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09nov11 – Università Milano: storici a confronto su confine orientale

La bandiera tirolese listata a lutto appesa alla finestra della sede degli Schützen, a Bolzano, il 17 marzo scorso, giorno di celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, fu solo uno dei modi in cui la minoranza tedesca sudtirolese affermò a chiare lettere di “non sentirsi italiana”. Il “nein, danke” pronunciato dal governatore Luis Dunrwalder, accese i riflettori su una zona di confine dove i rapporti con le idee di stato, democrazia e nazione sono ancora piuttosto confusi, e dove un gruppo di cittadini italiani afferma tuttora di non sentirsi italiano.

 

Al contrario, ai confini del Nord-Est la minoranza slovena non ha avuto atteggiamenti simili a quelli dei sudtirolesi, e a dispetto di quelli che furono definiti «rancori cronici», Drago Stoka, presidente della Confederazione delle organizzazioni slovene, in occasione del 17 marzo affermò che l’anniversario dei 150 anni dell’Italia unita «va festeggiato e lo viviamo abbastanza tranquillamente, siamo cittadini italiani con tutti i diritti e doveri». Due esempi di un diverso modo di affrontare il portato di quelle tensioni storiche che hanno investito la regione Giulia e il Sud Tirolo, creando esperienze non condivise dal resto della nazione. Esperienze, per altro, che hanno «rappresentato una sfida radicale al rapporto tra varietà e omogeneità culturali che pure caratterizza l’identità italiana e le rappresentazioni che di questa hanno e hanno avuto elite e popolo».

 

Ad affermarlo è Paolo Segatti, del Dipartimento di Studi Sociali e Politici dell’Università di Milano. Nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità, Segatti ha organizzato il convegno dal titolo “Un’altra Italia ancora. Repubblica e minoranze nazionali al confine orientale”, che si terrà domani e venerdì all’ateneo milanese. L’assise è dedicata alla memoria di Alceo Riosa, docente di storia contemporanea recentemente scomparso, che aveva lavorato assieme a Segatti proprio alla realizzazione del convegno.

 

«La scomparsa improvvisa dell’amico Riosa – spiega Segatti, – ha limitato drasticamente le ambizioni dei lavori, e l’orizzonte nel quale si muove il convegno è ora più limitato, centrando l’attenzione solo sul confine orientale; ma ci è sembrato giusto farlo comunque anche per ricordare il suo lavoro di storico». Per due giorni studiosi italiani e sloveni si confronteranno su due quesiti programmatici di base: in quale grado le culture politiche italiane postunitarie e postfasciste hanno saputo sviluppare un’idea di stato democratico che, accanto alle logiche inevitabili dettate da considerazioni geopolitiche (confini strategici), fosse in grado di tenere conto delle pluralità nazionali all’interno del suo territorio? E in quali termini è stato affrontato il problema del rapporto tra stato, nazione e democrazia nelle aree nazionalmente “plurali” del paese, in particolare appunto sul confine orientale?

 

«È evidente – nota Segatti – che il fascismo diede la sua di risposta a questo problema, ma per l’appunto è una risposta che esce dalla prospettiva democratica. E tuttavia il problema non si dissolve anche per chi si muove in una prospettiva democratica». Assimilazione culturale, confronto tra i punti di vista dei partiti storici italiani sui rapporti tra maggioranze e minoranze, gli approcci delle culture politiche del secondo Novecento, quella cattolica, socialista e quella comunista, il punto di vista delle minoranze nazionali: sono questi alcuni dei temi attorno ai quali si svilupperà il convegno. In particolare, dice ancora Segatti, «la riflessione riguarderà quanto di innovativo le culture politiche, che hanno caratterizzato la seconda metà del Novecento, quella della riconquista democratica, hanno saputo sviluppare su questo nodo della storia italiana, tenendo conto che al di là dei limiti della riflessione politica sui caratteri, unici rispetto al resto dell’Italia, del rapporto tra democrazia e nazione nelle regioni di confine, a far la differenza con il passato nei rapporti tra minoranze nazionali e maggioranza è stato comunque il concreto funzionamento delle istituzioni democratiche e il consolidamento dello stato di diritto».

 

Al convegno di Milano prenderanno parte, fra gli altri, Rolf Wörsdörfer (“Le minoranze nazionali al confine italo-jugoslavo nel quadro dell’Europa centro-orientale”), Roberto Spazzali (“Resistenza e problema nazionale nella Giulia”, Antonio De Francesco (“Costruire un’altra storia: ’La Venezia Giulia’ di Ernesto Sestan”), Marta Verginella (“Nazionalismi di confine: dissonanze politiche e consonanze ideologiche”), Paolo Giangaspero (“L’istituzione della regione a statuto speciale”). Al termine dell’assise una tavola rotonda sul tema “1991-2004. Le minoranze nazionali ai confini orientali nel quadro della Ue”, cui prenderanno parte Giuliano Amato, Giuseppe Galasso, Sergio Bartole, Milos Budin.

 

Pietro Spirito

“Il Piccolo” 9 novembre 2011

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