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13 feb – La Digos indaga sui vandali di Basovizza

di MADDALENA REBECCA e PIERO RAUBER su Il Piccolo del 13 febbraio 2011

”Nessun ricordo per i fascisti di ieri, nessuno spazio per quelli di oggi”. È la scritta a caratteri cubitali, dipinta con la vernice spray di colore nero, larga oltre dieci metri e alta circa due, comparsa ieri mattina lungo le pareti del Centro di documentazione costruito a ridosso della foiba di Basovizza. Un messaggio, o meglio un avvertimento, lanciato a 48 ore di distanza dalle celebrazioni del Giorno del ricordo. L’ennesima dimostrazione di come il percorso della piena ”pacificazione” sia ancora lungo e non affatto scontato.

L’offesa inferta ad uno dei luoghi simbolo della storia del confine orientale, tra l’altro, non si è limitata all’imbrattamento dei muri del centro. Gli autori del blitz notturno hanno agito anche su un secondo fronte, bloccando il cancello d’ingresso del piccolo edificio in pietra e inserendo colla e mastice dentro alle serrature.

Entrambi i gesti – la scritta e la manomissione delle serrature – non sono stati accompagnati da sigle o rivendicazioni. I responsabili dell’atto vandalico a sfondo chiaramente politico non hanno infatti voluto ”firmare” il doppio attacco alla foiba. Un’accortezza che, ovviamente, renderà più difficile risalire alla loro identità. Compito, questo, affidato agli investigatori della Digos, allertati dal dipendente comunale che ieri mattina, per primo, ha fatto l’amara scoperta subito dopo esser salito in Carso per aprire al pubblico la struttura gestita dai Civici musei.

Al suo arrivo, però, degli autori della scritta e della manomissione del cancello non c’era già più traccia. Il ”commando”, probabilmente, è entrato in azione alle prime ore dell’alba – lo si presume dal fatto che nel cuore della notte era passata di lì, come succede sistematicamente trattandosi di ”sito sensibile”, una pattuglia e non aveva notato niente fuori posto – e ha messo a segno il piano senza esser disturbato da nessuno. La foiba di notte è scarsamente illuminata e l’intera area è circondata esclusivamente da rovi e boscaglia. Difficile, quindi, che si corra il rischio di incrociare residenti, passanti o altri occhi indiscreti, compresi quelli delle telecamere. Pur essendo un sito sensibile, infatti, la zona non è servita da sistemi di videosorveglianza. E chi ha agito l’altra sera, certamente lo sapeva. «Anche se ci fossero telecamere ad alta definizione, la notte, e in un’area così ampia, riuscirebbero a ”catturare” ben pochi dettagli», precisa il direttore dell’area Cultura del Municipio Adriano Dugulin.

Per risalire agli autori del raid, quindi, la Digos (che dopo aver effettuato il sopralluogo, ha subito inviato una dettagliata relazione in Procura), non potrà fare affidamento su video e immagini. Così come non potrà sperare di ottenere indicazioni utili dagli abitanti delle case lì attorno, come detto ben distanti dal Centro. Le indagini, per ora, si concentreranno quindi sull’esame delle tracce del passaggio dei vandali, subito esaminate dagli uomini della Scientifica. Verranno analizzate in particolare la vernice usata per imbrattare la parete laterale della struttura, la calligrafia della scritta (simile, forse, a quella di altri messaggi a sfondo politico impressi su palazzi di altre zone della città), e la provenienza del mastice inserito nel cancello.

Ieri il comprensorio del monumento di Basovizza è rimasto visitabile, come fosse una giornata qualunque, nonostante quello sfregio. Lo sarà pure oggi. Soltanto tra domani e martedì, in effetti, sarà possibile provvedere alla rimozione dello spray. L’estensione del danno, su una superficie superiore ai venti metri quadrati, non ha consentito l’immediato intervento della squadra comunale, pur reperibile, che però ha in dotazione macchinari per eliminare danni circoscritti. Servono attrezzature che solo una ditta esterna specializzata può fornire. La vernice sarà eliminata con la tecnica della ”sabbiatura”, cioè con getti di sabbia ad alta pressione sparati sulla pietra.

«Avremmo potuto dare subito una mano di bianco e poi fare la sabbiatura lunedì e martedì – spiega ancora Dugulin – ma questa soluzione temporanea avrebbe aggravato la situazione, lo spray nero sarebbe penetrato ulteriormente nella pietra rustica». Il ripristino, compreso il cambio delle serrature, costerà al Comune circa 2.500 euro. «L’ultimo – chiude Dugulin – è stato un anno disgraziato. Al Giovanin di Ponterosso sono state mozzate le mani, l’Asia dei Quattro Continenti ha un braccio rotto e le statue della fontana di Villa Revoltella sono state decapitate, tanto per dirne alcune… In un anno l’amministrazione può finire per pagare anche 20-30 mila euro. Ci auguriamo, e mica solo per le spese, che questo alla Foiba non sia l’inizio di un botta e risposta ideologico, con oltraggi ad esempio in Risiera che poi vengono vendicati nuovamente alla Foiba».

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