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03 ago – Un istriano sulla Luna

Poche persone sono al corrente che sulla targa in alluminio in cui sono incise le firme autografe di tutti quelli che hanno collaborato alla riuscita del progetto del primo uomo sulla Luna, c’è anche il nome di un italiano, nato nel gennaio 1946 a Capodistria, che lasciò esule attorno al 1950 per raggiungere prima Trieste, dove frequentò le scuole elementari, e poi gli Stati Uniti d’America, dove la famiglia si stabilì definitivamente. La targa con inciso tra gli altri il nome «Robert Budica» venne fissata sulla gamba di appoggio dello stadio di discesa del Lem (Lunar Excursion Module), adiacente alla scaletta usata prima dal comandante Neil Armstrong, seguito poi da Buzz Aldrin (pilota del modulo lunare) per barcare e saltellare sulla superficie del nostro satellite.

Roberto Budica, laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di New York, faceva parte del gruppo Msrb (Mission support room, che gestiva la sala di controllo della società Grumman Aircraft Engineering, che aveva costruito tutti i moduli lunari nella cittadina di Bethpage a Long Island – New York). Era responsabile del funzionamento dei motori per la discesa dall’orbita lunare, l’allunaggio, il rientro in orbita e il riaggancio sulla navicella Apollo 11, dove gli astronauti erano attesi da Michael Collins (pilota del modulo di comando), Csm – Command and Service Module per il rientro sulla Terra con il Rcs – Reaction Control System. Erano 16 motorini a razzo per il controllo dell’assetto e varie manovre minori di controllo per i due computer di bordo.

Egli aveva lavorato anche al progetto Apollo 10 (il primo volo di circumnavigazione della Luna) e successivamente per i programmi di Apollo 12 e 13 che, secondo la sua testimonianza, erano state le missioni più interessanti dal punto di vista tecnico.

Dopo la conquista della Luna, la Grumman riuscì ad aggiudicarsi il contratto con la Nasa per i primi studi sullo Shuttle e quando la società californiana Rockwell International ebbe l’incarico di sviluppare il progetto del veicolo spaziale, Roberto Budica venne scelto per lo sviluppo del programma e lavorò dall’inizio fino al terzo volo orbitale. È stato responsabile del sistema di controllo delle manovre orbitali, dei sistemi di propulsione dei grandi motori a razzo e nel disegno dei sistemi delle elettropompe di bordo. Diede anche un grande contributo nell’analisi delle comunicazioni durante il volo di rientro nell’atmosfera.

Nel 1978 Roberto Budica venne premiato dalla Rockwell ed eletto «Ingegnere dell’anno». Ebbe anche importanti incarichi per il progetto nella grande Stazione spaziale che è ancora oggi in orbita ed è la base di appoggio di tutte le missioni spaziali.

Negli anni successivi, professore universitario dove ha insegnato astronautica e meccanica del volo, ottenne importanti funzioni manageriali fino a giungere al prestigioso incarico di presidente della Agusta Aerospace Corp. di Philadelphia.

Mi è sembrato giusto far conoscere, solo in parte, la prestigiosa carriera di questo esule da Capodistria che quaranta anni fa ebbe un ruolo di primo piano nella conquista della Luna.

Va aggiunto che quando deve compilare dei documenti dove inserire il luogo di nascita, scrive sempre «Capodistria – Italia» e in famiglia ha sempre parlato dialetto capodistriano, che usa ancora oggi nella corrispondenza con gli amici attraverso la posta elettronica.

Pietro Valente sul Il Piccolo del 3 agosto 2009

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