ANVGD_cover-post-no-img

”Tadic conosce il rifugio di Mladic” (Il Piccolo 12 dic)

di STEFANO GIANTIN

BELGRADO I Balcani nel mirino di Wikileaks. Le "gole profonde" del web hanno pubblicato una serie di dispacci delle ambasciate Usa nella regione, in particolare provenienti da Belgrado.

MLADIC E MOSCA. Secondo una feluca spagnola operativa in Serbia, «Belgrado sa perfettamente dove si nasconde Ratko Mladic», si legge in un cablogramma segreto anticipato dal New York Times. Siamo nel 2008, la fine del «regime democratico» del nazionalista Vojislav Kostunica, il premier serbo anti-Ue e anti-Nato che boicotta la cattura del responsabile del massacro di Srebrenica. «Kostunica proclama di lavorare all'arresto di Mladic», ma per gli Usa le sue sono solo «rosee valutazioni» senza fondamento. Kostunica avrebbe protetto anche Radovan Karadzic per "affinità ideologiche", imponendo agli 007 serbi di non arrestarlo sebbene fosse stato localizzato già nel 2007.

TADIC. «Leader carismatico ma indeciso e politicamente timido», che si lamenta con l'ambasciata Usa a Belgrado per non essere mai stato invitato a Washington, Tadic appare più serio nella ricerca dei criminali di guerra. È «una sua priorità personale», scrivono gli americani. Nel 2009, Tadic ammette che il partito di Kostunica «ha violato la legge occultando informazioni su Mladic. Quando sarà catturato, lo proveremo». Belgrado conferma che il governo serbo «aveva informazioni precise su dove Mladic si nascondesse nel 2006», ma dopo tre anni è probabile che il generale «abbia alterato i propri connotati e stia usando false identità». E la sua latitanza continua grazie alla complicità di una potenza straniera. Secondo Miki Rakic, stretto consigliere di Tadic, «Mladic sarebbe in Serbia», protetto dalla Russia. Ai diplomatici americani a Belgrado nel settembre 2009, Rakic fa scottanti rivelazioni «che devono rimanere a questo tavolo: chi aiuta Mladic ha stretti contatti con diplomatici russi». La cricca del generale «fa frequenti viaggi a Mosca e telefona al direttore dei servizi segreti russi, al consigliere per la sicurezza nazionale e al capo dello staff presidenziale», il gotha del potere a Mosca. Con protezioni del genere, è comprensibile che Belgrado non abbia ancora messo le mani sul boia di Srebrenica.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.