Che l’articolo sul 56° Raduno Nazionale dei Dalmati pubblicato sul periodico dell’Unione degli Istriani sia risultato offensivo, e stonato rispetto a quelli che dovrebbero essere i rapporti tra esuli, lo dimostrano le numerose proteste che ha sollevato.
Ci piace piuttosto avanzare qualche osservazione, per semplice divertissement, sulle disinvolte citazioni e suoi deliberati fraintendimenti ai quali l’Unione degli Istriani si affida da tempo per gettare discredito sulle persone. Ne ha sempre per tutti: è un vecchio metodo quello di delegittimare l’avversario mediante false accuse.
Quanto alla citazione fantasiosa di una frase che il presidente dell’ANVGD Lucio Toth avrebbe pronunciato durante l’incontro del 7 aprile alla Stazione Marittima di Trieste (che si sentirebbe più croato che italiano) viene smentita dalla stessa risposta del direttore del periodico quando precisa che la frase incriminata sarebbe piuttosto la seguente: «Io che sono di Zara per lingua sono molto simile a un siciliano ma forse nei modi assomiglio di più a un croato della Dalmazia». Affermazione che suona in ogni caso -e per qualsiasi persona sensata- totalmente diversa.
La frase era inserita in un discorso più ampio e in sostanza si riduceva ad una semplice constatazione: che nelle aree di confine la diversità delle identità nazionali, fondata sul dato culturale e linguistico, può convivere con modelli comportamentali e tratti caratteriali che vanno al dà delle differenze nazionali. Considerazione difficile da contestare alla luce dei dati della comune sociologia. E particolarmente valida per la Dalmazia, dove la convivenza tra etnie diverse era un dato consolidato nei secoli precedenti allo scontro tra nazionalismi. Come è esperienza di tutti gli italiani dell’Adriatico orientale, i sentimenti di appartenenza si rinforzano nell’esperienza delle diversità, sostengono l’individuo nella ricerca della sua libertà intellettuale ed esistenziale.
Né ci si dica che tali valutazioni sono fuori dalla portata delle persone comuni, perché suonerebbe offesa all’intelligenza dei nostri esuli.
Patrizia C. Hansen
Direttrice di "Difesa Adriatica"
