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Tricolore sloveno: scuse della preside al sindaco (Il Piccolo 11 dic)

di ELISA COLONI

«Quello che è successo l’altro ieri alla scuola slovena Finzgar mi rammarica. La dirigente scolastica ha mostrato scarsa conoscenza delle procedure di protocollo, che prevedono l’utilizzo del tricolore italiano, e mancanza di tatto». Il «nastro della discordia» continua a far discutere. E, dopo il polverone delle ultime ore, ad esprimersi ieri è stato Božidar Humar, console sloveno a Trieste ad interim.

Il console incaricato non ha esitato a «bacchettare» Fiorella Bencic, la dirigente scolastica del comprensorio didattico di San Giovanni, che martedì ha usato un nastro di stoffa di colore bianco, rosso e blu (chiaro riferimento alla bandiera della Repubblica di Slovenia) per il tradizionale taglio, in occasione dell’inaugurazione della nuova mensa dell’elementare slovena Finzgar di Barcola. Ma, pur evidenziando l’inopportunità del gesto, il rappresentante di Lubiana ha aggiunto: «Sono convinto che dietro non ci fosse alcun intento provocatorio e credo che con le eventuali scuse della responsabile la polemica potrebbe essere archiviata».

Detto, fatto. Fiorella Bencic ci aveva già pensato da sé. Nelle prima ore del mattino, infatti, la diretta interessata è corsa ai ripari, scrivendo una lettera al sindaco Dipiazza e all’assessore Franco Bandelli (presente alla cerimonia in rappresentanza del Comune, che ha sborsato 120mila euro per l’opera). Una missiva di scuse, in cui la dirigente scolastica ha scritto: «Da ex insegnante abituata a correggere compiti e ad autocorreggersi, vorrei esprimere il mio rammarico se il mio gesto di proporre un nastrino con un tricolore ”diverso” sia stato interpretato come una provocazione. Non era assolutamente nelle mie intenzioni. Con il Comune ho sempre collaborato e continuerò a farlo. Perciò vi prego di accettare questa mia correzione a un compito che ha avuto qualche sbavatura, una leggerezza».

Oltre alle parole ufficiali contenute nella lettera, Fiorella Bencic ha poi voluto mettere alcuni puntini sulle ”i”. «Negli ultimi sette anni ho organizzato l’inaugurazione di tre mense scolastiche – ha spiegato – cui non aveva mai partecipato alcun rappresentante della giunta comunale. Sono stata avvisata all’ultimo momento che sarebbe arrivato l’assessore Bandelli. Non ero preparata e mi sono servita dei pochi materiali che c’erano in quel momento a scuola, come i nastri bianco-rosso-blu, che usiamo a volte per raccogliere i mazzi di fiori. Immagino che la calma piatta del clima politico triestino avesse bisogno di peperoncino, ma le parole che ho sentito in queste ore fanno male».

La dirigente del comprensorio di San Giovanni ha avuto anche man forte da Tomaž Simcic, responsabile dell’Ufficio scolastico regionale per le scuole slovene: «Conosco Fiorella Bencic. Le credo al cento per cento: non voleva provocare. Aveva a disposizione quel nastro e l’ha usato, senza pensarci».

Polemiche rientrate, dunque? Nient’affatto. L’episodio, un bel po’ di peperoncino, sulla politica triestina l’ha gettato. Piero Camber (Fi) oggi presenterà una mozione urgente in Consiglio comunale, con cui chiedere «la censura dell’atteggiamento vergognoso e razzista della dirigente scolastica, oltre che seri provvedimenti disciplinari nei suoi confronti. Da lei dovrebbero anche arrivare scuse rivolte alla città, perché è stata questa città, italiana, a pagare la ristrutturazione della mensa». Sulla stessa linea il vicesindaco e presidente provinciale di An Paris Lippi: «Le giustificazioni della dirigente scolastica mi sembrano tentativi di salvarsi la faccia. Il suo è stato un gesto grave, per cui dovranno essere presi provvedimenti».

Usa termini più «soft», ma condanna l’episodio anche il segretario provinciale del Pd Roberto Cosolini: «È stato commesso un grave errore ma, voglio sperare, in buona fede. Questa città è riuscita ad andare avanti e non ha bisogno di iniziative personali che la facciano tornare indietro. Sarebbe bello pensare a occasioni in cui esibire entrambi i tricolori, ma quello italiano non può mai essere censurato». Il sindaco di Sgonico Mirko Sardoc afferma: «Io ho sempre usato il tricolore italiano, perché Trieste è in Italia, al di là del fatto che esiste la minoranza slovena. Quello dell’altro ieri è stato uno scivolone non da poco».

Voce fuori dal coro quelle di Peter Mocnik (Slovenska skupnost): «Si è scatenata una polemica inutile e strumentale. Si è trattato solo di un incidente di percorso privo di significato. La colpa è anche del Comune, che non provvede a fornire i nastri tricolori. E comunque la comunità slovena ha diritto di esporre i simboli della propria identità». Simile il commento dell’esponente dei Comunisti italiani Bruna Zorzini Spetic: «Inutile gridare allo scandalo. Gli italiani in Istria espongono i simboli della propria identità. Perché non lo possono fare anche gli sloveni? Le minoranze da noi sono tutelate per legge».

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