ANVGD_cover-post-no-img

07 feb – Malga Porzus diventi Monumento nazionale

Malga Porzus – dove il 7 febbraio 1945 21 partigiani della 'Osoppo' (i fazzoletti verdi) vennero uccisi dai 'gappisti' comunisti di Mario Toffanin – deve diventare 'monumento nazionale'. La richiesta e' stata avanzata ieri, a Canebola di Faedis (Udine), alla cerimonia commemorativa della strage, sia dall'Associazione partigiani Osoppo (Apo), sia dai vertici delle amministrazioni locali del Friuli Venezia Giulia con in primis la provincia di Udine che da alcuni anni ha il compito di tutelare la malga oggi ''semplicemente'' sito di 'interesse culturale'. ''E sarebbe bello – ha aggiunto il presidente della provincia, Pietro Fontanini – che quassu' arrivasse anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quasi a completamento di un percorso lungo 66 anni. Quei partigiani – ha detto ancora Fontanini – sono morti per il loro 'fogolar', cioe' per la difesa della famiglia, di quanto piu' caro esista''.

Secondo il presidente, ''Porzus sono le Termopili del Friuli'', dove ''il sacrificio di pochi ando' a beneficio e per la liberta' di molti''. Alla cerimonia e' intervenuto anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, secondo il quale ''qui celebriamo la Resistenza vera, quella dei laici e cattolici che combatterono per la liberta' contro i nazisti, ma che non volevano imporre un regime comunista. La nostra liberta' e la nostra costituzione – ha proseguito Giovanardi – sono nati dal sacrificio di quelli che combatterono il fascismo e il nazismo, ma che qui persero la vita uccisi dai comunisti. Cioe' proprio da coloro che, in questo caso anche in sintonia con il comunismo jugoslavo, volevano imporre una dittatura in Italia''.

Un intervento che non e' piaciuto molto a Debora Serracchiani (Pd), secondo la quale ''il sangue versato sulla malga di Porzus appartiene a tutti gli italiani, alla pari di quello versato in tanti altri luoghi in cui si sono sacrificati i martiri della liberta'. In questo sangue e negli ideali che lo nutrirono – ha osservato Serracchiani – dobbiamo sempre ricordare che affondano le radici della nostra comune appartenenza alla Repubblica democratica, che viene prima di qualsiasi schieramento. Guai a quel popolo che si divide davanti ai propri morti e non conosce la pieta' ne' – ha sottolineato – la condivisione della memoria''.

L'orazione ufficiale e' stata dello storico Tommaso Piffer, mentre per la regione sono intervenuti il presidente del Consiglio regionale, Maurizio Franz, e l'assessore Riccardo Riccardi. Tutti hanno posto in risalto ''il sacrifico di quei giovani che hanno lottato e sono morti per la liberta' dell'Italia'' e che al confine Orientale ''la lotta fu piu' dura e drammatica per gli influssi dell'ideologia comunista''.

Cesare Marzona, presidente dell'Apo, ha parlato dell'''ira funesta'' che i gappisti di Toffanin avevano scatenato in queste zone e ricordato come il sacrificio degli osovani sia servito non solo a mantenere l'italianita' di queste terre che i comunisti volevano jugoslave, ma anche a ridare dignita' all'Italia e ristabilire la liberta' nel paese''. Tra gli osovani uccisi a Porzus e Bosco Romagno c'erano anche 'Ermes', fratello di Pier Paolo Pasolini, e lo zio del cantautore romano Francesco De Gregori. (ANSA).

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.