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Trieste e l’Italia (Il Piccolo 22 feb)

LETTERE

In merito alla risposta a Dario Cossi di Paolo Rumiz, non mi soffermo sui diversi punti di vista, se non per segnalare un elemento non valido delle tesi di Rumiz. Se è vero che nel corso del tardo Medioevo e prima età moderna la Serenissima resse alla concorrenza tirrenica, ciò non può assolutamente essere confrontato con la situazione di Trieste dopo l'unità di Italia, quando Trieste smise di essere il maggior porto di uno stato imperiale. In questo senso, il fascismo si pose in continuità con le politiche già avviate dal Regno d'Italia prima di Mussolini. Per questo Rumiz potrebbe leggere o rileggere un libro dello storico Giulio Sapelli su Trieste.

Imputare ogni responsabilità dei mali delle nostre zone al fascismo è un'abitudine vecchia quanto poco fondata.

Michele Invernizzi

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Concordo, né del resto ho mai sostenuto il contrario. L’Italia aveva già punito Venezia dopo il 1866 prima di punire Trieste dal 1920 in poi. L’elemento tirrenocentrico dell’Italia post-risorgimentale è una delle continuità tra prima e dopo la guerra mondiale. Non fu affatto malvagia la politica fascista in tema di trasporti. Le ferrovie raggiunsero il massimo del trasporto passeggeri. Oggi al confronto assistiamo solo a una scandalosa decadenza. Ma l’Austria aveva fatto di meglio per Trieste. È innegabile. Da allora non è stato aggiunto nulla. Semmai tolto.

Paolo Rumiz

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