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Strumenti per capire il tempo dei confini (La voce del popolo 9 giu)

Confini che hanno segnato, diviso e sconvolto, con i loro spostamenti decisi “a tavolino”, equilibri etnici, politici e culturali di un territorio; una storia che accomuna diversi Stati, che è stata e continua ad essere oggetto di dibattito, di un’attenzione che si è espressa con differenti modalità nelle diverse epoche e circostanze. Una materia delicata, alla quale, in un’area così complessa come lo è quella dell’Adriatico orientale – dove nel Ventesimo secolo si sono alternate almeno sei formazioni statali e un numero maggiore di regimi politici – guarda con particolare interesse e coinvolgimento tanto lo studioso quanto l’uomo della strada. Anche perché non è stata ancora messa la parola fine e una certa mobilità è destinata a continuare, in prospettiva dell’allargamento della famiglia europea. Una constatazione che induce a riflettere sul paradigma dei confini, sulla loro intrinseca mutevolezza e transitorietà.

 

Ma come si è articolato e che cosa ha comportato sul piano politico, economico, sociale e demografico o semplicemente umano il frequente e spesso repentino, drammatico, spostamento e ridefinimento dei confini? Cerca di tracciare un quadro esaustivo e, soprattutto, molto chiaro e sintetico “Il tempo dei confini. Atlante storico dell’Adriatico nord-orientale nel contesto europeo e mediterraneo 1748-2008”, di Franco Cecotti (che si è avvalso della collaborazione di Dragan Umek), da leggere insieme – e non a caso sono offerti in cofanetto – con “Un’epoca senza rispetto. Antologia sulla questione adriatica tra ’800 e primi ’900”, a cura di Fulvio Papuccia, entrambi pubblicati dall’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia (Irsml) con sede a Trieste.

 

Sfogliarli è intraprendere una cavalcata di quattro secoli attraverso la configurazione dei confini, per capire come e perché sono cambiati. È quanto ha proposto l’altra sera con successo la Sezione italiana della Biblioteca centrale capodistriana “Srečko Vilhar”, che in collaborazione con l’Irsml, la Società di studi storici e geografici di Pirano e la Società “Histria” di Capodistria, ha organizzato la presentazione dei due volumi. Una serata intensa, in cui l’argomento è stato brillantemente esposto e discusso dagli esperti, in primis dai due autori, Ceccotti (che ha spiegato l’evoluzione dei confini dal Settecento a oggi, soffermandosi sugli aspetti più significativi e curiosi) e Papuccia (quest’ultimo si è riservato lo spazio delle risposte alle domende del pubblico), e da due giovani ma già affermati storici connazionali, il piranese Kristjan Knez (Società di studi storici e geografici di Pirano) e il capodistriano Dean Krmac (Società “Histria”).

 

Tanti i presenti all’evento – tra cui ovviamente la “padrona di casa”, Amalia Petronio, e il direttore dell’Irsml, Sergio Zucca (un esule capodistriano) –, alcuni giunti apposta da Trieste e dintorni (come, ad esempio, la professoressa Edda Serra, del Centro Studi “Biagio Marin”, già consulente pedagogico del Governo italiano in Istria); non sono mancati storici e ricercatori locali.
I manifesti appesi alle pareti richiamavano alla mente un obiettivo, condiviso da tutti: il definitivo abbattimento dei confini. Come, del resto, aveva sognato il nostro scrittore di frontiera per eccellenza, Fulvio Tomizza, matteradese trapiantato a Trieste, cui è dedicata la sala in cui si è svolto l’incontro.

 

Kristjan Knez nel suo intervento ha ricordato ciò che i confini, i “limiti”, hanno comportato nelle vicende delle genti separate da una linea di demarcazione, a partire dall’episodio del “pomerio” che contrappose due fratelli-gemelli, Romolo e Remo. “Dall’antichità a oggi quanti sarebbero stati i morti successivi; la storia ne registra centinaia di milioni; guerre; esodi… che sono tutt’ora provocati dalle divergenze, dai dissidi confinari che poi inevitabilmente portano allo scontro”, ha rammentato Knez, riferendosi alle tante “zone calde” di oggi e di ieri nel mondo e nel nostro territorio.

