Avrebbe dovuto trascorrere vent’anni in carcere per crimini di guerra, dopo la condanna a 20 anni di reclusione decisa dal Tribunale penale per l’ex Jugoslavia (Tpi) nel 2003. Ma Mladen Naletilic, detto “Tuta”, potrebbe presto essere rilasciato dal carcere di Rebibbia, dove era stato condotto per scontare la pena. Le precarie condizioni di salute del carcerato hanno infatti spinto la magistratura italiana a considerarne il rilascio anticipato e la sua espulsione verso la Croazia. Un rilascio che ha creato un polverone in tutti i Balcani, e in Bosnia in particolare, dove “Tuta” è ricordato come uno dei criminali più crudeli dell’ultimo conflitto, «giudicato colpevole di persecuzioni per ragioni politiche, razziali e religiose, violazioni delle leggi di guerra, saccheggi, torture e deportazioni», recita la sentenza del Tpi.
Naletilic, croato-bosniaco che, a capo del tristemente celebre “battaglione dei convitti”, inquadrato nel Consiglio croato di difesa, «ripetutamente commise atrocità» a Mostar, dove in due centri di detenzione sottopose a supplizio bosniaci musulmani. «Ordinò la distruzione di tutte le case musulmane» nel villaggio di Doljani nell’aprile 1993, «deportò 400 civili musulmani» dalla stessa area qualche settimana dopo. E «usò prigionieri di guerra per scavare trincee nei pressi della propria villa», ricorda sempre il tribunale dell’Aja.
Non si hanno ancora notizie certe sulla data e sulle modalità esatte del ritorno nei Balcani di “Tuta”, mentre le autorità giudiziarie croate hanno fatto sapere di non essere state ancora informate dagli omologhi italiani del prossimo rilascio di Naletilic. Una precisazione che apre l’ipotesi di un potenziale trasferimento di “Tuta” dall’Italia alla Bosnia, procedura simile a quella seguita per un sottoposto di Naletilic, Vinko Martinovic “Stela”, condannato a 18 anni di carcere per crimini compiuti sempre nell’area di Mostar, rilasciato dopo aver ottenuto uno sconto di pena pari a un terzo della condanna e tornato a vivere nel 2011 a Mostar, sul luogo del delitto.
(fonte “Il Piccolo” 19 febbraio 2013)
Mladen Naletilic ai tempi del processo all’Aja (foto www.ekspresno.info)