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09 dic – ANVGD Ferrara: Rabar ricorda Rosemarie Wildi-Benedict

Il giorno 10 novembre 2010 si è spenta ad Aarau (Svizzera) Rosemarie Wildi-Benedict, nata a Fiume il 3 maggio 1924, di religione ebraica, il padre ungherese e la madre fiumana. Il padre era il direttore tecnico dello stabilimento ROMSA (Raffineria Oli Minerali Società Anonima) di Fiume.

Rosemarie ha raccolto in un suo libro “Piccole Memorie” le sue esperienze: una fanciullezza e prima adolescenza senza problemi: “…papà guadagnava quattromila lire al mese. Un operaio guadagnava quattro o cinquecento lire”. In casa una caratteristica di molto famiglie fiumane: “papà e mamma dialogavano in ungherese, noi rispondevamo in fiumano, e con la nonna e la governante si parlava in tedesco”.

Nel 1938 le infami leggi razziali colpiscono la sua famiglia, il lavoro del papà e per Rosemarie l’esclusione dal liceo scientifico, ma continua privatamente gli studi. Il fratello Tibi (un bell’articolo su di lui sulla “Voce di Fiume” dell’ottobre 2010, a firma Franco Gottardi) si laurea a 22 anni, nell’ottobre 1938, in Fisica a Bologna con centodieci, ma niente lode: proibito darla agli ebrei. Il 3 agosto 1939 si imbarca per gli Stati Uniti e diventa assistente al Massachussets Institute of Tecnology di Boston, su presentazione di Einstein, cui aveva sottoposto in una sottotesi un problema particolare della relatività.

Nel 1941 la famiglia è costretta a trasferirsi a Caprino Veronese dove sino al marzo 1944  conduce una vita tranquilla sino a quando i tedeschi prelevano la nonna di 85 anni: il 15 marzo 1944 la famiglia trova asilo a Ozegna Canavese, nei pressi di Torino e nel giugno 1944 si rifugia a Boves (CN) che era un luogo relativamente tranquillo dopo che il 19 settembre 1943 i tedeschi trucidarono 23 abitanti ed incendiarono il paese, con la distruzione di 160 case. La famiglia si presentò in Comune per ottenere dei documenti che vennero rilasciati cambiando il cognome da Benedict in Benetti, così come vennero cambiati i luoghi di nascita ed anche i nomi propri. Rosmarie diventò Maria Rosa (al Comune di Boves il segretario comunale aiutò in tal modo moltissime persone). Nell’estate i tedeschi si installano a Boves ed avendo avuto conoscenza che Rosemarie conosce il tedesco le propongono di fare l’interprete, accetta e nel contempo passa informazioni alla resistenza ed aiuta gli arrestati durante gli interrogatori.

Nell’autunno 1945 la famiglia ritorna a Fiume. Il papà viene accolto con calore dagli operai della ROMSA (fabbrica distrutta al 95% dai bombardamenti). Rosemarie si iscrive alla Facoltà di fisica dell’Università di Torino, frequente le lezioni e torna a Fiume nei mesi estivi. Dopo la firma del trattato di pace, il 10 febbraio 1947, Rosemarie scelse la nazionalità italiana e dovette abbandonare Fiume, continuò gli studi e si laureò, con il massimo dei voti, il 25 febbraio 1950. Nell’autunno del 1948 il padre inoltrò la richiesta di opzione per la cittadinanza italiana, che venne respinta; la ripresentò all’inizio del 1949, venne accolta. Si prepararono tutte le masserizie per la partenza ma un mattino alle 4 l’OZNA (il servizio segreto jugoslavo) prelevò il padre e lo portò nella prigione di Via Roma, obbligando la madre a partire (questa divisione delle famiglie si ripetè numerose volte nei confronti di coloro che volevano mantenere la nazionalità italiana). Dopo otto giorni di interrogatori lo lasciarono libero di raggiungere la famiglia.

Nel 1951 Rosemarie si sposa e si stabilisce ad Aarau, in Svizzera. Insegna italiano per decenni, gli ultimi 19 anni nel liceo linguistico di Aarau (conosce e parla l’italiano, il tedesco, l’ungherese, il francese, l’inglese e lo spagnolo), fonda due Comitati della Dante Alighieri ad Aarau ed a Thun. Quattro figli e sei nipoti allieteranno la sua vita.

Ho avuto occasione di conoscere queste notizie tramite il Prof. Giuseppe Sarcià, esule da Fiume e compagno di scuola di Rosemarie, che mi ha fatto leggere il suo libro “Piccole Memorie”, mi sono complimentato con lei, tramite internet, e mi ha risposto in dialetto fiumano, così come mi parlava in alcune occasioni in cui ci siamo sentiti per telefono. Una grande donna, una grande fiumana.

Flavio Rabar, presidente ANVGD Ferrara

 

 

 

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