 

”Sono pubblicazioni molto utili, adatte sia agli specialisti sia a un pubblico più vasto, da tenere sempre a portata di mano per consultarle quando insorgono dei dubbi o per capire meglio com’è mutata la cartografia di queste zone”, ha premesso Krmac. Risultato di una ricerca pluriennale di Franco Cecotti, con alcuni contributi del geografo Dragan Umek, il progetto dell’atlante è stato concepito fondamentalmente per assolvere a una funzione didattica, cioè illustrare in modo chiaro e ordinato le variazioni dei confini nella Venezia Giulia e nel Friuli, ma confrontando tale mobilità con gli eventi dell’Europa centrale e orientale, fino agli Stati del Mediterraneo meridionale, del Vicino oriente e del Caucaso.

 

La struttura del volume di Ceccotti si fonda su una serie di carte base che rappresentano tre aree geografiche di diversa estensione e scala (Europa centro-orientale; Dalmazia e Balcani occidentali; Alto Adriatico) collocate in sei momenti distinti dal 1748 al 2008. Altre carte geografiche (senza indicazione di scala) illustrano situazioni particolari (locali e internazionali) che interessano le ripartizioni territoriali rappresentate nelle carte base, tra queste la spartizione della Polonia tra ’700 e ’800, il confine militare austriaco del secolo XIX, le Zone di Operazione Litorale Adriatico e Prealpi (1943-1945), la recente contesa sul confine marittimo tra Slovenia e Croazia, e molte altre.

 

I testi che accompagnano le carte geografiche sono concepiti come ampie didascalie: contengono sostanzialmente informazioni sugli eventi che precedono la formazione dei confini rappresentati (dal 1748 al 2008), i trattati che li hanno determinati e l’evoluzione successiva. L’atlante si conclude con sei appendici di complemento, tra cui un Dizionario tematico e geografico, una Scheda demografica e una Scheda con toponimi plurilingui.

 

L’Atlante si configura, dunque, come un indispensabile strumento didattico e divulgativo, utilissimo alle scuole – in fatto di cartine i manuali sono carentissimi – come ai giornalisti italiani che in tema spesso brancolano nel buio, tanto da arrivare a confondere Slavonia e Slovenia; si accompagna, come dicevamo sopra, a un altro libro, “Un’epoca senza rispetto”, che in forma antologica propone una selezione di scritti di autori impegnati, nel primo Novecento, nel dibattito politico sull’Adriatico orientale (Litorale austriaco, o Venezia Giulia; e Dalmazia), protagonisti gli scritti di triestini Ruggero Timeus, Angelo Vivante, Henrik Tuma, Giani Stuparich e Scipio Slataper.

 

Infatti, quando si parla e si scrive sulla storia dell’Adriatico orientale tra ’800 e prima quindicina del ’900 emergono spesso due immagini: la prima in cui prevalgono un lungo e radicale scontro etnico “tra italiani e slavi” e una polarizzazione tra “due nazionalismi”; la seconda, opposta, che accredita una lunga tradizione – almeno in alcuni luoghi – di convivenza, multiculturalità e plurilinguismo fra tre “civiltà”, l’italiana, la germanica e la slava, e tra più religioni (fra cui la cattolica, l’ortodossa e l’ebraica). Queste immagini riflettono in parte la realtà, ma ne danno anche una versione unilaterale.

 

La parte antologica, curata da Fulvio Pappucia, ha lo scopo di evidenziare come i cambiamenti di confine e la formazione degli stati-nazione, siano stati accompagnati da un dibattito intenso all’epoca in cui stavano tramontando gli imperi sopranazionali, come l’Austria-Ungheria o quello Ottomano, ma anche da riflessioni storiografiche che si sono snodate per tutto il “secolo breve”. Papuccia ha messo insieme uno straordinario corollario di testi, letture, analisi, riferimenti storiografici e bibliografici per comprendere meglio l’epoca dei nazionalismi e dei conflitti nazionali, degli esclusivismi etnici ed ideologici, dei totalitarismi, dell’ascesa e della parabola degli Stati-nazione.

 

In conclusione, l’atlante e l’antologia – primo importante progetto storico-geografico sulle trasformazioni e gli spostamenti delle frontiere – ci offrono una lettura agile, ma al contempo completa, del nostro denso passato, così come delle possibili chiavi per la comprensione di un presente fluttuante. Sono altresì, come già rilevato, dei testi ausiliari molto utili alle scuole (in particolare quelle medie superiori), pensati proprio per queste – con la possibilità di fotocopiare le cartine e gli altri materiali –, su cui far lavorare e ragionare i ragazzi; due titoli da memorizzare in previsione delle future ordinazioni di manuali, sussidi didattici e altri materiali di supporto.

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