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Tomaz: “Un cofanetto di fantastoria” della Regione Veneto

Luigi Tomaz, Consigliere onorario dell'ANVGD, ha prodotto un proprio testo nel quale analizza i contenuti storici del cofanetto distribuito dalla Regione Veneto a tutte le scuole e a tutti i sindaci della regione in occasione del Giorno del Ricordo 2007. Tale cofanetto, contenente anche un video e una bandiera italiana, è stato realizzato con la collaborazione della Lega Nazionale di Trieste.

La precisa e puntuale analisi di Tomaz non lascia scampo agli autori dell'opera, ritenuta approssimata e zeppa di errori storici.

La competenza e la pragmaticità storica di Tomaz sono ben note nel mondo degli Esuli. Per questo viene continuamente invitato a dibattiti e conferenze nei quali i suoi interventi rappresentano un punto fermo per chiunque voglia ripercorrere la storia di Istria, Fiume e Dalmazia.

Nel suo scritto Tomaz cita parola per parola gli errori e ne formula le corrette affermazioni che dovevano essere fatte.

Riportiamo qui di seguito il testo completo di Luigi Tomaz.

 

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LUIGI TOMAZ
DEL COMITATO REGIONALE PERMANENTE PER LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE VENETO NELL'ISTRIA E NELLA DALMAZIA

UN "COFANETTO" DI FANTASTORIA

SUL MATERIALE DIDATTICO DISTRIBUITO DALLA REGIONE VENETO
ALLE SCUOLE DEL VENETO PER IL GIORNO DEL RICORDO 2007

La Regione del Veneto ha voluto partecipare al Giorno del Ricordo del 10 febbraio 2007 distribuendo una scatola di cartone – "cofanetto" – contenente un DVD, due opuscoletti e due bandierine, la nazionale italiana e la regionale veneta.
Gli opuscoletti sono due perché uno è destinato alle scuole medie inferiori e l'altro alle superiori.
Intervistata da Il Gazzettino – datato Treviso 9 febbraio – l'assessore regionale alle Politiche dell 'Istruzione – Formazione e Lavoro, alle precise domande ha così risposto: Assessore Donazzan, perche avete deciso di produrre questo cofanetto? […] Chi ha realizzato il cofanetto? «La Regione, in collaborazione con la Lega Nazionale di Trieste che ha curato la parte storico-scientifica, e con il Comitato 10 Febbraio, nato per promuovere il Giorno del Ricordo. Volevamo mettere materiale didattico a disposizione delle scuole del Veneto proprio perché l'anno scorso alcuni istituti, chiamati ad approfondire la vicenda, risposero che non avevano materiale su cui lavorare» […] A chi lo avete inviato? E quanto è costato? «Lo hanno ricevuto 758 scuole, 7.527 classi e tutti i 548 sindaci del Veneto per fornire le biblioteche dei paesi. E in tutto è costato 112 mila euro».
Il Gazzettino – datato Venezia 24 febbraio – ha pubblicato: L'assessore Donazzan rassicura sulla qualità e sul rigore scientifico del materiale didattico distribuito, argomentando che «è stato predisposto dalla Lega Nazionale di Trieste».

Il presidente della Lega Nazionale di Trieste figura infatti, col suo brano di presentazione, assieme al presidente del Comitato 10 Febbraio, al presidente della Regione e all'assessore alle politiche dell'Istruzione.
In quarta di copertina degli opuscoli è però anche precisato, in caratteri piccolissimi, che i testi sono di una laureata in Storia contemporanea della quale è riportato anche il nome ed il titolo della tesi con l'indicazione del relatore prof. Renzo De Felice.

