Le fucilazioni facili dei partigiani comunisti in Friuli

Igino Bertoldi, patriota della Divisione Osoppo Friuli dal 1943 col nome di “Ercole”, Volontario della libertà, per il periodo 1945-1948 e fino al 1954 componente dei ‘Volontari Difesa Confini Italiani VIII’, col nome di ‘Bogomiro’, oppure ‘Ragamir’, ha detto: “Se non ci fossimo stati noi osovani adesso qui ci sarebbe un’altra nazione, perché Tito aveva già pronti i cartelli stradali: Videm, Gorica e Trst, per Udine, Gorizia e Trieste”.

Nel mese di aprile del 1946, in effetti, i Carabinieri di Cividale del Friuli informarono la Prefettura, la Questura e la Polizia alleata che alcuni “patrioti osovani” avevano fermato due Croati e li misero a disposizione del “Counter Intelligence Corp” (CIC) degli USA. Le spie jugoslave erano state bloccate nella Valle del Natisone, vicino a Drenchia (UD). Così ha scritto Nilo D’Osualdo (1923-2010), un altro osovano, detto “Filos”, amico di “Ercole” con i documenti (b 56, f 194) dell’Archivio di Stato di Udine (D’Osualdo 2017, p 246).

A Tavagnacco (UD) i partigiani rossi volevano creare il terrore, la gente lo sapeva – ha detto Igino Bertoldi, “Ercole”, classe 1926 – a un mio compaesano hanno sparato nella schiena prima della fine della guerra. Si chiamava Ottorino Cristofoli, faceva il sarto per la ditta Basevi di Udine, i G.A.P. di Tavagnacco misero in giro la voce che fosse una spia tedesca, finché lo disse perfino Radio Londra”. I Gruppi di Azione Patriottica (G.A.P.) formati dal comando generale delle Brigate Garibaldi alla fine dell’ottobre 1943, erano gruppi di partigiani armati sorti su iniziativa del Partito Comunista Italiano per attuare agguati e eliminazioni prevalentemente in città contro i nazi-fascisti racimolando armi e munizioni.

Allora questo Cristofoli, che non era una spia, fermò i partigiani dei GAP di Tavagnacco – ha continuato Igino Bertoldi – per smentire le voci su di lui e quelli lo portarono via per accertamenti fino a Prestento, frazione di Torreano (UD) dove avevano un comando con i titini e vari prigionieri. Luigina, la moglie di Ottorino Cristofoli, andò in questo campo di concentramento per chiedere notizie del marito, ma i filo-titini le dissero di andarsene altrimenti avrebbero arrestato pure lei. Poi venne a sapere, perché i testimoni presi dal rimorso raccontano tutto, che dopo un interrogatorio, fu detto a Ottorino di andare via, ma gli spararono alla schiena. Rimasta vedova con dei figli piccoli, protestò con i caporioni partigiani del paese, che allora le fecero avere una pensione, dichiarando che il marito era morto per cause di guerra”. 

Igino Bertoldi, nome di battaglia “Ercole”, nato a Tavagnacco (UD) nel 1926, della Divisione Osoppo Friuli. Foto: Elio Varutti

Cosa succedeva a Prestento? – A Prestento di Torreano (UD) il 18 marzo 1945 don Mario Tonelli scrisse nel Libro Storico parrocchiale: “Un francese di Tolosa di circa 20 anni, volontario coi tedeschi, viene fermato e ucciso dai partigiani, gettato nella fossa ancora vivo, «un sedicente ufficiale jugoslavo, lo finì con un colpo di piccone alla testa». Grandissima impressione, gli uomini e i giovani fuggono nel bosco” (Nazzi 2008, p. 283).

