di MATTEO UNTERWEGER
TRIESTE. Un mistero. Sulla casetta di Buie d’Istria, indicata da alcune voci come una delle possibili cause di tensione fra Marino e Giorgio Papo, è buio: nemmeno i familiari dell’uomo che, all’alba di domenica, ha ucciso il fratello sono a conoscenza dell’esistenza di quella presunta proprietà contesa. «Non ne so, non ne sappiamo niente», dice uno dei figli di Marino Papo mentre si trova al lavoro. È l’unica frase che riesce a pronunciare, visibilmente scosso. Preferisce non rivelare il proprio nome e, in merito alla tragedia di via Lorenzetti, chiarisce: «Non voglio dire nulla».
Su eredità e litigi, quindi, nessuna conferma. La zona d’ombra sui rapporti fra i due protagonisti dell’omicidio di Ponziana e sui perché Marino Papo si sia scagliato sul congiunto rimane intatta. Almeno per ora, in attesa che l’assassino venga interrogato nuovamente e possa in qualche modo fare chiarezza sull’accaduto.
Gli interrogativi non trovano risposte nemmeno fra le chiacchiere che si spargono solitamente nei rioni. Nella fattispecie in quello ponzianino, dove risiedeva la vittima, Giorgio Papo. Emerge, invece, qualche particolare sulla vita di ogni giorno dell’uomo. «Lo conoscevamo di vista – racconta Valentina, dipendente del panificio Giurco di via Lorenzetti – perché veniva quotidianamente da noi a comperare il pane. All’apparenza sembrava una persona semplice, tranquilla. Insomma, assolutamente normale. Non l’avevo mai sentito parlare dei fatti suoi». Dalla sua abitazione, insomma, Giorgio Papo usciva per percorrere qualche decina di metri praticamente tutte le mattine. Ma il suo giretto non si limitava agli acquisti dei beni di prima necessità. «L’ho visto spesso entrare qui e sedersi ad uno dei tavolini per leggere il giornale e bere il caffè», è la testimonianza di una donna all’interno del bar Ponziana. Dai suoi ricordi, spunta un altro particolare: «Devo dire che in passato, al bar, ho notato con maggiore frequenza la presenza dell’altro fratello, quello magro (Marino, ndr). Se entravano a bere il caffè assieme? Questo, sinceramente, non lo rammento».
Qualche apparizione, Giorgio Papo l’aveva fatta negli anni anche al Bar Tris, all’angolo fra via Trissino e via Visinada. Ma nessuno degli abituali frequentatori, né il gestore, erano entrati in confidenza con lui. «Ho lavorato anch’io in Ferriera per anni, ma non lo conoscevo di persona», dice un ex dipendente dello stabilimento di Servola. «Ci hanno riferito di averlo visto qui in passato, ma non era un cliente affezionato», gli fa eco un altro uomo seduto allo stesso tavolo, all’esterno del locale.