Ispirati dal lodevole intento di concorrere massicciamente alla celebrazione del Giorno del Ricordo dell'Esodo giuliano dalmata e delle sue cause e conseguenze, gli ideatori regionali della clamorosa trovata hanno però avuto la poco saggia idea di non chiedere collaborazione o quantomeno qualche lume all'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia che da sessant’anni è presente sul territorio della Repubblica italiana, anche dunque in ogni provincia veneta e, con una presidenza ed un comitato attivissimi, nella stessa Venezia.
L'A.N.V.G.D. è formata di autentici esuli e loro discendenti, quindi dai depositari diretti della storia istro-dalmata nonché della storia di Venezia, che è stata per lunghi secoli anche la loro storia.
Gli ideatori regionali del "cofanetto" del materiale didattico a disposizione delle scuole del Veneto, non hanno ritenuto necessario chiedere né collaborazione né lumi neanche alla Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone che esiste in Venezia ininterrottamente da 556 (cinquecentocinquantasei) anni, e hanno snobbato la Società Dalmata di Storia Patria di Venezia che pubblica la collana di Atti e Memorie nonché, in collaborazione con la consorella di Roma, la trimestrale Rivista Dalmatica, fondata a Zara nel 1899.
Hanno preferito rivolgersi alla Lega Nazionale di Trieste che non è un'associazione di Esuli come ha riferito qualche giornale, tant'è vero che esiste da molto prima sia della seconda, sia della prima Guerra Mondiale.
Non bastando la Lega Nazionale triestina, hanno mobilitato un Comitato 10 Febbraio nato ovviamente dopo che il 10 febbraio è stato elevato a Giorno del Ricordo con la legge 92 del 2004, cioè tre anni fa.
Tutta questa brava gente ha saputo concentrare nelle poche righe di presunta storia contenuta negli opuscoletti, un tale primato di errori storici e di notizie superficiali, scoordinate ed incaute, da rischiare di compromettere la serietà della celebrazione annuale della tragedia giuliano-dalmata e la
stessa possibilità di accesso alle scuole pubbliche da parte delle associazioni degli Esuli.
Nelle paginette che seguono ho analizzato il testo dell'opuscolo destinato alle scuole superiori, riportando le frasi e i periodi degni di attenzioneaccompagnati dai miei commenti.
Tra i commenti ho inserito un brano del libretto distribuito, sotto l'egida della Regione, agli spettatori della rappresentazione Per non dimenticare allestita in varie città del Veneto per celebrare il 10 febbraio. Il libretto contiene il testo base del lavoro teatrale che inizia con una affermazione storico-geografica madornale, riguardante – va sottolineato – più la storia del Veneto che quella istro-dalmata e che s'inquadra, in coerenza stilistica perfetta, con gli opuscoli del "cofanetto".
Leggendo le paginette che seguono si trova che Augusto ha diviso l'Italia in 15 e non in 11 Regioni, un salto storico di 8 secoli – e quali secoli !- tra Augusto e Carlo Magno, il Trattato di Campoformido firmato il 17 luglio e non il 17 ottobre 1797, un impero d'Ungheria (distinto da quello d' Austria) al quale nel 1797 sarebbe stata consegnata la Dalmazia (duplice certezza balordissima ripetuta in tre occasioni distinte), un Lombardo-Veneto austriaco che comprende la Dalmazia e arriva all'Albania, una politica di snazionalizzazione che chiudeva le scuole italiane e slave e le sostituiva con scuole tedesche e ungheresi scatenando e accentuando le frizioni tra […] tedeschi e ungheresi da un lato, italiani e slavi dall'altro (sì, sì, italiani e slavi uniti per difendere le loro scuole!), la sistemazione, nella terra redenta nel 1918, di molti soldati italiani e di numerosi meridionali arrivati alla ricerca di un lavoro e di condizioni di vita migliori, e tante altre inaudite… disinvolture.
Ciò che deprime non è soltanto la faciloneria di chi ha distribuito le migliaia di "cofanetti" ad altrettanti presidi, direttori di istituti scolastici, professori, classi di studenti e sindaci, ma soprattutto la mancata reazione daparte del personale docente del Veneto contro i madornali errori storici.
Le voci di dissenso che sono state riportate dai giornali, anche di qualche decina di professori di storia di una stessa città, hanno riguardato infatti unicamente la ormai scontata protesta politica per la mancata elencazione delle colpe fasciste e militari italiane nei confronti degli Slavi. Purtroppo non si è letto altro che quanto si sente dire ormai soltanto il 10 febbraio dalla sparuta
estrema sinistra che ha votato in Parlamento contro il Giorno del Ricordo.
Faciloneria e superficialità nel trattare e divulgare la nostra antica storia danneggiano noi Esuli quanto le mistificazioni coscienti perpetrate da chi oggi possiede le nostre terre e da sessant’anni continua, pur nel variare dei regimi, ad impossessarsi impunemente anche del nostro stesso passato.
Noi Esuli abbiamo atteso l'istituzione del Giorno del Ricordo in primo luogo per poter riaffermare l'italianità storica delle nostre terre d'origine onde farla rientrare nella memoria nazionale condivisa da tutti gli Italiani e nella più vasta memoria condivisa da tutti gli Europei.
La Regione Veneto – che per noi non è una regione qualsiasi – ha speso 112 mila euro per dimostrarci che noi siamo soli nell'assillante impegno di difesa della nostra storia romana, italica, veneziana, italiana; soli nella nostra speranza che, malgrado tutto, ci ostiniamo a non definire disperata.
Questo mio non è uno sfogo retorico, e chi conosce il mio impegno lo sa bene, ma è un incitamento all'azione e alla protesta, senza temere di derogare, se è necessario, dalle buone maniere soprattutto con chi crede di poter approfittare dei nostri modi educati e responsabilmente cauti per sostituirsi grossolanamente nella difesa del nostro legittimo diritto all'autotutela.

