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L’istriano Pietro Grassi “Pescatore di luce” (retecivica.trieste.it 05 ott)

Mare, Carso e fiori, architetture, astratti, figure e sacri, ma anche strutture portuali, dalla periferia industriale triestina alla fabbriche, sono i temi preponderanti delle 62 opere del pittore di origine istriana, triestino d’adozione Pietro Grassi, esposte nella Sala ‘Umberto Veruda’ di Palazzo Costanzi, nella mostra dal titolo “Pietro Grassi. Pescatore di Luce”- realizzata dal Comune di Trieste – Area Cultura, Servizio Promozione e Progetti Culturali, con il contributo della Fondazione CRTrieste e la partecipazione della famiglia Grassi.

 

Alla presentazione avvenuta stamane, sono intervenuti il Vicesindaco Fabiana vMartini, il direttore del Servizio Promozione e Progetti Culturali Adriano Dugulin, la curatrice della mostra Anna Krekic e le figlie di Pietro Grassi, Serena e Sandra.

 

L’esposizione ripercorre l’intera produzione di Pietro Grassi, dalle opere più antiche, alle più recenti. “Una mostra di straordinaria bellezza e che invita alla contemplazione per recepire l’omaggio che Grassi fa all’“anima marina” della nostra città, come scrive Claudio Magris nella prefazione del catalogo della mostra, quando si riferisce alle due anime di Trieste: quella mitteleuropea e quella marina e lo definisce ‘un notevolissimo pittore, un grande poeta del mare in quegli incredibili e variati azzurri marini, in quel mare ora celeste, ora cupamente e tragicamente blu..’. Queste opere sono appunto un invito a contemplare il mare che la natura ha ricamato su queste terre e che l’autore è riuscito a raffigurare con profondità ‘pescando la luce’ giusta per i suoi quadri. Un ringraziamento alla famiglia per averci dato la possibilità di ‘abbeverarsi’ alle sue opere e alla loro essenza”.

 

Dugulin, ringraziando tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione dell’allestimento, ha definito ‘una piccola vittoria, un momento di gioia’ aver avuto la possibilità di esporre opere di grande qualità di un pittore quale Grassi, a quattro anni dalla sua scomparsa, per celebrarne la lunga e stimata carriera e che fin da ragazzino era affascinato dagli orizzonti marini, lasciando immaginare nuovi mondi e luoghi. I suoi dipinti possiedono una limpidezza e profondità che rimandano con l’immaginazione all’azzurro dell’acqua e del mare, agli orizzonti che rimandano ad altri orizzonti, spazi infiniti e poi luce che trasfigura la realtà e l’anima per il giovane figlio del guardiano di fari”.

 

Sandra e Serena parlando del padre, hanno ricordato l’affermazione di un critico degli anni ‘ 60 : “Pietro Grassi è uno vero”. Le sue relazioni con le persone erano dirette, schiette, senza filtri. Non ha mai voluto nessuna monografia, per quanto abbia collezionato un numero altissimo di critici d’arte che parlassero della sua pittura. Amava ‘pescare la luce’ che serviva a far cantare i suoi colori. Ci sarebbe tanto da dire su di lui, ma anche a noi piace affermare, come nostro padre: “I quadri parla soli”.

 

I temi delle opere di Grassi sono tratti dai luoghi della sua vita (Trieste, Umago, l’Istria). Più spesso sono immagini che escono dalla memoria, suggestioni che riaffiorano. Anche per questa indefinitezza, di soggetto ma pure di resa tecnica, i suoi quadri sono spesso al limite tra il figurativo e l’astratto. Cosicché chi osserva può vedere macchie di colore o un tripudio di fiori, una composizione astratta o delle finestre.

 

Fino a tutti gli anni ’80 lavora soprattutto con l’olio. All’inizio dei ’90 una forte reazione allergica lo costringe a passare all’acrilico, con cui riesce tuttavia a ottenere effetti quasi del tutto identici a quelli precedenti.

 

La pittura di Grassi è, nel solco della tradizione veneziana, innanzitutto una pittura di colore e luce, ma è anche una pittura di segno. Alcuni dipinti, come qualche liquida veduta di mare e cielo, vengono risolti dal pittore in poco tempo. Altri, invece, come certe misteriose arcate, hanno tempi di elaborazione più lunghi. È una pittura “stratificata”, vissuta, di trasparenze e sovrapposizioni, su cui tornare più volte, spesso con l’aiuto della spatola e con una fatica anche fisica. Ne risultano opere materiche, che sembrano ricami, di grande impatto emotivo per le ricche trame di colore e le intense vibrazioni di luce, che l’artista sa “pescare” con sapienza e che in certi casi convoglia in una nebbia evanescente.

 

La Mostra rimane aperta dal 6 al 28 ottobre con oraio 10.00-13.00 e 17.00-20.00 anche festivi. Ingresso libero.

 

Biografia:


Pietro Grassi nasce l’11 dicembre 1922 a Umago, cittadina costiera istriana di impronta veneziana. Per l’impiego del padre fanalista, cresce in una casa sulla scogliera. Le suggestioni dell’infanzia e della prima giovinezza in Istria – il mare, i pescatori, l’architettura veneziana – riaffioreranno in seguito, lungo tutta la carriera artistica di Pietro Grassi, in una pluralità stupefacente di forme e varianti, intrecciandosi con le visioni di Trieste, sua città d’adozione. Il primo approccio con l’arte risale agli anni della scuola, quando trascorre del tempo con la nonna e la zia materna Emma, che dipinge per diletto. Frequenta il liceo classico Combi a Capodistria.

 

Con lo scoppio della guerra è arruolato e destinato alla Bosnia, nei pressi di Mostar. Dopo l’8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi e imprigionato a Bad Vöslau, in Austria. Alla fine del conflitto, ritorna in Istria. Nel 1946 si trasferisce con la famiglia a Trieste dove conosce e sposa Margherita Zanella, da cui avrà due figlie. Entra nella Polizia del Territorio Libero di Trieste e poi, col ricongiungimento della città all’Italia nel 1954, nel Corpo di Polizia dello Stato.

 

Dedica il tempo libero alla pittura, che inizia a praticare con assiduità dal 1953. Autodidatta, non frequenta scuole d’arte né accademie. Espone le prime opere in mostre collettive fuori città (L’Aquila, Cremona, Milano, Firenze), alcune delle quali organizzate dal Circolo Artistico di Trieste cui si iscrive nel 1955. A Trieste esordisce con la prima personale nel maggio del 1959. La mostra inaugura la Galleria dei Rettori, il nuovo spazio espositivo del poeta Carolus Cergoly Serini. È un successo di pubblico e di critica.

 

Da questo momento la sua attività espositiva si fa intensa: espone per tutta la vita in un grande numero di occasioni, a Trieste e fuori, in mostre personali e collettive. Dal 2002 dipinge in un atelier, tuttora esistente, a Trieste in via F. Venezian. Muore a Trieste nel 2008.

 

(fonte www.retecivica.trieste.it 5 ottobre 2012)

 

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