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Wilma Goich: «Spero di cantare a Zara» (Voce del Popolo 16 ott)

Il nome di Wilma Goich – cantante dotata di un’ottima sensibilità musicale e di una voce dolce, garbata, ricca di toni delicati e di notevole estensione – rimanda il grande pubblico a uno tra i più popolari fra il 1965 e la seconda metà degli anni Settanta. Nota ai più soprattutto grazie al duo dei Vianella, composta oltre che da lei, anche dal marito Edoardo Vianello. Fra i suoi maggiori successi si ricordano “Ho capito che ti amo”, “Le colline sono in fiore”, “In un fiore”, “Se stasera sono qui”, “Gli occhi miei”, “Per vedere quanto è grande il mondo”, “Baci baci baci” e tanti altri successi. La cantate ligure vanta anche origini dalmate, motivo per il quale l’abbiamo incontrato per un’intervista.

 

“La mia famiglia è originaria di Zara – esordisce Wilma Goich – e giunse a Cairo Montenotte, comune della provincia di Savona, alcuni anni prima della guerra. Mio padre Ugo Goich, infatti, aveva ottenuto un impiego, come perito chimico, allo stabilimento della Montecatini, in Liguria, dove sono nata dopo che mia madre Maria Zmichich, raggiuse l’allora suo fidanzato per unirsi in matrimonio. I miei genitori, quindi, non vissero direttamente le terribili esperienze della pulizia etnica, delle foibe e dell’esodo. Ciò nonostante diversi miei parenti subirono sulla pelle prima le angherie nel dover lasciare le proprie terre di origine e poi anche le tristi vicende come profughi in Italia”.

 

I suoi genitori le parlavano mai di Zara. Che ricordi conserva?


“I miei genitori mi raccontavano in continuazione della loro città, delle loro scuole, dei loro gli amici fraterni, tra i quali anche il famoso stilista Ottavio Missoni, dei giochi in strada quando erano bambini, delle caratteristiche calli di Zara. Di come la famiglia era proprietaria di numerosi appezzamenti di terreno nella zona di Castelvenier, a pochi chilometri dalla costa. E nei cui terreni coltivavano alberi da frutta e viti, producendo un ottimo vino. Senza dimenticare l’allevamento di pecore, che permetteva di produrre gustosi latticini e lana pregiata. E poi di come si vivesse nella vita quotidiana e di tanti altri ricordi”.

 

Parla ancor sempre il dialetto veneto dalmata?


“Con miei genitori ho parlato tutta la vita in dialetto veneto dalmata. Con mia nonna, invece, comunicavo in croato, perché lei l’italiano non lo comprendeva. Purtroppo non avendo più la possibilità di parlarlo, l’ho immancabilmente dimenticato”.

 

Che cosa pensa di aver ereditato dalle radici dalmate dei suoi genitori?


“Indubbiamente il carattere. Anche se sono nata in Liguria, la mia indole è prevalentemente dalmata. Un po’ estrosa, estroversa e inevitabilmente allegra, a differenza di quella ligure, che è chiusa e ‘rocciosa’”.

 

Ritorna spesso a Zara?


“Ho visitato Zara per riscoprire le mie radici e quelle dei miei genitori. Chiaramente ho trovato la città molto diversa da come i miei me l’avevano descritta. Ciò nonostante ho colto da subito un forte collegamento con tutta la costa e le isole della Dalmazia. Mi ricordo che ci andai a visitarla spinta dai ricordi descrittivi di mia madre. Di quanto fossero splendide le isole e le città osservate dalla prospettiva dal mare con il vaporetto. È stato un incontro meraviglioso. Spero di ritornarci presto”.

 

Non ha mai avuto richieste d’ingaggio per cantare lungo la costa orientale dell’Adriatico?


“Ho cantato diverse volte in Slovenia, ma mai in Istria o in Dalmazia. Non so quale sia il motivo. Posso dire solo che il desiderio di cantare nelle terre delle mie radici è molto presente. Finché c’è vita c’è speranza”.

 

Gianfranco Miksa

“La Voce del Popolo” 16 ottobre 2012

 

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