 

LE RADICI DEL RICORDO

I CAPITOLO
DA ROMA A VENEZIA (una sola facciata)

Nel 177 a.C. i Romani conquistano l'Istria e nel 27 a.C. quando l'Italia è divisa in quindici Regioni, viene creata la Decima Regio Venezia et Histria, mentre la Dalmazia con Augusto diviene Provincia senatoria […].

Perché non è stato scritto che i Romani, prima dell'Istria avevano conquistato nel 229 la bassa Dalmazia (regno d'Illiria) e nel 219 la Dalmazia centrale?
In latino Venezia va scritta Venetia e questo errore nella terza riga dell'esordio di una lezione di storia rivolta a studenti non è poco grave!
La divisione augustea dell'Italia in Regioni oggi non è più riferita al 27 a.C., ma agli anni tra il 18 ed il 12.
La Decima Regio non fu denominata Venetia et Histria, ma Transpadana (orientalis) et Histria. Il nome di Venetia et Histria fu riconosciuto dopo tre secoli con la riforma di Diocleziano e Massirniano, quando la X Regio divenne I Provincia (minoris) Venetia et Histria.
Le regioni create da Augusto non erano quindici – 15 – ma undici – 11-.
Con la riforma di Diocleziano-Massirniano sono aumentate a 12 e poi, agli inizi del 300, in seguito a sdoppiamenti, sono arrivate al numero di diciassette – 17 -.
La Dalmazia o Illiricum fu dichiarata da Augusto Provincia senatoria, ma tosto fu mutata in imperiale per la necessità di difendere il confine del Danubio (le province senatorie erano infatti disarmate).
Più interessante sarebbe stato dire che Augusto ha riconosciuto alla Liburnia, estesa tra l'Istria ed il fiume Tizio a sud di Zara e compresa nella provincia, l'equiparazione alle regioni italiane concedendole il Diritto Italico – Jus italicum – Dominium ex Jure Quiritium -. Secondo recenti ipotesi di cattedratici insigni il Diritto italico sarebbe indice di un arretramento del
confine d'Italia originariamente posto alla foce del Tizio e indietreggiato per necessità di difesa.

[…] Carlo Magno conquista la Regione che in seguito è dominata da feudatari germanici. […]

Per quanto concisa, la storia dell'Istria e della Dalmazia non può essere insegnata saltando tra una riga e l'altra otto – 8 – secoli, quanti sono quelli che distanziano Augusto da Carlo Magno e che sono i secoli importantissimi della divisione dell'Impero Romano (con la Dalmazia, oltre all'Istria, assegnata all'Occidente), dei "Regni d'Italia barbarici", della sanguinosa e devastatrice degli Avaro-Slavi, dell'Esarcato di Ravenna, del Regno d'Italia longobardo.
Carlo Magno non conquista la Regione dell'Istria, ma la ottiene quale parte dell'Italia longobarda quando diventa anche re dei Longobardi.
I feudatari germanici dell'Istria governano originariamente a nome del Re d'Italia e l'Istria fa parte della Marca di Verona (Veneto – Friuli – Istria). Non è un particolare superfluo!
Non viene precisato che, con la tardiva conquista longobarda e poi con la Pace di Aquisgrana che delinea i confini tra i due imperi cristiani, l'Istria viene divisa da Venezia (pur rimanendo legata al Veneto) e che di conseguenza Venezia rimane isolata e unita soltanto dal mare alla Dalmazia con la quale continua ad appartenere all'impero d'Oriente.
Senza questa premessa è incomprensibile la necessità veneziana di garantirsi il possesso dell'Istria marittima.

