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11 mag – La CNJ sbaglia bersaglio e attacca l’ANVGD

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato sul nostro sito una serie di articoli in occasione del trentennale della morte di Tito. Si sono espressi, infatti, sugli organi di stampa alcune stimate firme come Stefano Lusa su balcanicaucaso.org, Franco Babich su Il Piccolo, Sandro Viola e Paolo Rumiz su La Repubblica, Fausto Biloslavo su Il Giornale. Ci siamo limitati a riportare questi editoriali senza alcun commento, con l'unico scopo di evidenziare le opinioni che in questa occasione circolavano tra la stampa italiana.

Ma qualcosa deve essere andato di traverso alla CNJ, il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia – Onlus, ovvero l'associazione italiana degli jugonostalgici (ma sarebbe interessante capire quale sia in questo caso l' "utilità sociale").

Il suo fondatore e presidente, l'istriano Ivan Pavicevac, ha pensato bene di inviarci questo messaggio.

 

"Sono arrivato alla lettura superficiale fino dove scrivete che "l'annuncio della morte e' stata data alle ore 18". Falso! La notizia e' data domenica alle 15,45, (durante la partita derby a Spalato; Partizan di Belgrado – Hajduk Spalato… commovente la scena dei giocatori ammutoniti). Io stavo, giusto – giusto, attraversando la frontiera di Trieste, dopo un lungo viaggio "dal Monte Triglav al fiume Vardar" con un gruppo di scolari italiani, premiati con questo viaggio, per i migliori scritti sulla resistenza italiana!

Voi non potete dimenticare che Tito e' arrivato a Trieste prima degli Alleati (zelandesi) e cacciato gli occupatori italiani. Le foibe, l'hanno inventato i fascisti; non ricordate i versi che cantavano in Istria?! La Resistenza aveva tutt' altri ideali che quelli gli addossate. L'esodo, a parte la fuga dei fascisti e consimili prima del 1945, non era forzato, ma era una "libera" scelta, dal 1945 – 1947, durante il governo degli alleati, quando si poteva optare; Col miraggio dell' America e Australia e il passaparola "arrivano i druzi, chissa cossa sara' (come "magnar i fioi"?)  (En passant; ancora quella giunta a ANGVD, "giorno del ricordo Foibe e….). Dimenticate quanti slavi sono scappati dall' Istria "xe scampa' in Jugoslavia" di fronte all' oppressione fascista?" 

 

Teniamo a precisare che l'ANVGD non ha mai avuto alcun rapporto di alcun genere con questa associazione, per cui la rabbia insita nel messaggio (che è pure mal indirizzata perché -appunto- su Tito abbiamo ospitato solo firme esterne) è del tutto inusuale. Sui passaggi storici è inutile soffermarsi: sono il sunto del giustificazionismo che ben conosciamo.

Come unica scusante per questo "reperto ideologico", possiamo serenamente avanzare l'ipotesi della frustrazione di chi vede ancora nella "Jugoslavia-che-non-c'è-più", un mito da rincorrere, senza pensare che l'uomo, quello lungimirante, guarda le proprie mani, i propri mezzi, alza il viso e guarda avanti. Per costruire, non per odiare.

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