Il 15 maggio 1945 don Tonelli si lamentò per i gravi fatti accaduti nella sua piccola frazione: «A Prestento sono sopra pensiero per timore che scoppi qualche disastrosa epidemia. Tutto intorno alle colline, specialmente verso Valle [frazione vicina] e qualcuno anche nel piano, vi sono circa un centinaio di vittime assassinate mezzo insepolte e cioè tedeschi, cosacchi, repubblicani e gente privata. Tra queste vittime vi è una giovane triestina di 16 anni, che insieme alla madre e a una sorella più giovane, era solita fare la spola da Trieste a Valle, portando del sale e riportando del burro. Fu fermata dai partigiani mentre discendeva da Valle. Fu allontanata la madre e la sorella con le minacce. Questi messeri, dopo averla violata, la uccisero a colpi di rivoltella, scavarono una piccola fossa e la gettarono dentro. Uno che è passato per là, disse che i capelli di questa povera vittima si vedevano sopraterra. Furono pure assassinati i coniugi di Ronchi Venturini Giovanni e Passoni Alba» (Idem, p. 284).

I metodi dei partigiani garibaldini erano molto spicci. Nella zona di Buttrio “quando qualche ragazza simpatizzava un po’ troppo con i Tedeschi, i partigiani la prelevavano in casa e la portavano nella casetta e lì, non badando al colore dei capelli, la tosavano a zero gratuitamente” (Buiatti 2011, p. 121).

Gli arruolamenti garibaldini spesso erano forzati. O sei con me, o sei contro di me. Di solito gli altri partigiani venivano tacciati di essere: badogliani fascisti. Luigino Peressini ha riferito: “Ricordo che mio padre, dopo l’8 settembre 1943 nella zona di Pinzano ricevette un biglietto di arruolamento tra i partigiani comunisti, ma lui non aveva quella idea, così si mise con quelli della Osoppo”.

I crimini di Maks – Era un sanguinario dei GAP di Manzano, Corno di Rosazzo e San Giovanni al Natisone (UD). Terrorizzava tutta la popolazione fino a Cormons (GO) e gli stessi suoi partigiani garibaldini. Come ha raccontato A.B., suo sottoposto: “Si sapeva che Giacca e Maks volevano fare pulizia, allora, si veve plui pôre di lôr che dai todescs (si aveva più paura di loro che dei tedeschi). Erano le notti dell’apocalisse”. Giacca è il nome di battaglia di Mario Toffanin (Padova 1912 – Sesana, Slovenia 1999), il comandante partigiano che, su mandato del Comando del IX Korpus sloveno e dei dirigenti della Federazione del PCI di Udine, effettuò le uccisioni a Porzûs di 17 partigiani osovani.

Mario Karis, detto “Maks”, fucilava o bastonava impiegati e “fascisti attivi, ma non delinquenti” pure a guerra finita, come capitò a Felchero Bruno [Felcaro, NdR], di Bolzano, nel comune di San Giovanni al Natisone, dopo le percosse e le sevizie, fu “finito sul greto del Natisone in località Fornasatte” (D’osualdo 2017, p. 200). Bruno Felcaro, nato il 4 dicembre 1921 a San Giovanni al Natisone, sergente del reggimento Tagliamento, compare nell’Albo Caduti e Dispersi della RSI, a cura di Arturo Conti. Felcaro risulta “assassinato” il 27 maggio 1945.

Certi capi partigiani garibaldini erano così. Il comandante “Gracco” ad esempio vedeva “fascisti dappertutto. Se uno non gli era simpatico diceva: – Quello lì è un fascista, bisogna fucilarlo. Testimonianza di un suo autorevole compagno di lotta” (Conedera 2023, p. 27). Si sofferma pure Cino Boccazzi sul tema delle “fucilazioni facili” da parte dei GAP, o dei partigiani comunisti (Boccazzi 1972, pp. 40, 114 e 126).

Lo stesso Mario L., intoccabile caporione garibaldino, in realtà era “molto cattivo, se non eseguivi quello che diceva, ti rimbeccava con questa frase: se non ti va bene, quella è la pala, scavati la fossa che fucilo pure te. – ha riferito G.P.F. – Così raccontava mio padre, che assieme a mio fratello era nei partigiani della Osoppo sulle casere del Monte Plauris dove finivano certi garibaldini, passando dalla parte della Osoppo, stufi di vedere tutti quegli ammazzamenti ”. Non a caso il professore Sergio Sarti, detto “Gino”, altro osovano, lo presenta pur in forma romanzata come il responsabile dell’eccidio di Porzûs (Sarti 2023, p. 27).