[…] A partire dalla seconda metà del 1200 la Repubblica di Venezia inizia la conquista dell'Istria che termina nel 1420 con la dedizione di tutta la penisola alla Serenissima. […]

Venezia comincia a stringere patti con città istriane già nel X secolo.
La Promissio e poi la Pax et convenientia di Capodistria sono del 932 e del  977.
Conquista e Dedizione sono termini di ben differente significato.

[…] La Dalmazia riveste anch'essa un'importanza capitale perché rappresenta la testa di ponte della civiltà contro i Mori. […]

La testa di ponte contro i Mori si commenta da sé! La Dalmazia veneziana ha difeso l'Adriatico dalla calata dei Turchi.
Della Dalmazia non è detto se, quando e come è passata alla sovranità veneziana diretta. Non viene fatto cenno nemmeno dell'impresa del Doge Pietro Orseolo II dell'anno 1000!

[…] Venezia non vuoi cedere un 'autonoma e concorrenziale marineria alle città dalmate e per questo i Dalmati entrano spesso nel giro politico dei re d'Ungheria che invece sono larghi di privilegi e di concessioni in cambio della collaborazione militare e navale. […]

Non si dice che l'Ungheria aveva conquistato la Croazia e voleva la Dalmazia per unirsi in Adriatico con la costa pugliese del Regno di Napoli e che il grande piano strategico era coltivato dai regnanti Arpad e Angiò tra loro strettamente imparentati.
I re d'Ungheria furono larghi di promesse ma non di concessioni e non ebbero neanche occasione di chiedere particolari collaborazioni né militari né navali.
Il re Ludovico il grande, non riuscendo a conquistare la Dalmazia da terra, si alleò con mezza Europa e con alcune signorie della terraferma veneta per battere e assediare Venezia alle spalle costringendola a capitolare cedendo l'intera Dalmazia che rimase alla Corona ungarica dal 1358 al 1409. Verso la fine del cinquantennio le Comunità dalmate e i loro governatori feudali furono costretti a chiedere in prestito a Venezia delle galere armate per potersi difendere dalla pirateria divenuta padrona della costa orientale dell' Adriatico.

[…] Sia l'Istria che la Dalmazia svolgono un ruolo decisivo nella lotta contro l'impero turco e nel 1718 la Pace di Passarovitz delinea la linea Mocenigo con la quale Venezia estende il proprio dominio sino ai limiti del confine geografico della Dalmazia. […]

Questa del 1718 è la prima data riferita alla Dalmazia tra tante assai più importanti per il fine al quale il libretto regionale si presume volesse tendere prima di essere scritto. Riguarda oltretutto l'inclusione dentro il confine di San Marco di popolazioni montanare totalmente slavofone e manca .
un commento che pure potrebbe evidenziare la generosità veneto-dalmata: nell'accogliere per carità cristiana tanta gente di diversa etnia.

[…] Tra il 1200 ed il 1650 si susseguono epidemie di peste nera […]

Saltiamo sei righe che riguardano fatti molto contestati dalla storiografia istriana d'ambi i versanti e osserviamo che tra il 1200 ed il 1650 sono passati 450 anni… di peste nera!

[…] Quindi aumenta nel territorio la presenza degli Slavi. Ciononostante la lingua, gli usi e i costumi italiani si mantengono nell'intera Regione, anzi il Veneto è la lingua in uso fra tutti gli abitanti dell'Istria. […]

