Chiude il Consolato generale d’Italia a Capodistria, chiude il consolato d’Italia a Spalato. I tempi e le modalità non sono ancora stabiliti, ma la notizia è stata confermata – come riportato da Tv Capodistria – da fonti della Farnesina. La chiusura dei due consolati – ma saranno salvaguardati i servizi di prossimità, anche tramite corrispondenze consolari – è dovuta a esigenze di bilancio e rientra nel piano di ristrutturazione della rete consolare italiana decisa dal governo di Roma nel 2009.
La chiusura dei due consolati preoccupa moltissimo la minoranza italiana in Slovenia e Croazia, che nel consolato di Capodistria ha avuto per oltre mezzo secolo un importante punto di riferimento. «Mi rendo conto che la situazione è grave e che i tagli sono necessari – ha dichiarato ai microfoni di Tv Capodistria Maurizio Tremul, presidente della giunta esecutiva dell’Unione italiana – ma penso che gli interessi strategici devono essere tutelati. Forse nel piano di razionalizzazione si sarebbe dovuto tener conto del ruolo fondamentale che il consolato di Capodistria ha per la Comunità nazionale italiana, per l’Italia, per i rapporti interstatali e per l’integrazione europea».
Nel definire la chiusura del consolato «un grave errore», il presidente della giunta dell’Unione italiana esprime una posizione molto chiara sui tagli di Roma: «Quando abbiamo ritenuto lesi i nostri diritti e i nostri interessi dai governi di Lubiana e Zagabria, abbiamo sempre reagito, con dignità ma anche con fermezza. Credo che anche in questo caso dobbiamo prendere posizione appellandoci a chi di competenza affinché questa decisione possa essere ripensata e rivista». Prima dell’apertura del Consolato generale d’Italia a Fiume, e poi a Spalato – dunque prima dell’indipendenza di Slovenia e Croazia – il Consolato generale d’Italia a Capodistria era un riferimento per tutti gli italiani nell’ex Jugoslavia: a Capodistria si regolavano i documenti per studiare in Italia, per ottenere la cittadinanza, e durante la guerra nell’ex Federativa, nei primi anni ’90, anche per ottenere i permessi di soggiorno straordinari previsti dall’allora legge Boniver, che permetteva ai cittadini croati di nazionalità italiana di trasferirsi in Italia con più facilità. Quello di Capodistria, in altre parole, per gli italiani dell’Istria è sempre stato più di un semplice consolato.
Tornando alla razionalizzazione decisa nel 2009 (da completare entro il 2012), sulla quale ha espresso parere negativo anche il Consiglio generale degli italiani all’estero, il piano – nel quadro della spending review su tutte le componenti della spesa della Farnesina – prevede la chiusura di 13 uffici consolari, di cui 9 in Europa, tra i quali appunto Capodistria e Spalato. I risparmi che ne deriveranno, secondo il ministero Affari Esteri, verranno reinvestiti nella stessa rete, in particolare in dotazioni tecnologiche.
Franco Babich
“Il Piccolo” 7 dicembre 2011