Una storia di esuli da Cherso ai Centri Raccolta Profughi piemontesi

13.07.2025 – Era il 1948 e gli istriani venivano via dalle terre dei padri sotto la pressione dei titini, ultimi arrivati. Il trattato di pace del 10 febbraio 1947 concesse l’Istria, Fiume, Zara, oltre a gran parte delle province di Gorizia e Trieste alla Jugoslavia, perché l’Italia aveva perso la guerra. Allora ci fu l’esodo di oltre 300 mila italiani, secondo le Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica. Alcuni di loro furono destinati agli oltre 20 Centri raccolta profughi (Crp) della Toscana, altri in Piemonte, come nel caso presente. Oltre 70 mila si fermarono a Trieste, aggiornando i dati della primordiale analisi di Amedeo Colella.

Antonia Solis, detta Etta, nata nel 1925 a Cherso, provincia di Pola, avendo il diritto d’opzione firmato dalle autorità di Zagabria, partì con i familiari, nonostante fosse malata. Infatti, in base al Trattato di Parigi, testualmente, fu stabilito che: “tutte le persone di età superiore ai diciotto anni (e tutte le persone coniugate, siano esse al disotto od al disopra di tale età) la cui lingua usuale è l’italiano, abbiano facoltà di optare per la cittadinanza italiana entro il termine di un anno dall’entrata in vigore del presente Trattato. Qualunque persona che opti in tal senso conserverà la cittadinanza italiana e non si considererà avere acquistato la cittadinanza dello Stato al quale il territorio viene trasferito”. La conservazione della cittadinanza italiana implicò come conseguenza di dover lasciare le proprie terre. 

Etta Solis sorridente con la sua migliore amica a Cherso, fine anni ’30. Collezione Attilio Cattich

I Solis passarono per Trieste, forse al Silos, giungendo al Centro di smistamento profughi di Udine, in via Pradamano 21, in una caserma della ex-GIL. Colpita da una tremenda pleurite, Zia Etta si spense proprio nel campo profughi di Udine, tra i vari box familiari e i letti a castello. Il giorno del suo funerale solo i parenti stretti poterono accompagnarla al cimitero di Udine. Il 14 luglio 1948 c’era stato l’attentato contro il segretario del PCI Palmiro Togliatti e tutti i profughi erano stati trattenuti nei rispettivi campi per paura di incidenti di natura politica, essendo comunemente additati al pubblico ludibrio come “fascisti in fuga”. I familiari di Etta Solis, dopo una breve permanenza a Udine, furono destinati al Centro raccolta profughi (Crp) di Tortona (AL).

Comincia così il racconto di Attilio Cattich, nato a Torino e quindi un “cucciolo dell’esodo”, nell’originale accezione di Michele Zacchigna, un istriano patoco. “È dalla mia famiglia che ho i racconti sulla Zia Etta, sorella di mia mamma – ha spiegato il signor Cattich – che era Marina Solis, del 1928. Lei con tutta la famiglia Solis fu assegnata al Crp della Caserma Passalacqua di Tortona, in provincia di Alessandria. Conosceva già il mio papà, Alferio Cattich, nato a Lussinpiccolo nel 1925 e che con la sua famiglia era invece stato assegnato al Crp delle Casermette di Torino, in Borgo San Paolo. L’amore sopravvisse alla distanza tra i due Crp, in forma epistolare ovviamente, e nel 1951 i miei genitori si sposarono, poi ottennero una casa popolare e, nel 1953, nacqui io. Ricordo che pure un’altra sorella Solis morì a Cherso per malattie polmonari. Il papà scappò dall’Istria a piedi nel 1947 e in vari modi giunse a Trieste e, infine, al Crp di Torino”.

L’amore al tempo dei campi profughi coinvolse vari esuli, come nel Crp di Lucca, quando Elvira Casarsa e Franco Dainese, di Parenzo, si sposarono nel 1949, o anche per Maria Maracich, di Veglia e Gino Beltramini, andati sposi nel Crp di Migliarino Pisano (PI) nel 1950, o a Tiblias Laura, nata a Fiume e a Ritschl Luciano, di Pola, sposi nel Crp di Cibali (CT) nel 1952, oppure nel Crp di Marina di Carrara (MS), nel 1957, per gli istriani Antonio Callegaro e Bruna Puzzer. 

