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03 nov – Mesic: attenti a far saltare il trattato di Osimo

Il Parlamento croato ha votato ieri sera il via libera al governo per la firma dell'accordo sulle modalità della soluzione del confine marittimo con la Slovenia, contenzioso aperto da quasi vent'anni, che prevede l'istituzione di un organo di arbitrato ad hoc e garantisce alla Slovenia «un contatto con le acque internazionalì nel nord Adriatico. Proprio il termine «contatto», «junction» nella versione inglese e ufficiale dell'accordo, è stato negli ultimi giorni oggetto di controversie nell'opinione pubblica croata. Secondo gli oppositori dell'accordo tale formulazione costringerebbe la Croazia a cedere alla Slovenia quasi l'intero Golfo di Pirano, parte del bacino nord Adriatico, perchè solo così Lubiana avrebbe un contatto diretto con le acque internazionali, sua vecchia ambizione trasformata in fondamentale interesse nazionale. Contro la firma si sono schierati la Chiesa cattolica, esperti di diritto internazionale, gruppi di intellettuali e l'opposizione della destra nazionalista. Secondo loro la Croazia
«comprerebbe l'adesione all'Ue con la vendita del proprio territorio nazionale». Contro l'accordo ha votato anche il maggior partito di opposizione di centrosinistra, il Partito socialdemocratico (Sdp). La premier Jadranka Kosor, che a settembre dopo mesi di diplomazia segreta ha raggiunto un accordo con il primo ministro sloveno Borut Pahor, ha difeso ieri il compromesso. Il presidente Stipe Mesic ha manifestato nei giorni scorsi il suo appoggio all'accordo sull'arbitrato, ma ha espresso una preoccupazione riguardo alle conseguenze per i rapporti con l'Italia: «Nel caso la Croazia dovesse cedere 64 km quadrati di mare nel nord Adriatico perderebbe il contatto con la acque territoriali italiane, non sarebbe più un Paese confinante con l'Italia e gli Accordi di Osimo cesserebbero di valere per la Croazia». «Noi abbiamo interesse a continuare a confinare con l'Italia», ha concluso.

Il Sabor, dunque, ha dato però luce verde alla firma dell'Accordo di arbitrato con la Slovenia. Dopo 9 ore di dibattito, l'intesa di affidarsi a una Commissione arbitrale internazionale è stata approvata con 80 voti a favore, 8 contrari e 45 astenuti. Il documento deve essere ora sottoscritto dai due premier e poi riproposto a entrambi i Parlamenti per la ratifica – per cui se ne discuterà sicuramente ancora – ma è stato fatto comunque un importante passo avanti verso la soluzione del contenzioso. Dopo la firma dell'Accordo il governo croato presenterà anche una Dichiarazione unilaterale con la quale escluderà che quanto scritto nell'Accordo arbitrale possa essere interpretato come un assenso al «collegamento territoriale» della Slovenia alle acque internazionali. Ma di fatto questa dichiarazione sembra essere solo una mossa ad uso interno, senza alcun peso effettivo sull'arbitrato. Del resto il premier sloveno Pahor è stato chiaro: «Senza quella clausola salta tutto», ossia senza il punto nel quale i due governi incaricano la Commissione arbitrale di stabilire un punto di contatto tra le acque territoriali slovene e quelle internazionali.

Per l'opposizione, non si tratta di un termine giuridico, e accettandolo la Croazia si assume il rischio di dover rinunciare a parte del proprio mare. L'altro punto che Zagabria ha accettato a denti stretti sono le modalità di scelta degli arbitri, che faranno parte di un elenco stabilito dalla Commissione europea e dal Commissario per l'allargamento. La Commissione – questo il timore espresso dai deputati – non è un organo giuridico ma politico. Alla fine è prevalsa però la tesi per cui la firma dell'Accordo arbitrale, per quanto imperfetto, sia un danno minore rispetto al rischio che la Slovenia riproponga il blocco ai negoziati di adesione della Croazia all'Unione europea.

La Commissione arbitrale, ricordiamo, è stata incaricata di prendere la propria decisione sulla base «del diritto internazionale, del principio di equità e dei rapporti di buon vicinato». La maggioranza di governo ha votato compatta. «La firma dell'Accordo sull'arbitrato – ha spiegato la premier Jadranka Kosor – sancirà la separazione definitiva del processo di avvicinamento della Croazia all'Unione europea dalla soluzione del contenzioso confinario». Si sono astenuti i socialdemocratici, prima forza d'opposizione, ma i loro voti saranno però determinanti al momento della ratifica, quando sarà necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi dei deputati.

Mauto Manzin su Il Piccolo del 3 novembre 2009

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