo Türk (n. Maribor 19/02/1952) presidente della Slovenia e Ivo Josipović (n. Zagabria 28/04/1957) presidente della Croazia.

La musica unisce ed è l’elemento cui Riccardo Muti si rivolge come l’unica che, come afferma, permette di “avere un rapporto diretto con le masse”. Un sintetico profilo dei presidenti delle due Repubbliche aiuterà a comprendere i motivi che hanno indotto i nostri rappresentanti ad organizzare a Trieste un incontro musicale internazionale.

Ed è la musica che il presidente Croato ed il Maestro hanno in comune.

Sino dal 1980 I. Josipović è stato membro attivo del Partito comunista croato SKH. Nel 1994 ha concorso ad elaborare il primo Statuto del SDP Nuova Giustizia. Su invito di Ivica Racan dal 2003 entra nel Sabor (Parlamento) di Zagabria nella cornice social – giuridica. E’ un politico di centrosinistra paragonabile ad un socialdemocratico che sembra aver rimosso il comunismo cui aveva aderito. E’ un intellettuale mite che accanto all’insegnamento di materie giuridiche all’Università di Zagabria unisce l’attività politica. Nel 1994 ha frequentato un Master intitolato “Il diritto all’arresto e alla carcerazione nel diritto penale”, come esperto giurista è presente al Consiglio d’Europa. E’ stato criticato dalla stampa e dai politici per la sua visita in Bosnia ed Erzegovina dove ha presentato le scuse dei croati ai serbi ed ai bosniaci di quelle Repubbliche in cui convivono etnie e religioni diverse (cattolici, ortodossi e mussulmani).

In una Croazia dove ad ogni piè sospinto si contrappongono ancora delle definizioni obsolete come “antifascisti e fascisti”, che strada facendo hanno perso il loro significato originario. Per soddisfare un’opposizione del tutto particolare, il Presidente ha cercato riparare. I. Josipović accompagnato ad una quindicina di fedeli, per accontentare le due fazioni più turbolente, ambedue appartenenti al nazionalismo estremo, si è recato frettolosamente a Bleiburg ed a Tezno. Sono delle località della Repubblica di Slovenia, in cui nel maggio del 1945 erano stati trucidati 30.000 Ustascia (nazisti croati di A. Pavelić).

L’anello unisce R. Muti a I. Josipović infatti il presidente croato, oltre ad essere un giurista è un apprezzato e premiato compositore, a lui si devono 50 opere classiche eseguite in Croazia ed all’estero. Tra le sue composizioni più note sono, “Il gioco delle perle di vetro”, “Tuba ludens”, Samba da camera”, “I mille lotos”.

Nell’ambito delle commemorazioni del direttore d’orchestra Carlos Klieber (Berlino 3/7/1930 – Konjisica 13/7/2004), R. Muti, ambasciatore di Pace, ha organizzato e diretto una serie di concerti. Muti grande amico ed ammiratore di C. Klieber è stato da lui definito “il più grande direttore d’orchestra del Novecento” e “l’ultimo degli immortali” ed ha aggiunto, “Regalo la mia musica all’amico Carlos” che tra qualche giorno avrebbe compiuto 80 anni. Il Maestro Berlinese era sposato con la ballerina slovena Brezovar. Il concerto è stato eseguito riproposto il 22 giugno ad Atene ed il 23 in Islanda. diretto a Lubiana un concerto in memoria di che C. Kleiber definito

La serie di concerti hanno avuto inizio il 20 giugno a Vienna ed eseguiti dalla Wiener Philharmoniker R. Muti, l’esecuzione di un pezzo di Cajkovski ha avuto un successo strepitoso.

La stessa orchestra ed il medesimo programma sono stati riproposti il 21 giugno a Lubiana per ricordare l’amatissima moglie di Kleiber, la ballerina classica Stanislava (Stanka) Brezovar deceduta sette mesi prima del Maestro. Era nata a “Vaska situla” o Litus nella valle della Sava nella frazione di Zagorje sulla Sava in un territorio che era appartenuto alla Bassa Stiria ed alla Bassa Carniola.

L’amore per la musica di I. Josipović e D. Türk Presidente della Repubblica di Slovenia dove riposano i coniugi Kleiber attraggono inesorabilmente R. Muti.

Il profilo del Presidente è molto diverso del suo corrispettivo croato. Danilo Türk, insegna Diritto Internazionale all’Università di Lubiana, militante nel partito comunista ha studiato legge a Belgrado. Nel 1975 ha effettuato uno studio dal titolo “ Basi percentuali per l’applicazione dei diritti delle minoranze slovene e croate in Austria – l’autorità di riferimento sono le Nazioni Unite” e nel 1978 “Tutela delle Minoranze e diritto internazionale dell’Alleanza socialista del popolo lavoratore in Slovenia

La musica, elemento d’unione universale per le masse e per gli spiriti eletti non è il toccasana per dissolvere gli scheletri riposti 65 anni fa negli armadi della Slovenia e della Croazia.

A questo punto va consigliata la lettura di uno lo scabroso volume sloveno “Tudi mi smo umrli za Domovino” pubblicato a Lubiana nel 2000, tradotto successivamente con il titolo “Anche noi siamo morti per la Patria”. Il vol. di 792 pagine, tradotto da Guido Deconi è stato presentato il 17/1/2005 nella sede della “Lega Nazionale di Trieste”, alla presenza degli autori (F. Perme, A. Zitnik, F. Nucic, J. Crnej, Z. Zavadlav). Il contenuto di ogni singolo capitolo fa inorridire per la sistematica ferocia applicata in Slovenia dai comunisti tra il 1941 – 1948 – 1952. Alla presentazione, hanno partecipato oltre ad alcuni rappresentanti della stampa Slovena ed ai Triestini, erano presenti numerosi Esuli Istriani-Fiumani e Dalmati. Il luogo ed il soggetto trattato, hanno dimostrato ancora una volta la disponibilità e la certezza che non esistono attriti tra Italiani, Sloveni, Croati o chicchessia, ma esiste sì nei confronti del comunismo internazionale di Stalin prima e nazionale di Tito dopo la sua epurazione dal Cominform.

In sintesi, Trieste con gli Istriani-Fiumani e Dalmati, ormai di fatto cittadini di questa città, non hanno bisogno di una riconciliazione a suon di musica, “hanno già dato”. Non ci si può riconciliare con chi non siamo mai stati in guerra, noi siamo cultori della “pace” perché apprezziamo il suo grande valore.

E’ difficile comprendere Trieste? Sì, solo per chi non è capace di amarla, per essi rimarrà sempre una bella sconosciuta. In conclusione mi sovvengono alcuni versi adolescenziali del poeta Triestino Riccardo Pitteri, Rintanada in un buso no più grando de un orto / tuta quanta fracada tra el so’ San Giusto e el Porto/ la se ga slongà de sora, la se ga slargà de soto/ tirando le gambe al mar e i brazi al monte/ ma sola, sempre sola senza che la iutassi un can/ la se ga fato esempio al Popolo Italian.

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