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Salvore: villaggio preistorico riaffiora dal mare (Voce del Popolo 07 ott)

SALVORE – Nell'area di Salvore continuano a riaffiorare importanti siti archeologici, a testimonianza di un passato florido, legato soprattutto all'epoca eneolitica e romana, ai misteri dei tanti naufragi, causa i quali sono finiti per sempre in fondo al mare uomini e navi. L'ultimo sito tocca la zona di Zambrattia: è un sito eneolitico che risale addirittura a 3.500 anni avanti Cristo.

Come ci è stato confermato da Niki Fachin, che assieme a Cristian Petretich, ha partecipato agli scavi assieme agli archeologi museali, sono ancora visibili sott'acqua i resti dei piloni del villaggio eneolitico, antichissimo e forse unico in Adriatico.

Salvore, chiamata nei secoli anche Siluo, Silbio, Silbonis e Silvium, presenta tracce antiche della presenza umana, soprattutto dalle parti del faro. Si tratta di oggetti in pietra costruiti dall'uomo. Sono stati analizzati con il carbonio radioattivo, ed è risultato che tali resti possono risalire anche 11.170 anni fa (con uno scarto approsimativo di 200 anni).

Ultimamente sono state fatte delle interessanti scoperte nell'area di Zambrattia. Prima ancora nel porto di Salvore.

"La grande importanza di questo porto risiede nella sua lontanissima origine e nella sua lunghissima continuità in qualità di insediamento umano" è quanto afferma l'umaghese Niki Fachin nel suo libro "Umago-Salvore". "Grazie anche alla vicinanza con Aquileia, Salvore fu una tappa importante per i commerci marittimi".

A Zambrattia, come detto, sono stati scoperti i resti di una antica villa romana e di un villaggio costruito in mare, su piloni di legno, a una profondità di 2,5-3 metri risalente all' incirca a 3.500 anni avanti Cristo. Questo conferma pure che il mare negli ultimi 2-3 mila anni si è alzato di parecchio, anche di uno-due metri. Stando a certe fonti la costa istriana piano piano sprofonda, mentre quella italiana si alza per effetto del bradisismo.

È opera del Museo archeologico dell'Istria

Tali reperti storici sono stati rinvenuti grazie alle recenti ricerche svolte dal Museo archeologico dell'Istria di Pola, in collaborazione con le autorità portuali di Umago e Cittanova. Le scoperte rinvenute sono state rese pubbliche da Kristina Džin, direttrice del MAI e coordinatrice del progetto. Nelle sue ricerche è stata affiancata dall'archeologa Ida Koncani Uhač. Le due hanno dichiarato che i reperti archeologici dell'antica villa romana al momento della scoperta si trovavano sulla costa, nascoste dalla scogliera. Inizialmente ci sono stati dei dubbi sull'autenticità dei reperti, ma dopo ulteriori accertamenti si è visto che i pezzi erano effettivamente originali, anche se parzialmente rovinati dall'effetto del mare e del vento, e dai recenti lavori edili svoltisi in quella zona. Le ricerche sono state fatte per mezzo di tre sonde le quali hanno rilevato la presenza di una discreta quantità di resti risalenti all'epoca romana; amfore, lampade antiche, stoviglie rudimentali, scodelle in terracotta. Tra i tanti oggetti rinvenuti, rilevante importanza hanno avuto dei pesi in ceramica, per le reti dei pescatori risalenti al Neolotico. Infatti tali reperti rappresentano il passaggio dall'era della pietra a quella del metallo. Nella stessa zona sono stati trovati anche reperti risalenti all'era preistorica.

La valle di Zambrattia, si aggrega ad una della tante valli istriane, le quali necessitano di una maggiore attenzione a livello storico e di ricerca, in quanto è evidente che sono molte le informazioni mancanti riguardanti il passato di questa zona. Grazie ai recenti progressi nelle ricerche, il territorio della costa istriana è stato inserito in uno dei progetti finanziati dal Ministero della Cultura e diretto dal Centro internazionale archeologico di ricerca Brioni – Medolino diretto da Vesna Girardi Jurkić, la quale, durante l'ultimo congresso ha dedicato una sezione speciale ai nuovi reperti storici rinvenuti a Zambrattia, intitolato "Novitates". (fs-tm)

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