26.05.2025 – Il Giro d’Italia mette ogni anno scorci del Belpaese in evidenza, attraversando nel suo percorso grandi città e amene località, dure scalate e movimentati percorsi collinari, frenetiche volate e sconfinamenti. Nell’anno in cui Gorizia riveste il ruolo di Capitale Europea della Cultura insieme a Nova Gorica, la carovana rosa non poteva esimersi da un’altra tappa con traguardo all’estero, dopo che già l’inizio dell’edizione 2025 per tre giorni ha interessato l’Albania. Ancora una volta la prima Capitale Europea della Cultura transfrontaliera ha dato lustro a Gorizia, alla sua storia ed al suo territorio, per la soddisfazione del Sindaco Rodolfo Ziberna, il quale è anche componente dell’Esecutivo nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Il traguardo a Nova Gorica ha consentito a moltissimi tifosi sloveni di sostenere da vicino il loro beniamino Primoz Roglic (in assenza del “cannibale” Tadej Pogacar, dominatore del Giro 2024) che però ha risentito in classifica generale delle conseguenze di una caduta che ha coinvolto molti big del gruppo. Siamo comunque grati al campione sloveno perchè la sua presenza come possibile protagonista di una delle manifestazioni sportive più popolari ha addirittura fatto sparire la scritta “TITO” sul versante sloveno monte Sabotino che domina Gorizia da oltreconfine: molto più piacevole vedere scritto a caratteri cubitali “ROGLIC” appunto. Proprio nei giorni scorsi un disegno di legge della Senatrice Francesca Tubetti aveva riportato d’attualità l’inquietante iscrizione, proponendo di apporre nuovamente sul versante italiano del monte (che fu al centro di aspri combattimenti durante la Prima Guerra Mondiale) la scritta “W L’ITALIA”.
«Non ci sono parole per descrivere quanto è stato suggestivo e coinvolgente lo spettacolo delle Frecce Tricolori nel cielo sopra la Transalpina per salutare il Giro d’Italia – ha dichiarato Ziberna sui suoi profili social – L’arrivo della tappa, che ha visto il danese Kasper Asgreen tagliare il traguardo per primo, è stato una grandissima festa dello sport per Gorizia e il nostro territorio, oltre che una vetrina mondiale unica. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione».
Quasi a compensare la temporanea sparizione e confidando di godere della visibilità delle telecamere, qualcuno ha ben pensato di scrivere sulle strade del capoluogo isontino “NAš TITO” (viva Tito): già identificato e denunciato il cinquantenne writer («La provocazione dei soliti idioti» ha commentato Ziberna).
Polemiche e provocazioni che riportano alla memoria il Giro d’Italia del 1946, il primo del dopoguerra, che nel suo percorso aveva simbolicamente coinvolto pure Trieste, traguardo della 12a tappa, partita da Rovigo il 30 giugno. Formalmente la sovranità italiana c’era ancora su tutta la Venezia Giulia, a Fiume e a Zara, essendo la definizione del nuovo confine nelle mani della Conferenza di Pace. Nel frattempo la linea Morgan aveva distinto dal 12 giugno 1945 la Zona A con Trieste Gorizia e Pola sotto Amministrazione Militare Angloamericana e la Zona B sotto Amministrazione Militare Jugoslava con Fiume ed il resto dell’Istria, ma ad esempio il 2 giugno ’46 non si potè votare per il referendum istituzionale e per l’elezione dell’Assemblea Costituente.
Gli organizzatori della corsa vollero tuttavia ribadire l’italianità di queste martoriate terre di confine. All’altezza di Pieris i “girini” furono presi a sassate da comunisti filo-titini, i quali auspicavano l’annessione alla Jugoslavia comunista di Tito piuttosto che restare sudditi dell’Italia inquadrata nel blocco occidentale delle potenze capitaliste. La tappa fu sospesa, pochi ciclisti proseguirono e fu proprio il triestino Giordano Cottur a tagliare il traguardo per primo in un mare di bandiere tricolori e nel tripudio dei suoi concittadini.
Lorenzo Salimbeni