La tragica fine di Ferdinando Tacoli – Partigiano della Osoppo Friuli, Ferdinando Tacoli (1921-1944) fu ucciso in uno scontro a fuoco con un reparto tedesco, ad Adegliacco, frazione di Tavagnacco, nella piazza della chiesa. Si era recato nella fabbrica di scarpe posta a fianco alla chiesa per ritirare una partita di calzature da portare agli osovani in montagna con un camioncino. Aveva preso accordi con il titolare della fabbrica: avrebbe ritirato le scarpe consegnando il denaro pattuito. La squadra di osovani venuta a prendere le calzature si trovò ad attenderli una squadra di soldati tedeschi: era un’imboscata vera e propria. Tacoli fu colpito, ma reagì sparando col mitra Sten colpendo vari tedeschi. Poi fu stroncato con un colpo in fronte.

La trappola in cui caddero i partigiani osovani ad Adegliacco, con la morte del capitano Tacoli il 6 luglio 1944, fu suggerita ai nazisti nientemeno che dai partigiani gappisti di Tavagnacco, secondo la testimonianza di Igino Bertoldi. “È stato un complotto dei GAP di Tavagnacco per far fuori il patriota osovano Tacoli, troppo bravo a raccogliere armi e uomini tra le sue fila – ha sostenuto Igino Bertoldi – infatti i tedeschi erano così ben informati da aver messo un cecchino sul campanile della chiesa, che gli ha sparato alla testa. In paese si sa che furono i gappisti Lino Cristofoli e Enrico Toffolo a volerlo eliminare con una spiata. Dopo la guerra, per il rimorso, quei due non riuscivano a dormire e giravano di notte per il paese. Toffolo è pure emigrato in Australia, ma il sangue dei morti innocenti l’ha perseguitato sempre”.

Ecco cosa ha scritto, di Ferdinando, la sorella Maria Pia Tacoli: “Vestito da carrettiere partiva con un carro e un cavallo da casa. Giungeva verso sera ad Attimis e durante la notte con alcuni compagni faceva il carico, aspettando nascosti in catapecchie, a volte nel bosco, che cessasse il coprifuoco. Verso le prime luci dell’alba ripartiva… le casse d’armi e munizioni erano coperte con fieno e paglia. Tutti quei trasporti si effettuarono felicemente, alcune volte sotto il naso dei tedeschi e repubblicani” (Sarti 2019, p. 23). 

Lapide dedicata a Ferdinando Tacoli a Adegliacco di Tavagnacco (UD). Foto: www.partigianiosoppo.it

Certi storici descrivono la soppressione di un partigiano osovano effettuata dai garibaldini comunisti di Tavagnacco genericamente in questo modo: “Stella Arrigo (Robur). Classe 1923. Partigiano 3^ Brg. Osoppo Friuli. Ucciso a Laipacco il 28.4.1945 da forze partigiane”. Laipacco è una frazione del Comune di Udine. È il prete della Vicaria di Colugna di Tavagnacco a scrivere meglio nel Libro Storico: “6 maggio. Si scopre il suo cadavere [di Stella Arrigo, NdR] nei pressi di Rizzolo [frazione di Reana del Rojale] e lo si porta al Cimitero di Udine. Solo tra qualche po’ si potrà appurare la verità. Orrenda rappresaglia? Purtroppo, e di paesani che sarebbe, è facile identificare. Qui risiedono, circolano gli assassini. Mostruoso ma vero. Motivo? Che dalla Garibaldi era passato all’Osoppo. Nient’altro” (Angeli 1994, pp. 139, 167-168). Le lapidi si lasciano scrivere. La verità e il rimorso dell’assassino, tante volte, finiscono nel confessionale.