Centro raccolta profughi di Tortona, 1948 – Marina Solis con bimbi del campo. Collezione Attilio Cattich

C’è un altro ricordo particolare? “Sì, mio nonno Francesco Solis era messo comunale nel Comune di Cherso. Era stato assunto fin dal 1919 come ‘accendi-fanali’ – ha aggiunto Cattich – e dopo il 1945 fu arrestato dalle autorità jugoslave che lo imprigionarono in quanto ‘rappresentante dello Stato’ e quindi ‘nemico del popolo’. Fu detenuto per oltre un anno nel carcere di Albona. Fu liberato ma, dopo l’esodo parlava poco, soprattutto della prigionia, era molto schivo, gli diedero un lavoro a Campobasso, poi, andando in pensione, tornò a Tortona, proprio in questa città dove la famiglia Solis aveva trascorso qualche anno al Crp e dove ancora oggi ho dei cugini. Altri parenti Cattich si trasferirono invece a Genova e a Trieste”.

Com’era il Crp delle Casermette di Torino? “I bambini giocavano tanto e insieme, i giovani come mio papà si ricordavano delle cose belle – ha replicato il testimone – dai racconti dei genitori so che c’era freddo e promiscuità, con  le coperte appese a dei fili per fare dei divisori tra un box familiare e l’altro. Ma si ricordano anche gli immancabili cori (fiumani e polesani) e le squadre di calcio. Mi diceva mio padre che tutti avevano come idolo il calciatore fiumano Ezio Loik, del grande Torino. Nei Crp di Tortona e in quello di Torino c’erano pure comunità di rimpatriati italiani dalla Grecia e dalla Tunisia”. 

Centro raccolta profughi “Casermette” di Torino, 28 agosto 1947 – Foto mandata a Marina Solis da Alferio Cattich. Collezione Attilio Cattich
Certi storici negazionisti affermano che gli italiani in Istria, Fiume e Dalmazia, furono portati dal fascismo come colonizzatori. Cosa può dire in merito?

“Pensi che in Istria i primi Solis, mia madre per l’appunto era una Solis – ha aggiunto il testimone – si riscontrano a Cherso dal 1400 circa, quando uno spagnolo al seguito del Re di Francia, dopo aver da lui ottenuto un titolo nobiliare per i suoi servigi, si trovò a Ossero, dove conobbe una chersina di nome Cate. Cominciò tutto da lì. La storia mi fu raccontata dal noto pittore Matteo, “Teo/Mate” Solis (suo padre era cugino di mio nonno) che conservava la documentazione raccolta da suo zio Don Matteo Solis, già parroco a Belei prima, sull’Isola di Cherso e, poi, a Neresine, sull’Isola di Lussino. I Cattich invece sono originari della Dalmazia. ma almeno dal 1600 vivevano a Lussinpiccolo”.

Lei è socio dell’ANVGD? “Sì certo, sono socio da vari anni dell’Associazione, Comitato Provinciale di Torino e mi capita anche di partecipare ad eventi istituzionali o con studenti per parlare delle nostre vicende” – ha detto Attilio Cattich, con orgoglio, concludendo l’intervista.

Da una ricerca sui cognomi Solis e Cattich si è scoperto che il tale Antonio Solis, dopo l’occupazione titina di Fiume del 1945, subì il “sequestro e la confisca dei beni”, oltre a una condanna di “sei mesi per sabotaggio economico” dalla cosiddetta Pretura Popolare di Fiume (Ballarini A, Sobolevski M 2002 : 235). Era solo un commerciante il Solis di Fiume. Secondo lo stradario di Massimo Superina, detto Antonio Solis conduceva un “taxi pubblico”, oltre a gestire un negozio di varie attività: “panificio-biscotti-commestibili-vini e liquori”, in via Cavour numero 5, dal 1922. Anche Antonio Solis junior, probabilmente il figlio, nello stesso sito, dal 1937, gestiva certe “rappresentanze commerciali” (Superina M 2023 : 59). C’erano altri Solis con bottega. Ad esempio Francesco Solis aveva un negozio di “moda e stoffe” in via Simonetti numero 2, dal 1925 e un’attività di spedizioniere, nel 1942, in via Tiziano numero 14. Dal 1930, pure Giovanni Solis aveva un negozio di “abbigliamento” in via Simonetti, 2. Bernardina Pucikar in Solis, infine, aveva un’attività di “panificio-commestibili e coloniali”, dal 1937, in via Tiziano numero 32 (Idem : 232, 242).

Fonte: ANVGD Udine – 27.05.2025

 

0 Condivisioni