Un grande incontro, quello di ieri mattina al Salone degli Incanti, alla quale hanno preso parte per presentare le proprie proposte editoriali e i propri punti di vista sulla diffusione del patrimonio letterario in lingua italiana da parte delle comunità minoritarie diversi partecipanti delle più importanti realtà del settore.
Il titolo”Rapporti e sinergie da costruire” ha visto la presenza di Giovanni Radossi, (CRS di Rovigno), Silvio Delbello, (IRCI di Trieste), Società Dalmata di Storia Patria-Roma (Rita Tolomeo), Società Istriana di Archeologia e Storia Patria-Trieste (Maria Laura Iona), Fondazione Rustia Traine (Renzo de’ Vidovich), Fondazione Perlasca-Padova (Luciana Amadio e Adriana Ivanov), Lega Nazionale (Paolo Sardos Albertini), Società Dalmata di Storia Patria-Venezia (Franco Luxardo), Coordinamento Adriatico (Liliana Martissa Mengoli) e con la partecipazione dell’Archivio di Stato di Trieste (Grazia Tatò).
Bruno Crevato-Selvaggi, della Società dalmata di Storia Patria, ha moderato l’incontro che ha avuto diversi aspetti di approfondimento. Dietro alla mole imponenti di lavori, di studi, di ricerche presentate, risiedono anche le difficoltà oggettive nel mantenere vivo un filone culturale nato, per alcuni, in una terra di assimilazione; rimane però la speranza di tramandare non solo una memoria storica, quanto soprattutto una sistema di valori. Quindi, se nel proprio immaginario non riescono ad estraniarsi le immagini di un ricco e luminoso mondo passato, quasi parallelo, attualmente questo rischia senza dubbio di scomparire in quello delle future generazioni; tra chi parla c’è quindi lo sforzo di tutelare chi, in maniera molto contemporanea volendo, ha ancora voglia di uscire dall’angustia delle divisioni interne di una compagine troppo piccola per potere superare indenne le conseguenze della chiusura culturale, emotiva e mentale all’interno di un piccolo universo comune.
Giovanni Radossi, del Centro di ricerche Storiche di Rovigno, a questo si richiamava nel suo appello al mondo degli esuli di voltar pagina, di evitare le contrapposizioni sterili e di guardare, sostanzialmente, in faccia la realtà, quella costruttiva, europea e strettamente sinergica che molto velocemente il presente impone; figuriamoci, quindi, cosa potrebbe fare il prossimo futuro.
Guardando ai dati, i 100.000 volumi del CRS sono un ottimo esempio di ciò che è possibile fare partendo da una condizione oggettivamente difficile, come quella che può essere stata quella della minoranza italiana nella ex Jugoslavia. Un ricordo, ma anche un esempio riconducibile ai fatti.