Questa è un'affermazione maldestra che vorrebbe, ma non riesce, rimediare alla premessa dell' aumento degli Slavi. Denota uno sconcertante semplicismo.
Nessun accenno è fatto all'originario neolatino parlato in Istria, che Dante elenca nel suo De Vulgari eloquentia tra le parlate regionali italiche sulle quali fondare la lingua ufficiale degli Italiani; quella parlata pre-veneta che poi è stata chiamata dai glottologi Istrioto, che a Rovigno è ancora in uso e che ancor si coltiva in alcune altre località del territorio istriano e nei raduni degli Esuli di Dignano dai quali è indicata come "la nostra favela".
Della Dalmazia non è nemmeno citato il neolatino Dalmatico, né la variante del Veglioto né quella ragusea.
Non si fa il nome di alcun letterato, neanche del Padre della Chiesa Gerolamo che ha dato alla Cristianità romana la lingua latina della Parola di Dio e della liturgia e che in latino ha esclamato dalmata sum.
Né si nomina il dalmata Niccolò Tommaseo che, durante il Risorgimento italiano, ha insegnato agli Italiani come si deve scrivere e parlare in italiano.

[…] Nel 1797 la Repubblica di Venezia cessa di esistere e in Istria e Dalmazia subentrano gli imperi Austriaco e Ungherese. […]

Finora si è saputo dell'Impero cosiddetto austriaco o absburgico o di Cecco-Beppe o austro-ungarico (non prima del 1867). Ora la Regione del Veneto informa gli studenti che è esistito nel 1797 anche un Impero ungherese.
Non è una svista o un refuso tipografico perche il discorso prosegue imperterrito, come stiamo per constatare.

[…] Il 17 luglio la Francia e l'Austria firmano il Trattato di Campoformido che consegna alla Francia le isole Jonie e tutti i possedimenti veneti dell'Albania. L'Austria riceve Venezia e le lagune,.l'Istria e le Bocche di Cattaro, mentre all'Ungheria è attribuita la Dalmazia. […]

Il trattato di Campoformido o Campoformio non fu firmato il 17 luglio ma il 17 ottobre. In un opuscolo di sole 14 pagine – illustrazioni fuori testo comprese – distribuito agli studenti nel dichiarato intento di purificare e correggere i testi scolastici di Storia oggi in uso, errori o sviste di questo tipo non sono ammissibili.
La spartizione dei territori della Repubblica era stata decisa col Preliminare di Leoben il 18 aprile 1797. Per l'Istria e la Dalmazia a Campoforrniosi celebrò la ratifica del fatto compiuto già durante l'estate.
È ripetuta per la seconda volta l'assegnazione della Dalmazia all'Ungheria! !
All'Ungheria non fu attribuito un bel nulla né come impero (che non esisteva neanche di nome), né come regno, né come amministrazione. La Dalmazia passò all'Impero di Vienna come l'Istria. L'Istria fu occupata in giugno e la Dalmazia tra luglio e agosto.

[…] È questa la fine della gloriosa Serenissima che sprofonda così  nel fango della sua laguna. […]

È un libero parere ma dalla Regione del Veneto ci si aspetterebbe un' immagine della Serenissima morente un po' più poetica, se non altro per rispetto alla bandierina distribuita assieme ai libretti.

 

II CAPITOLO
DALL'UNITÀ D'ITALIA ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE (mezza facciata)

[…] Con la definitiva sconfitta di Napoleone il Congresso di Vienna (1814-15) ribadisce l'assegnazione della Dalmazia all'Ungheria e del Lombardo Veneto all'Austria. […]

