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10 nov – Matulich: lo sdegno dei Dalmati contro Lacota

Continuano senza sosta le testimonianze sdegnate dei Dalmati alle parole di derisione verso il loro Raduno, apparse sul periodico dell'Unione degli Istriani.

Vi proponiamo quella di Walter Matulich, che ci ha autorizzato la pubblicazione di quanto da lui inviato all'Unione degli Istriani. Matulich è ufficiale in congedo della Julia e Vicepresidente del Comitato ANVGD di Brescia.

"Leggo nel vostro periodico il pezzullo “ Ajdemo…dalmati! ”. Privo essendo di firma, devo ritenere che sia stato vergato dal direttore, il rampante Massimiliano Lacota.

Che il raduno dei Dalmati di Trieste sia stato contraddistinto anche da contrattempi, intoppi, è circostanza incontrovertibile. Grande essendo, tra l’altro, la città, dispersione e sbandamento dei partecipanti erano da mettere in conto. Coesione ed assetti compatti, va detto, risaltano molto di più in centri minori: Senigallia, Chioggia, Pesaro, Bellaria, per citare sedi di precedenti adunanze.

Ha suscitato perplessità, scorrendo le righe stilate dall’ineffabile direttore, l’insistenza compiaciuta nell’irridere il presenzialismo della “cinquantina di assidui frequentatori degli incontri e dei buffet che li seguivano”.

Dirò sommessamente all’impagabile Lacota che, seguendo da “esterno” qualche raduno dei fratelli Istriani (e Fiumani ), ho avuto modo di rilevare la scarsa consistenza numerica dei consessi, se comparata, per l’appunto, a quella della stirpe cui appartengo e che tanto in uggia egli, pare, ha.

Aggiungerò, “Si parva licet componere magnis”, che m’imbattevo solitamente in non più d’una decina di “assidui frequentatori di incontri”.

Sottolinea ironicamente l’ottimo Lacota che “E’ un vero peccato che nessuno di noi abbia avuto l’occasione di partecipare a questo storico avvenimento ….”.

Ignoro che cosa abbia impedito al perspicace notista di presenziarvi. Avremmo potuto, noi Dalmati, far tesoro, sul posto e “de visu”, delle sue preziose indicazioni per non ripetere, in futuro, sciocchezze in cui siamo incorsi.

Sappiamo, da mo’, che Lacota è l’ispirato aedo dell’esodo, pur non recando sul corpo le stimmate del profugo. Baciato dalla socratica maièutica, egli ha l’arte di promuovere in altri il concetto chiaro della verità, quella che ciascuno porta latente nel proprio intimo e che deve solo imparare a mettere in luce. Mercé sua, il Pericle di Trieste, si capisce:  vocato a riportare sulla retta via gli spiriti reprobi. Si considera, Dio lo benedica, un individuo superiore, più intelligente, più "giusto", insomma, degli sprovveduti babbei che non hanno la ventura d’essere adepti dell’Unione degli Istriani. Diversità antropologica, superiorità morale che il direttore ha finito per convincersi di detenere.

Ci compatisca: non tutti nascono con il cervello di Emanuele Kant.

Epperò, pur così avveduto e sagace, si affretti , ché "Tempus fugit" :

a 26 anni, Leonardo Del Vecchio mise in piedi la Luxottica.
a 27 anni, Napoleone conduceva la campagna d'Italia;
a 31 anni, Thomas Edison creò la lampadina incandescente ed alla stessa età John D. Rockfeller fondò la Standard Oil.
A 37 anni, “Mutatis mutandis”, Lacota è restato al palo, sempreché Wikipedia non menta : “Imprenditore e consulente nel settore dei trasporti terrestri e ferroviari”.

Cordialità.

Walter Matulich.
(Zaratin)"

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