ANVGD_cover-post-no-img

Serbia in UE: stop dell’Olanda (Il Piccolo 16 set)

di MAURO MANZIN

TRIESTE Brutto sgambetto alla Serbia nel suo percorso di avvicinamento all’Unione europea. Resta infatti congelato l'accordo di associazione (Asa) Ue-Serbia, firmato lo scorso aprile ma non ancora entrato in vigore. Nonostante gli auspici formulati lunedì 8 settembre a Villa Madama dai ministri degli Esteri di Italia, Franco Frattini e di Slovenia, Dimitrij Rupel, anche se la presidenza della Ue e la maggioranza dei Paesi sono favorevoli ad aprire la prospettiva europea per Belgrado, «c'è qualcuno che si oppone e per ora non c'è una posizione comune», ha detto il ministro degli Esteri Bernard Kouchner al termine del Consiglio, facendo riferimento al veto olandese che blocca le discussioni in seno ai Ventisette.

E non sono mancate le polemiche. Il presidente serbo, Boris Tadic, ha rimproverato all'Olanda – unico Paese dell'Ue, come detto, ancora contrario allo scongelamento dell'accordo di associazione e stabilizzazione fra Belgrado e Bruxelles – di agire per ragioni «di politica interna» e di non calcolare l'importanza del cammino d'integrazione europea intrapreso dalla maggiore repubblica ex jugoslava. Interpellato a margine della riunione odierna di Bruxelles, conclusasi con un nuovo rinvio del dossier serbo a causa del veto olandese (e nonostante il giudizio positivo del procuratore internazionale del Tribunale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi) Serge Brammertz sui comportamenti delle attuali autorità di Belgrado), Tadic ha affermato che la Serbia non intende rinunciare in nessun caso «all'obiettivo strategico» dell'avvicinamento all'Ue, poichè si tratta di un «traguardo essenziale per il Paese e per i suoi cittadini». Ha tuttavia deplorato che l'Olanda continui a rappresentare «una
specie di ostacolo» su questo cammino e a mostrare «scarsa comprensione per l'importanza del futuro europeo della Serbia».

Un atteggiamento che il presidente ha ricondotto «al ben noto caso di Srebrenica (laddove nel luglio 1995 le milizie serbo-bosniache del generale Ratko Mladic, tuttora latitante, massacrarono 8.000 bosniaci musulmani senza che i soldati del contingente olandese dell'Onu muovessero un dito, ndr.), caso che per gli olandesi resta un problema di politica interna».

Tadic ha aggiunto che «sarà difficile spiegare ora all'opinione pubblica serba» il perdurare dello stallo con l'Ue, a dispetto della ratifica dell'Asa da parte del Parlmento di Belgrado e della recente cattura ed estradizione dell'ex leader politico dei serbo-bosniaci Radovan Karadzic. Ma si è mostrato comunque fiducioso che ciò non impedirà il dialogo, assicurando che da parte sua la Serbia insisterà sulla strada «delle riforme» e «proseguirà nella collaborazione col tribunale internazionale dell'Aja sui crimini di guerra in ex Jugoslavia per la cattura degli ultimi due ricercati.

«Siamo convinti che la Serbia debba entrare a far parte della Ue, ma dobbiamo convincere tutti», ha detto Kouchner, ricordando che il procuratore capo del Tpi, Serge Brammertz, su invito della presidenza francese, ha illustrato ai ministri lo stato della cooperazione tra Serbia e Tribunale, nel tentativo andato a vuoto di superare le riserve dell'Olanda. Ottimista Javier Solana, Alto rappresentante della politica Estera dell’Ue, convinto che i 27 troveranno un accordo nel prossimo Consiglio di ottobre. Il commissario all'Allargamento Olli Rehn, ribadito il sostegno della Commissione allo sblocco dell'accordo con Belgrado, ha spiegato che «è necessario ricompensare la Serbia per il passo fondamentale che ha compiuto con l'arresto di Karadzic». Rehn ha poi invitato il governo serbo ad «applicare i punti previsti dall'Asa, anche in modo unilaterale». Per il commissario, «se la Serbia iniziasse ad applicare quanto previsto dall'intesa con l'Ue, si costruirebbe un buon curriculum che potrebbe aiutarla ad ottenere lo status di Paese candidato nel 2009».

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.