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12 gen – Giorgi: riconciliazione tra coscienza e diritto

Ho letto sul sito web dell'ANVGD le affermazioni del presidente della Slovenia, Danilo Turk, secondo il quale «persiste un "deficit etico" dell'Italia sulle colpe del Fascismo, colpe rispetto alle quali non sarebbe stata maturata ancora la necessaria "catarsi", precondizione indispensabile per poter affrontare nella giusta prospettiva anche le violenze contro gli italiani in Istria, Fiume e Trieste compiuta successivamente dal regime comunista jugoslavo di Tito». Afferma poi che «La riconciliazione storica si può inserire solo "in una dimensione etica", che richiede da parte dell'Italia "un più chiaro confronto con i crimini del fascismo”. Non si possono dimenticare i crimini fascisti (contro le popolazione slave) rimasti impuniti durante l’occupazione italiana». Di qui la sua convinzione che il vertice tripartito di riconciliazione «non sia utile in questo momento».

Ha subito replicato l’on.le Roberto Menia, Sottosegretario all’Ambiente, precisando che «L’Italia ha fatto i conti al cento per cento con il fascismo, ripudiando ciò che c’era da ripudiare. Dall’altra parte, invece, lo stesso non si fa con il comunismo. …Non è possibile giustificare i morti nelle foibe e l’esodo con le violenze fasciste».

Ebbene, da avvocato civilista con la passione per la storia dell'Italia e delle Terre Adriatiche ritengo che l’analisi della questione debba essere effettuata non solo sul piano dell’etica e della storia, ma anche su quello del diritto e della psico-storia. Col dovuto rispetto deduco, quindi, che il presidente sloveno ignora che la Costituzione della Repubblica Italiana, ispirata ai più alti principi di libertà e democrazia ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948 (mentre la vicina Repubblica di Jugoslavia, che a guerra finita ci aveva sottratto nel sangue l’Istria, Fiume e Zara, aveva abolito la proprietà privata ed era in piena estasi comunista-totalitarista) all’art. 11 stabilisce “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” mentre la XIIma Disposizione Transitoria e Finale afferma "E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista".

La Legge attuativa “Scelba” n. 645/1952 vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista, pena la reclusione da 5 a 12 anni, nonché l’apologia del fascismo, pena la reclusione da 6 mesi a 2 anni. Le due norme non hanno solo un valore giuridico ma anche etico-morale. Cristallizzate nella sacra carta costituzionale, rappresentano la più alta forma di "catarsi" che l'Italia repubblicana del dopoguerra e gli Italiani potessero praticare. Le nostre istituzioni dovrebbero chiedere al presidente sloveno Turk se la costituzione del suo Paese contenga una simile norma per il partito comunista, in merito ai crimini commessi.

So solo che la “Costituzione Slovena”, nella traduzione ufficiale in lingua italiana, così inizia “Premessa la volontà del popolo sloveno e della popolazione della Repubblica di Slovenia, espressa nel plebiscito sull'autonomia e indipendenza della Repubblica di Slovenia il 23 dicembre 1990, considerato che la Repubblica di Slovenia era già uno Stato in base al vigente ordinamento costituzionale e che realizzava solo in parte i propri diritti sovrani nella Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia, considerato che la Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia non funziona come stato giuridico regolare e che in essa vengono gravemente violati i diritti dell'uomo, i diritti nazionali e i diritti delle Repubbliche e delle Regioni autonome, … accoglie la Carta Costituzionale fondamentale sull'autonomia e l'indipendenza della Repubblica di Slovenia”.

Le guerre iter-etniche e i fatti di sangue accaduti nella ex Jugoslavia tra il 1991 e il 1995 sono a tutti tristemente noti.  Ricordiamo che il 25 marzo 1957 col Trattato di Roma, l’Italia – insieme ad altri cinque Paesi – ha fondato la Comunità Economica Europea, poi divenuta Unione Europea, con il nobile scopo di costruire un’Europa fondata sulla Pace e sulla prosperità. La Slovenia è invece entrata a farne parte solo nel maggio 2004! Mentre la Croazia ha da poco tempo fatto domanda di adesione. Giusto per citare un'altra, della tante prove sulla "catarsi", non conosco nelle città italiane strade intitolate al dittatore fascista, Benito Mussolini. Ho visto, però, nelle città della Slovenia e della Croazia tante strade e piazze (costruite dai veneti-italiani nel corso dei secoli) intitolate al dittatore comunista Tito.

Il Fascismo è salito al potere in Italia nell'ottobre 1922 (l'Istria e Zara erano state unite al Regno d'Italia già nel 1920 col Trattato di Rapallo!) senza causare morti e feriti. Il presidente sloveno dovrebbe ricordare e dire il numero di  morti (non solo i circa 10.000 italiani a noi ben noti, ma soprattutto le centinaia di migliaia di slavi) che hanno causato Tito e il Comunismo dall'ascesa del 1945 al 1980.

Per quanto poi riguarda i (presunti) crimini commessi dai militari italiani in Jugoslavia nel periodo dell'occupazione 1941-1943, nel corso del processo penale svoltosi nel 1950/1951, il Tribunale Supremo Militare accolse “l'eccezione di reciprocità” sollevata dai legali dell'Italia e prevista dall’art. 165 del Codice Penale Militare di Guerra italiano. In pratica l'Italia rifiutò legittimamente l’estradizione, ossia di consegnare alla Jugoslavia i propri militari accusati di crimini di guerra, in quanto la stessa Jugoslavia non si era resa disponibile a consegnare i propri all’Italia. Per questo il processo fu archiviato e nessuno fu condannato. Il presidente sloveno lo ricorda questo?

L’eccesso di “catarsi” il governo italiano l’ha raggiunto, infine, il 10 novembre 1975, con l’incredibile Trattato di Osimo, quando ha rinunciato alla sovranità sulla Zona B in favore della Jugoslavia. Una parte di quella zona (40 km di costa istriana, con le belle Capodistria, Pirano e Isola) appartiene oggi alla Slovenia. Ricordiamo che in ottemperanza ai vari trattati, l’Italia ha pagato alla Jugoslavia tutti i danni per la guerra di occupazione, ma attende ancora di ricevere da Slovenia e Croazia quegli indennizzi stabiliti nell’Accordo di Roma del 1983 per i beni degli esuli situati nella ex Zona B. Non si aggiunge altro.

E’ ovvio che per riconciliarsi con un altro, bisogna prima riconciliarsi con se stessi e col proprio passato. La verità è che la tanto auspicata "riconciliazione" tra Italia, Slovenia e Croazia, per i crudeli fatti accaduti nel dopoguerra nelle terre italiane sul confine orientale, è scomoda a chi non ha la sensibilità di guardare i fatti della storia per come sono andati realmente, nonchè l'onestà intellettuale di ammetterli pubblicamente. Noi Italiani, da ogni parte politica, lo abbiamo già fatto! 

Avv. Vittorio Giorgi, Caserta

 

 

 

(la Slovenia in una carta internazionale)

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