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13 lug – La poesia della Punter ”crea” strategie

Ernesto Irmici ha conosciuto Maria Punter a Roma, qaund’era un bambino, perché abitavano all’EUR nella stessa via e lei era un’amica di famiglia. Gli raccontò di essere nata a Trieste nel 1903 da genitori di Pirano, località dove tornava ogni estate per trascorrere le vacanze nella casa di famiglia ed interiorizzare sensazioni ed emozioni, pennellate di vita e suggestioni forti che non poteva non affidare al potere evocativo della poesia.  Aveva frequentato le scuole a Trieste e dopo la laurea aveva insegnato. A Roma s’era trasferita negli anni Cinquanta e lì aveva vissuto a contatto con le genti del Quartiere giuliano-dalmato. Maria Punter è mancata dieci anni fa ma Ernesto, diventato anche editore, ha voluto renderle omaggio ristampando in una versione rivista e corretta la sua raccolta di poesie già edita negli anni settanta. Solo per affetto verso Maria?

Forse, all’inizio ma poi…”. Irmici ne ragiona in una serata triestina al Museo Sartorio dialogando con Sergio Dolce, piranese che ha accettato di partecipare all’incontro per leggere i versi della Punter, con gli accenti giusti, ma anche per riflettere sul dialetto e il suo potere evocativo e contribuire con ricordi ed aneddoti. A stimolare i due interlocutori la giornalista Rosanna Turcinovich Giuricin.

Perché il dialetto? La risposta alla prima domanda è semplice anche se complessa. Per superare l’omologazione, perché nel dialetto si sublima un’appartenenza a tutto tondo che se una volta era funzionale al campanilismo, inevitabile, delle genti istriane, oggi è un tratto distintivo, la conferma dell’appartenenza ad un determinato ambiente, una sorta di carta d’identità dell’anima. Il tutto reso complesso dall’inevitabile evoluzione del dialetto stesso e dalle contaminazioni e dalla difficoltà, per chi non vive nei luoghi d’origine delle famiglie, di praticarlo e quindi conoscerlo a fondo. Eppure, i versi di Maria parlano a tutti. Le pennellate di vita che disegna con i suoi versi arrivano a stimolare la fantasia di chiunque ed a condurlo per mano a conoscere luoghi e personaggi, situazioni ed emozioni di una vita passata ma ancora verificabile.

La sorpresa più grande – afferma Irmici – l’ho avuta chiamando la Comunità degli Italiani di Pirano per proporre la presentazione del libro. Per prima cosa mi ha colpito che mi rispondessero nello stesso dialetto che ricordavo nella voce di Maria Punter e, secondo, che mi dicessero soavemente che l’autrice Punter la conoscevano benissimo siccome le sue poesie si leggono a scuola”.

A confermare che ci sono dei legami che nessuna vicenda storica del confine orientale, anche se dolorosa, è riuscita a stroncare e che la poesia (se presentata nel giusto modo) si conferma quale modo diretto, divertente, coinvolgente di conoscere il passato per i giovani di queste terre e per quelli che intendono studiarne vicissitudini e realtà di ieri e del presente.

Sergio Dolce, per le letture, ha scelto poesie che parlano della Pirano tra le due guerre, che giocano sull’onomatopeia di termini ormai in disuso ma che nella musicalità dei suoni diventano gioco per chi le ascolta e per il naturalista che è in lui – Sergio Dolce è stato fino a qualche giorno fa direttore dei Musei di storia naturale e del Mare di Trieste – chiaro riferimento a flora e fauna tipica del territorio resa con nomi di grande effetto.

Nella prefazione al libro il prof. Elvio Guagnini, infatti, sottolinea la formazione glottologica dell'autrice e di conseguenza l’amore per la ricerca che la portò a collaborare a Padova con l'insigne linguista Giacomo Devoto in uno studio sul dialetto piranese.

La descrizione della vita semplice in dialetto – avverte Guagnini – non significa affatto una struttura testuale elementare e banale; anzi, i testi della raccolta sono la commistione di più strati culturali e letterari, anche molto distanti tra loro”.

Per tutte queste ragioni – ecco la proposta scaturita a fine serata – sarebbe bene portare la “nostra” poesia nelle scuole per far arrivare, con le necessarie nozioni storiche sulla vicenda dell’Adriatico orientale, anche il “fiato” delle genti attraverso il genio dei poeti.

Una serata da ripetere – ha affermato il Console d’Italia a Fiume, Fulvio Rustico, intervenuto alla manifestazione – in Italia, Slovenia e Croazia, nelle nostre Comunità dove il dialetto è vivo, palpabile e permea la vita delle stesse, nelle scuole, laddove conoscono questa realtà e laddove ha bisogno di essere introdotto e spiegata". Un messaggio che il sindaco Roberto Dipiazza ha voluto collegare all’evento di domani, a quell’incontro dei Tre Presidenti che segna una svolta. “L’Italiano, lo sloveno e il Croato, guarderanno al futuro con fiducia, senza dimenticare il passato”.

Auspicio confermato anche da Renzo Codarin, Presidente di FederEsuli che ha annunciato la sua presenta agli eventi di questi giorni.Numerosi gli ospiti ed autorità intervenute alla serata, tra cui il Presidente dell'Associazione delle Comunità Istriane Lorenzo Rovis, il Sen. Giulio Camber, il coordinatore Regionale del PDL on. Isidoro Gottardo, l'Assessore Comunale alla Cultura Massimo Greco, l'Assessore Comunale al Turismo e Attività produttive Paolo Rovis, il Cons.Regionale Maurizio Bucci, l'Assessore Comunale al Commercio Marina Vlach.

L’incontro è stato organizzato dal Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata (www.arcipelagoadriatico.it), unitamente all’Anvgd Comitato provinciale di Trieste ed in collaborazione con il Comune di Trieste.

(testi e foto da www.arcipelagoadriatico.it)

 

 

 

 (il saluto del Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza)

 

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 (un momento della serata)

 

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 (Sergio Dolce racconta aneddoti piranesi evocati dalle poesie della Punter)

 

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 (Ernesto Irmici ricorda la figura di Maria Punter)

 

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 (il dialetto in istria: la testimonianza del Console Fulvio Rustico)

 

 

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