È ripetuto per la terza volta il falso storico dell'assegnazione della Dalmazia all'Ungheria! ! !
Nel capitolo precedente è scritto che nel 1797 l'Austria ha ricevuto Venezia e le lagune, l'Istria e le Bocche di Cattaro ed il Veneto è totalmente dimenticato. In questo secondo capitolo, a distanza di sole sei righe, salta fuori non il Veneto, ma il Lombardo-Veneto per il quale il Congresso di Vienna avrebbe ribadito quanto era stato deciso e compiuto nel 1797. Allora il Veneto era stato consegnato all'Austria in cambio della Lombardia che era appartenuta all'Austria da molto prima che Napoleone fosse venuto al mondo (Ducati di Milano e di Mantova).
Napoleone poi aveva ripreso tutto il territorio della Repubblica di SanMarco e lo aveva inserito, con la Lombardia, nel suo Regno d'Italia. Aveva quindi tolto l’Istria e la Dalmazia dal Regno d'Italia per farne la struttura portante delle "Provincie illiriche".
Il Congresso di Vienna tenne conto del Regno d'Italia ricavandone per l'Austria il Regno Lombardo-Veneto che finiva col Friuli. Separatamente il Congresso assegnò all'Austria le "Provincie illiriche" che comprendevano l'Istria e la Dalmazia già venete, assieme ai territori absburgici da secoli, quali Gorizia, Trieste, Fiume, o indipendenti da secoli come Ragusa.
Alla stessa corrente di memoria storica disinvolta appartiene la voce recitante a pag. 13 del libretto, Per non dimenticare, distribuito agli spettatori dell’omonima testimomanza teatrale, della Fondazione Atlantide del Teatro Stabile di Verona – GAT – con la partecipazione della Provincia di
Verona e la collaborazione della Regione del Veneto.
Libretto e spettacolo allargano addirittura il Lombardo-Veneto alla Dalmazia facendolo confinare con l'Albania!
Queste sono le parole: […] la costa dalmata con i centri di Signa (non Segna!), Zara, Sebenico, Traù, Spalato, Ragusa e Cattaro, ormai quasi ai confini con l'Albania, difesa da una miriade di scogli ed isolotti, di piccole e grandi isole antistanti […] Quest'angolo di terra viene così ad affacciarsi sul golfo omonimo di Fiume, chiuso a sud dalle isole di Cherso eVeglia […] e continua con quello del Quarnaro verso Pola e Lussino.
Voce recitante
Queste terre felici
(!) […] sono appartenute al Lombardo-Veneto. […]

Questo è un ulteriore saggio di fantastoria in quanto l'Istria veneta fu aggregata all'Istria austriaca nel Margraviato (Marchesato) d'Istria e la Dalmazia fu considerata Regno autonomo della Corona Imperiale.
L'Imperatore Francesco II, con Rescritto del 3 agosto 1816, stabilì infatti da Vienna: Le qui appresso accennate Provincie, che sotto la denominazione d'Illiria furono da Noi riconquistate […] conserveranno inavvenire il nome di Illiria […]. A queste saranno incorporati i distretti che erano dipendenti dal cessato Regno ltalico […] Le provincie ed i Distretti suddetti […] vengono da Noi eretti in Regno.

La Dalmazia con i circoli di Zara, Spalato, Ragusa e Cattaro, nel 1816 divenne Regno dell'Impero d'Austria rimanendo però amministrata da Vienna come provincia. La Regione Veneto dimostra di non conoscere la sua stessa storia regionale!
Né la voce recitante, né gli altri libretti regionali dicono ciò che è accaduto di veramente interessante ne11806: l'inclusione – pur breve – dell'Istria e della Dalmazia nel Regno d'Italia istituito da Napoleone.
Ma riprendiamo l'esame de Le Radici del Ricordo:

[…] (Dopo il Congresso di Vienna) Trieste diventa un grande porto commerciale. […]

In verità aveva cominciato a diventarlo un secolo prima.

[…] Pola uno (!) militare. […]

Il primo porto militare dell'Austria ottocentesca fu Venezia. Pola fu poi preferita dopo l'insurrezione di Venezia del 1848.

[…] L'Ungheria trasforma Fiume in un centro di affari per l'Europa danubiana. […]

Non si dice invece che, nel corso del secolo, Fiume divenne l'unico sbocco al mare dell'Ungheria come Città commerciale marittima, Municipio italico, corpus separatum della Corona ungarica.

[…] Con i moti italiani del 1848 le due potenze mitteleuropee iniziano una politica di snazionalizzazione chiudendo le scuole italiane e slave che vengono sostituite da quelle tedesche e ungheresi. Questa politica scatena ed accentua le frizioni tra i diversi gruppi etnici: tedeschi e ungheresi da un lato, italiani e slavi dall'altro. […]