Sono riusciti a salvare la ghirba sei militari italiani di Gorizia durante i primi giorni dell’occupazione del IX Korpus sloveno, avvenuta tra il 2 maggio e l’11 giugno 1945. È stato Sergio Pacori a nasconderli in una stanza di casa. “Quando sono arrivati i partigiani titini per controllare le abitazioni – ha detto Pacori – conoscendo lo sloveno, li ho intrattenuti e portati in giro per la casa, senza farli entrare, ovviamente, nel vano degli sbandati, finito il controllo i titini se ne sono andati soddisfatti e io avevo salvato quei sei soldati italiani dalla deportazione in Jugoslavia”.

Nel clima del dopoguerra vien da chiedersi quale ruolo avesse la missione sovietica Ribacencov, con sede a Circhina (ex provincia di Gorizia, oggi Slovenia) e uffici di spionaggio a Udine, in via Martignacco.

Fonti orali – Le interviste (int.) sono state condotte a Udine da Elio Varutti con penna, taccuino e macchina fotografica, se non altrimenti indicato.
– Igino Bertoldi, detto Ercole, Bogomiro o Ragamir, nato a Tavagnacco (UD) il 29 agosto 1926, int. del 18 luglio 2023 a Tavagnacco e messaggio del 26 luglio 2023. Bertoldi si è avvalso pure dei ricordi di Ildebrando Giacomini, simpatizzante della Osoppo.

– A. B., San Giovanni al Natisone, int. del 22 giugno 2015.

– G.P.F., Gemona del Friuli 1938, int. del 7 luglio 2023.

– Sergio Pacori, Gargaro (ex provincia di Gorizia, oggi Slovenia) 1933, esule a Gorizia, int. del 17 maggio 2023 ed e-mail del 22 luglio 2023.

– Luigino Peressini, Udine 1960, int. del 23 luglio 2023.

Bibliografia

– Giannino Angeli, Viva l’Italia libera! (1943-1945). (Storia, memorie, testimonianze dei tempi di guerra nel Comune di Tavagnacco), Comune di Tavagnacco (UD), Comitato per il 50° anniversario della Liberazione, 1994.

– Cino Boccazzi, Tenente Piave, Missione Bergenfield a Coldiluna, [s.e.] Udine, Arti Grafiche Friulane, 1972.

– Olivo Buiatti, La vita prosegue ancora [s.e.], Buttrio (UD), Tecno Copy Buri, 2011.

– Gianni Conedera, “I fratelli Lupieri e i partigiani”, «Messaggero Veneto», Lettere, 10 luglio 2023, p. 27.

– Arturo Conti (a cura di), Albo Caduti e Dispersi della RSI, formato PDF, 2019.

– Nilo D’Osualdo Filos, Il ribelle, Udine, Gaspari, 2017.

– Faustino Nazzi, Chiesa e fascismo nella Slavia friulana: anni Trenta e Quaranta, formato PDF, 2008, pp. 272-311.

– Sergio Sarti (Gino), Ferdinando Tacoli “il marchese partigiano” (1^ edizione: 1993), Udine, Associazione Partigiani Osoppo Friuli, 2019.

– Sergio Sarti, Fino all’alba, romanzo, Udine, Aviani & Aviani, 2023.

Saggio di: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Maria Iole Furlan e E. Varutti. Lettori: Bruno Bonetti, Sergio Satti (ANVGD di Udine) e il professore Ezio Cragnolini. Per i suggerimenti bibliografici si ringrazia l’architetto Franco Pischiutti (ANVGD di Udine). Fotografie dalle fonti citate. Adesioni al progetto: ANVGD di Arezzo e Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Per la cortese collaborazione riservata si ringraziano gli operatori e le direzioni delle seguenti biblioteche di Udine: Civica “Vincenzo Joppi”; Biblioteca del Seminario Arcivescovile “Pietro Bertolla”; Biblioteca dell’ANVGD; Biblioteca della Società Filologica Friulana e Biblioteca “Renato Del Din” dell’Associazione Partigiani Osoppo-Friuli.

Ricerche per il blog presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/ 

Fonte: Elio Varutti – 31/07/2023

 

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