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Slovenia e le opere d’arte contese (Il Piccolo 10 set)

di MAURO MANZIN

TRIESTE Sembra non esserci tregua. Tra Italia e Slovenia, non appena si chiude un contenzioso, se ne riapre un altro. Una sorta di maledizione della storia che ha visto questi due popoli sopportare e patire le iniquità e le guerre suscitate da due totalitarismi. Così, questa volta, si riaccende la polemica sulle opere d'arte istriane che nel 1941 furono portate in salvo da chiese e palazzi di Capodistria e Pirano al fine di salvaguardarli dai pericoli della guerra.

Ieri a Roma, durante il vertice tra Italia e Slovenia dedicato alle questioni ambientali ed energetiche, il ministro degli Esteri sloveno, Dimitrij Rupel, ha ripresentato il problema delle opere d'arte «trafugate» – così le considera Lubiana – dall'Istria e portate in Italia, prima in Friuli a Villa Manin di Passariano e poi a Venezia e Roma, opere di cui Lubiana chiede da anni la restituzione.

L'argomento è già stato lungamente dibattuto, oggetto di aspre polemiche già all'epoca del loro restauro, al quale ha dato un contributo l'ex sottosegretario e critico d'arte Vittorio Sgarbi. Durante la loro prima presentazione a Trieste nel 2005, la Slovenia chiese formalmente che quadri e oggetti d’arte venissero restituiti, citando impropriamente clausole del Trattato di Pace del 1947. In seguito a numerose interrogazioni parlamentari, l'ex sottosegretario agli Esteri, Famiano Crucianelli aveva categoricamente escluso dal punto di vista giuridico qualunque titolo di proprietà rivendicato da Lubiana.

Lunedì, a Villa Madama, Rupel ha chiesto al ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini di permettere che le opere d'arte vengano trasportate in Slovenia «per una mostra itinerante della durata indefinita, allo scopo di consentire agli Sloveni di ammirare tali capolavori». La risposta italiana è stata immediata e positiva, tanto che Frattini ha risposto al collega che «l'arte è universale e si può davvero pensare a una mostra temporanea».

Immediata e contraria la risposta dell'Unione degli Istriani che, già in occasione delle prime proposte in tal senso, avanzate anche dall'Anvgd nel 2005, aveva rifiutato tale ipotesi. «Le opere d'arte in questione sono di proprietà dell'Italia, e ciò è stato appurato e verificato anche sotto il profilo del diritto internazionale e dei contenuti degli Accordi internazionali e bilaterali tra Italia e Jugoslavia sottoscritti nel dopoguerra», precisa il presidente dell'Ui, Massimiliano Lacota. «È chiaro che la richiesta di Rupel e l'assenso di Frattini a una mostra itinerante che consentirebbe il rimpatrio delle opere in territorio sloveno con scarsissime probabilità di ritorno in Italia – spiega Lacota – deve essere respinta senza condizioni, fin tanto che la Slovenia, con atto del proprio Parlamento, non riconoscerà formalmente la proprietà italiana dei capolavori». «Appare comunque risibile – conclude – che gli sloveni amanti dell'arte italiana non possano compiere un breve viaggio per ammirare i capolavori ne
l costruendo Museo della Civiltà istriane, a Trieste, in una delle cui sale, opportunamente allestita e adattata con sofisticate tecnologie, saranno a breve ospitati».

Secco «niet» anche da parte della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani fiumani e dalmati. Le opere d’arte istriane non furono «trafugate» e non vanno «restituite». Così il presidente Renzo Codarin che precisa: «Sorprende nuovamente la dichiarazione del ministro degli Esteri di Slovenia Rupel secondo il quale le opere d’arte istriane, già conservate in chiese e musei di un territorio allora italiano per diritto internazionale, vennero ”trafugate” e dovrebbero pertanto venire restituite alla Repubblica slovena. Si protrae un equivoco storico e morale, che vorrebbe l’Italia illegittima proprietaria e la Slovenia defraudata, quando – sostiene Codarin – le opere in oggetto vennero poste in salvo nel 1940 dalle autorità italiane competenti al fine di preservarle dagli eventi bellici, e trasferite a Roma in locali protetti di Palazzo Venezia».

Nel 2002 il ministero per i Beni e le Attività culturali volle restituire al pubblico, dopo accurati restauri, i quadri e i manufatti, che vennero esposti a Roma in una grande mostra nella sede del Museo di Palazzo Venezia, curata dallo stesso ministero. E, successivamente, nel 2005, a Trieste nel Museo Revoltella, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica. Attualmente le opere sono esposte al Civico Museo Sartorio di Trieste e offerte alla libera fruizione dei visitatori. Dunque, per gli esuli, non servirebbe alcuna mostra.

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