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Rovigno, terra di confine (tgcom24 30 lug)

La frontiera, oltre che una semplice linea di demarcazione tra Stati, è un segno di ricchezza e varietà. Un posto, una località, una regione al confine sono spesso luoghi di contaminazione di culture, vivaci centri di scambi e mescolanze dove le identità si fondono e mantengono peculiarità proprie al tempo stesso. Certo, la storia insegna che spesso a questo punto di equilibrio si arriva dopo lunghi conflitti spesso crudi e sanguinosi. L’Istria non sfugge alla storia: nel secolo scorso è stata austriaca, italiana, tedesca e jugoslava, ed è stata terra di battaglie e guerre. Oggi è quasi totalmente croata, ma inevitabilmente “figlia” di culture diverse.

Prendiamo Rovigno, o Rovinj, come si dice in croato, o ancora Ruveigno, in istriota. La cittadina sorge su una piccola penisola a poco più di 65 km da Trieste. Da sempre è una piccola perla dell’Adriatico, un posto che da decenni è un’ambita meta turistica. E’ una città di mare, figlia della cultura della Serenissima Repubblica di Venezia, ancora vivissima nella cittadina. Rovigno veneziana, italiana, asburgica e croata allo stesso tempo, un posto da esplorare tra l’arte e la natura.
 

Partiamo dal cuore di Rovigno, da quella chiesa barocca di Sant’Eufemia, la protettrice della città, che sorge su un’altura e domina la penisola. Una chiesa che nel campanile ricorda la Basilica di San Marco di Venezia e che raccogle le reliquie della Santa in un sarcofago di marmo “donato” a Rovigno dal mare. Da Sant’Eufemia si scende e ci si perde nelle viuzze della città vecchia. La Grisia è la via più famosa e forse anche più bella, piena di caratteristiche bottegucce artigianali e di antiquariato, dove sono gli oggetti a far emergere la storia di Rovigno in tutta pienezza. In centro non ci si può non imbattere nell’Arco dei Balbi, la porta più importante della città costruita nel XVIII secolo, o ancora nel Battistero della Santissima Trinità, l’edificio più antico, risalente al XIII secolo.
 

E poi si arriva al mare, che fa da tutt’uno col resto della città. A Rovigno mare si coniuga con batana, la caratteristica imbarcazione dal fondo piatto usata dai pescatori del posto. A sentire i rovignesi, la batana è il loro simbolo della continuità nella storia, un simbolo di unità e di appartenenza. La batana “vive” nel museo cittadino che merita una visita, vive nei racconti e nei canti dei pescatori, e vive nel presente, perché è possibile fare un giro in batana intorno alla penisoletta per ammirare Rovigno dal mare e una volta sbarcati, giungere, magari, allo Spaccio Matika, caratteristico luogo dove i pescatori in passato andavano dopo la loro giornata in mare.
 

Mare a Rovigno non vuol dire solo pesca, ovviamente. Il mare “abbraccia” anche i sedici isolotti davanti alla città e la costa si estende per decine di chilometri. Tra le isole meritano un salto quella di Santa Caterina e quella di Sant’Andrea, detta anche Isola Rossa, che ospita l’affascinante cappella di un vecchio monastero benedettino ormai in rovina del quale si hanno notizie fin dal VI secolo.
 

Le isole di Rovigno sono praticamente parte integrante del patrimonio naturale di Punta Corrente, l’immenso parco che circonda la cittadina. Oltre 50 ettari tra parati e boschi, una vera eplosione di natura tra pini, cipressi, mirti, corbezzoli, cedri, abeti e lecci, da percorrere a piedi o in bicicletta. E da respirare, in silenzio e ammirazione.
 

Tra mare e natura, merita una traversata il canale di Leme, un’insenatura lunga circa 12 Km immersa tra frassini, lecci e lauri. Seguendo le acque si può percorrere con la Marija, un barcone “datato” 1863 che, a detta dei locali, si muove ormai… a memoria. Via terra, invece, ci sono dei percorsi per costeggiare il canale studiati per chi vuole andare a piedi o in bicicletta. Una volta arrivati tappa d’obbligo al ristorante Viking, che di in verità vichingo ha ben poco, ma vi racconteranno che, siccome quella zona ricorda i fiordi nordici, negli anni ’50 vi girarono il film “I vichinghi” con Kirk Douglas e allora ecco spiegato il nome del locale.
 

Altrettanto interessante, partendo proprio dal Viking, concentrarsi sulla buona tavola. A Rovigno, ovviamente, comandano  pesci e crostacei, spesso preceduti da una zuppa o da una minestra. La cucina è essenzialmente mediterranea, ma quella è anche zona di pregevoli tartufi, carni, salumi e formaggi. Insomma, sarà come ritrovarsi a casa, anche se qualche contaminazione c’è. Si bevono la Malvasia, un bianco tipico, molta grappa e la Pelinkovac, un amaro aromatizzato all’assenzio.
 

Disistemazioni per l’alloggio la cittadina ne offre molteplici, ma quello più originale è sicuramente il “Lone”, il primo hotel design realizzato da giovani artisti croati. Una struttura moderna, nel cuore di Punta Corrente, che fa del design un elemento funzionale oltre che artistico. Una vera sciccheria sono le camere con la vasca idromassaggio sul terrazzino che danno sul mare, ma tutte sono state pensate e realizzate nel segno del gusto e della raffinatezza. Un tocco di modernità, insomma, in una cittadina che vive radicata nella sua storia sfaccettata. Ma dove radicarsi non vuol dire certo imprigionarsi.

Domenico Catagnano su www.tgcom24.mediaset.it

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