Savona, targhe che raccontano: un invito a riscoprire la toponomastica esistente

Una funzione secondaria della toponomastica è di essere tra le più antiche forme di promozione pubblicitaria. Può succedere però che del significato di un certo nome di via, anche quelli menzionati con maggior frequenza, si abbia una conoscenza vaga e convenzionale: Famagosta è un luogo, ma se si merita una via è perché vi è successo qualcosa. L’illustrazione divulgativa della toponomastica può essere allora una grande risorsa per chi, come gli Esuli Giuliano-Dalmati, non dispone di grandi risorse mediatiche: essa è stabile, illimitata nel tempo, gratuita.

Intitolare nuove vie o piazze a persone ed eventi a noi cari; ma pure riscoprire toponimi ormai desueti. Abbiamo così pensato di riproporre, attraverso pannelli divulgativi quella toponomastica già esistente ma distrattamente ignorata: a Savona, dagli anni venti del ‘900, esistono via Dalmazia, via Fiume, via Istria, via Zara. Un po’ di geografia senza troppa impazienza di far conoscere la nostra tragedia: ci si arriverà per una via indiretta, facendo dapprima affezionare i nostri concittadini a una cultura “adriatica”. Che è proprio ciò che per tanti anni agli italiani è stato negato.

La nostra è una città “difficile”, dove abbondano persone accecate dal pregiudizio e dall’ideologia: se affronti le cose di petto finisci ben che ti vada ostracizzato ma più spesso violentemente attaccato anche sul piano personale; e i manufatti, siano essi targhe, lapidi o monumenti, vandalizzati. Quando si intitolò un ponte agli Esuli giuliano dalmati, una prematura apposizione della targa da parte degli operai del Comune ci conquistò un bell’adesivo deturpante. Per essere accettati abbiamo allora intrapreso un percorso di reciproca conoscenza e di accoglimento, coronato da una locandina di inaugurazione la quale recava come promotori, al fianco di Anvgd, l’Associazione degli ex deportati ai campi nazisti, l’Istituto storico della Resistenza, la Caritas e financo l’Arci.

Suggerimenti tecnici. Pochi capoversi, quattro o cinque, intervallati da spazio bianco: quando si vedono quei pannelli dalla scrittura fitta e un unico accapo dissuadono dal leggere. Occorre frenarsi dal desiderio di voler dire tante cose, non si può: in un 60 x 60 ci possono stare (spazi inclusi) non più di 2900 – 3000 battute. Un primo capoverso è dedicato all’inquadramento geografico (aspetto fisico, geologia,…) e relativa cartina. Uno è per la storia remota, che faccia emergere l’italianità e lo storico legame con Venezia. Uno con le crude vicende delle foibe e dell’Esodo, ma senza troppa enfasi o senso di appartenenza: è toponomastica, è un cartello comunale. E poi un capoverso di storia artistica, che può contenere pure turismo, costume o eccellenze commerciali. Iniziando ogni accapo con una frase in neretto si trattiene il passante e si incoraggia la lettura.

Cinque illustrazioni, una per ogni capoverso: belle se a colori e fanno ancor più risaltare quella in bianco e nero relativa agli eventi tragici del ’900. Le immagini tanto migliori saranno, quanto più sono note: perché inseriscono queste conoscenze che il lettore sta acquisendo in un bagaglio a lui già familiare. Forse non tutti gli italiani sanno che il Laurana fosse zaratino, ma certamente tutti sono affezionati al palazzo ducale di Urbino e al celebre dipinto della Città ideale! Così il venire a sapere che Tommaseo era dalmata porta tutti gli italiani ad amare di più la Dalmazia. Questo vale anche per il testo: chi non conosce La mula de Parenzo, o il maraschino? Anche la persona più frettolosa e superficiale sarà così contenta d’aver acquisito alcune infomazioni che ora vorrà raccontare ad altri.

Il corpo deve essere leggibile da un metro di distanza e il cartello ad un’altezza non troppo elevata ma sufficientemente alto da scoraggiare gli scarabocchi dei ragazzini (che sono altra cosa dal vandalismo “politico”, frutto di premeditazione).

Molta attenzione al luogo della collocazione, che sia dove puoi o, ancor meglio, dove devi fare sosta: fermate del bus, dove si aspettano i bimbi che escono da scuola o giardini, giochi, panchine, un palo poco distante dal prelievo Bancomat… Paline o muri? Il muro è più solido ma occorre chiedere al proprietario. Si ha buon gioco se è edificio pubblico; se invece è privato si comincia con l’amministratore, che deve inserire in riunione di condominio, e sperare di non trovare il condomino che si mette di traverso … Importante è raccomandare alla ditta produttrice di tenere le matrici: in caso di deturpazione, farsi rifare solo l’adesivo costa meno: 40 € Iva esclusa.

Noi Anvgd-Savona, a oggi per le vie esistenti abbiamo ideato quattro cartelli (un quinto su Nazario Sauro è quasi pronto). Ora il Comitato provinciale, anno dopo anno, andrà a proporre le targhe a tutte le cittadine della provincia che recano vie con questi nomi: un lavoro che ci vedrà impegnati per anni.

Valter Lazzari

Presidente Comitato Provinciale ANVGD-Savona


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