ANVGD_cover-post-no-img

Un medievalista svela l’enigma del Prosecco (Il Piccolo 07 ott)

Oggigiorno del castello di Prosecco non restano che poche rovine. Eppure è proprio tra quelle pietre che si nasconde la soluzione di un enigma che da moltissimo tempo turba i sogni di chi si occupa di storia dei vini: l’origine del nome di un prodotto, il Prosecco appunto, che si riscontra dal Veneto alla Dalmazia, passando per l’omonimo paesino carsico.

 

A svelarla è Fulvio Colombo, storico medievalista triestino: «Ormai da trent’anni nel corso delle mie ricerche mi capitava d’imbattermi in questo problema – spiega -. Fino a quando ho deciso di provare a gettare una luce su alcune aree perdute della storia delle nostre terre». Il risultato è un libro, intitolato “Prosecco perché? Le nobili origini di un vino triestino”, che verrà presto pubblicato da Luglio Editore.

 

«Le novità più importanti del mio libro sono principalmente due – racconta l’autore -. La prima è la centralità del castello di Prosecco nella vicenda di questo vino, la seconda è lo spostamento dell’origine del prodotto dal Carso al mare». Questo, in estrema sintesi, il succo della ricerca: vini di nome Prosecco sono attestati in Veneto, conosciuti a livello mondiale, in Dalmazia e in Provincia di Trieste, dove si trova anche l’omonimo paese. La presenza di un toponimo attestato fin dal XIII secolo già deporrebbe in favore dell’origine triestina del vino, ma Colombo ha finalmente chiarito in che modo il nome di un paesino poco atto alla grande viticoltura sia potuto passare a un celebre vino.

 

Un vino molto apprezzato veniva prodotto nel Basso medioevo nei declivi sottostanti al ciglione carsico, spiega Colombo, a ridosso del mare. «In tutto il territorio comunale triestino, la viticoltura era l’attività principale e il prodotto delle vigne dava luogo ad un vino di qualità chiamato “ribola”». Agli inizi del XIV secolo viene edificato nei pressi di Prosecco il castello di Moncholano che alla fine del secolo comincia ad essere chiamato, prima nei documenti in tedesco e poi in quelli in latino ed italiano: castello o torre di Prosecco.

 

Nel XVI secolo interviene quella che è una vera a propria operazione di marketing: l’umanista triestino Pietro Bonomo identifica il castello di Prosecco con il «castellum nobile vino Pucinum» di cui parla la Naturalis Historia di Plinio. In questo modo Bonomo individua nella locale ribolla l’erede dell’antico «vino Pucinum», le cui qualità vengono più volte decantate nelle sue opere. L’identificazione della ribolla con il Pucino ha successo, ed è breve il passaggio dal nome antico a quello contemporaneo del castello: Prosecco. «In seguito il nome si diffonde – conclude lo storico -, a designare un vino dolce, prodotto con uve stagionate sulla pianta e raccolte a fine ottobre, prima nel goriziano e tramite Venezia nel vicentino, nel trevigiano e in Dalmazia».

 

Giovanni Tomasin

“Il Piccolo” 7 ottobre 2012

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.