Viene da chiedere cosa si è voluto dimostrare con questo garbuglio senza alcun fondamento.
I moti del 1848 non furono solo italiani, ma europei, e pertanto non impressionarono più di tanto l'impero sul piano delle componenti etniche.
Tra gli insorti del 1848 gli Ungheresi non furono secondi a nessun'altra nazionalità dell'impero e perciò vennero puniti, non aiutati a diffondere la loro lingua! Le due potenze Mitteleuropee nel 1848 erano una sola, l'Impero diventerà Austro-Ungarico nel 1867 assumendo due nomi ma rimanendo sotto la stessa corona regia ed imperiale.
Se gli Ungheresi possono essere considerati per la sola città di Fiume, mai veneziana, dove le scuole italiane non furono comunque annullate, se i"tedeschi" possono essere considerati per la sola Trieste, mai veneziana, né gli uni né gli altri possono essere accusati di aver chiuso le scuole italiane dell'Istria e della Dalmazia per sostituirle con scuole tedesche e ungheresi.
La Storia ha registrato nel campo scolastico il seguente intervento pianificato e massiccio: dopo la terza – III – guerra d'Indipendenza (1866) e la perdita anche del Veneto, l'Austria ha favorito la componente slava dell'Impero instaurando la politica della sostituzione delle scuole italiane di ogni grado, con scuole slave. La grave decisione ha danneggiato massicciamente soprattutto la Dalmazia.
Per sfatare definitivamente l'appartenenza della Dalmazia all'Ungheria, va tenuto presente che, quando nel 1867  l'impero fu internamente diviso, sotto l'amministrazione ungherese passarono Slovacchia, Transilvania, Croazia e Slavonia, mentre all' amministrazione austriaca rimasero Boemia, Galizia, Slovenia, Istria e Dalmazia. La Dalmazia conservò la sua autonomia amministrativa fino alla caduta dell'impero nel 1918.

[…] Un censimento compiuto nel 1910, basato sulla lingua d'uso, rivela […] mentre in tutta la Venezia Giulia si contano 425.893 italiani e 446.691 Croati-Sloveni. […]
Nel 1910 il censimento non può non essere stato svolto in regime austriaco quando una Venezia Giulia non esisteva. A quale comprensorio territoriale si riferiva? Non certo all'Istria già Veneta!
I censimenti venivano effettuati nelle campagne dai parroci nemici dell'Italia accusata di essere governata da un Re scomunicato che teneva il Papa prigioniero in Vaticano.
Come furono considerati i tanti bilingui?
Cosa intende dimostrare la Regione Veneto facendo d'ogni erba un unico fascio e sommando la costa alla montagna?
Facendo così si ricava una memoria che non comprende il ricordo di nessuno. Questa frase insinua che il XX secolo si è aperto con una maggioranza slava nella Venezia Giulia che verrà costituita dopo 15-20 anni, il che non corrisponde alla verità. La verità è che invece gli Italiani dell'Istria veneta erano la schiacciante maggioranza. L'esodo l'ha dimostrato.

 

CAPITOLO III
LA CONFERENZA DELLA PACE

[…] Con l'entrata in vigore del Trattato di pace […] Alcuni Slavi dipendenti dello Stato austriaco o di recente immigrazione lasciano la Regione mentre rimangono molti soldati italiani che durante il conflitto hanno combattuto in zona ed arrivano numerosi meridionali alla ricerca di un lavoro e di condizioni di vita migliori. […]

Questa è una notizia che, posta isolata nel contesto, enfatizza un fatto normale di immigrazione che fu molto limitato. È una nota gratuitamente negativa. Vero è invece che all'esodo di 350.000 istriani e dalmati ha corrisposto la calata di mezza Balcania. Quella sì è stata snazionalizzazione!
Va tra l'altro precisato che i soldati italiani, durante quel conflitto non hanno combattuto ne in Istria, né in Dalmazia. La battaglia decisiva è stata infatti combattuta nella zona di Vittorio Veneto in provincia di Treviso!

I Capitoletti che seguono riguardano LA SECONDA GUERRA MONDIALE; L'ARMISTiZIO E LE PRIME FOIBE; L'OCCUPAZIONE DI TRIESTE E DELLA VENEZIA GIULIA e L'ESODO.
I temi di maggiore importanza quali Foibe ed Esodo vi sono trattati con una genericità e una lacunosità non certo corrispondenti alle premesse enunciate nelle plurime presentazioni.
Di tutte le foibe che si conoscono da sessant'anni è nominata solo quella di Basovizza in periferia di Trieste!
Non si capisce proprio quale materiale didattico la Regione abbia distribuito alle scuole del Veneto per favorire la memoria delle vittime dellefoibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale.

 

Luigi Tomaz

marzo 2007

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