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Riparte il “superporto”. Maersk punta su Trieste (Il Piccolo 04 ott)

Il progetto del superporto è ripartito e Maersk per realizzarlo punta dritto su Trieste. Non sono voci di corridoio, ma è quanto sostanzialmente afferma l’ingegner Carlo Merli, amministratore delegato di Maersk Italia in questa intervista al Piccolo. Merli parla nella sede dell’Autorità portuale di Savona dove si trova per verificare l’andamento dei lavori, partiti di recente, della Piattaforma di Vado, il corrispettivo tirrenico di quanto dovrà poi essere creato anche nel Nord Adriatico. Vado è un’operazione ambiziosa: una banchina lunga oltre 700 metri che a regime dovrebbe movimentare tra i 720mila e gli 850mila teu, ma inferiore a quanto si vorrebbe creare a Trieste.

 

Ingegner Merli, la Piattaforma Savona-Vado sta incominciando a delinearsi, mentre il tristemente noto superporto Trieste-Monfalcone è ormai morto e sepolto?


Niente affatto, abbiamo ripreso in mano il progetto perché Maersk è fortemente intenzionata a realizzare e gestire due porti gateway in Italia: uno nel Nord Tirreno, e lo stiamo facendo, e uno nel Nord Adriatico. Le analisi di mercato continuano infatti a prevedere un forte sviluppo dei traffici verso i Paesi dell’Est Europa, oltre a un’ulteriore crescita dei mercati di Austria e Baviera e anche la politica dell’Unione europa, in particolare con la creazione delle reti Ten-T, è fortemente orientata in questa direzione e favorisce queste soluzioni. Ma a che punto è il nuovo progetto? Stiamo completando una nuova operazione di scouting, valutando le infrastrutture e i collegamenti operanti dai singoli porti.

 

E le ipotesi sono ancora tutte aperte?


Assolutamente no. L’idea Monfalcone l’abbiamo definitivamente abbandonata perché il nostro per quel porto era un progetto cosiddetto “greenfield” che doveva partire pressoché da zero da un punto di vista sia strutturale che normativo, operazione rivelatasi troppo complessa. Abbiamo partecipato alla gara per il terminal di Fiume, ma siamo arrivati secondi. E quanto a Venezia, il progetto off shore è molto ambizioso, ma prevede tempi lunghi per la sua realizzazione: 10-15 anni, mentre a noi interessa un terminal che possa essere realizzato in un periodo di 3-5 anni.

 

Rimangono Trieste e Capodistria?


Esattamente.

 

L’operazione sarà tentata ancora assieme allo stesso partner finanziario, cioè Unicredit?


È un buon partner e i nostri rapporti reciproci sono proficui, ma diciamo che Unicredit non è coinvolta in questa nuova operazione.

 

A Trieste c’è da realizzare e gestire la Piattaforma logistica e sono ancora aperti i termini del bando di gara dell’Autorità portuale.


È vero, ma purtroppo la Piattaforma logistica non ha le caratteristiche e soprattutto non ha le dimensioni adatte per quella che potrebbe essere la nostra Piattaforma. Posso dire ufficialmente che non parteciperemo alla gara perché l’ho già comunicato sia alla presidente dell’Authority Monassi che al sindaco Cosolini. Non ci sono tante altre banchine a Trieste, ma c’è appunto il terminal container al Molo Settimo che sta crescendo.

 

Avete in piedi una trattativa con l’attuale terminalista?


Su questo non posso rispondere. A Savona-Vado il finanziamento pubblico del nuovo terminal è di ben 300 milioni.

 

Anche sull’Alto Adriatico sarà necessario un forte contributo pubblico accanto all’investimento di Maersk e soci?


Normalmente avviene sì, ma non credo che questa questione potrà divenire un ostacolo insormontabile. Qui in Liguria effettivamente noi interveniamo con 150 milioni, mentre i fondi pubblici sono di 300 milioni. La Piattaforma sarà pronta alla fine del 2016 e a regime potrà movimentare 750mila teu.

 

E della nuova ipotesi Trieste con il governo ne avete già parlato?


Ne abbiamo parlato in un incontro sia con il ministro Passera che con il viceministro Ciaccia. Il tema dell’appuntamento non era specificatamente questo, ma pure abbiamo affrontato in modo soddisfacente la questione.

 

Per il superporto Trieste-Monfalcone si era parlato addirittura a regime di 3 milioni di teu. Ipotesi credibile e ancora valida?


Senz’altro, numeri che potrebbero essere realizzati. Per ora potremmo dire genericamente milione/milioni di teu.

 

Beghe politiche locali potrebbero fermare l’iniziativa? È stato questo anche il motivo dalla cancellazione dell’ipotesi Monfalcone?


Assolutamente no, da tutte le amministrazioni locali avevamo avuto apertura e disponibilità.

 

Qual è allora il problema della lentezza degli iter burocratici e realizzativi delle infrastrutture in Italia?


Il fatto che la giurisprudenza e il quadro normativo cambiano a ripetizione e che le leggi sono troppe e complesse, il che talvolta spaventa gli investitori stranieri.

 

E allunga a dismisura i tempi di realizzazione anche dei terminal?


Non è sempre così e non è nemmeno del tutto vero. Maersk è partita con il progetto di una banchina a Rotterdam, città che viene citata come esempio di eccezionale efficienza a livello mondiale, pressoché contemporaneamente con questa Piattaforma di Savona Vado. Ebbene il terminal di Rotterdam non sarà pronto nemmeno un anno prima di questo ligure. Anche lì ci sono i vari passaggi amministrativi e i ricorsi. Siamo tutto sommato nella media dei tempi europei.

 

Silvio Maranzana

“Il Piccolo” 4 ottobre 2012

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