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Riflessioni sulla storia dell’Adriatico Orientale al “Revoltella” (Arcipelagoadriatico 20 giu)

Non è solo la presentazione di un libro ma una riflessione collettiva su un argomento, quello de “Gli italiani dell’Adriatico orientale”-esperienze politiche e cultura civile, che non smette di destare interesse e suscitare prese di posizione, qui e dappertutto. Ecco perché, la serata di lunedì che ha visto riuniti all’Auditorium del Museo Revoltella sia i curatori Stelio Spadaro e Lorenzo Nuovo, alla presenza del Sindaco Roberto Cosolini, dell’on. Roberto Menia e della presidente dell’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-Fiumano-Dalmata Chiara Vigini, e tra i numerosi intervenuti anche Renzo Codarin, presidente della Federazione delle associazioni degli esuli, diventa un’occasione di confronto di alto interesse.

 

Il volume di oltre 300 pagine (Libreria Editrice Goriziana), con prefazione di Fabio Forti, presidente dell’Associazione Volontari della Libertà di Trieste, mette a fuoco, secondo l’obiettivo dei curatori Spadaro e Nuovo, alcuni tratti generali della civiltà adriatica, quella della popolazione di lingua italiana che seppe esprimere una specifica esperienza culturale, civile e politica in un’area caratterizzata da un pluralismo etnico e linguistico e che, nell’età degli etnonazionalismi e della formazione degli Stati nazionali, assunse forme conflittuali che si protrassero più di un secolo. Spadaro e Nuovo per affrontare questo impegno vasto e delicato hanno voluto coinvolgere diversi autori, quali: Ezio Giuricin su Socialismo istriano e questione nazionale, Fabio Todero sulla storia dei repubblicani del Fvg, la stessa Chiara Vigini sulle sezione del Partito Popolare in Istria, Patrizia C. Hansen su Fiume, Federico Imperato su Liberalismo e socialismo, Paolo Radivo sulle elezioni del 1922, Anna Millo su Foschiatti e Schiffrer, Guido Rumici sulla Resistenza patriottica, Diana De Rosa su Malabotta ed in in fine Roberto Dedenaro sull’identità italiana a Trieste. Un lavoro quindi che guarda complessivamente ad alcuni tratti della fisionomia civile e politica degli italiani dell’Adriatico orientale, da Trieste alla Dalmazia.

 

Ebbene “focalizzare le vicende solo sotto la luce di contrapposti estremismi nazionalistici e della compressione operate prima dal fascismo e poi dal comunismo – sostengono Spadaro e Nuovo – rischia di oscurare le articolazioni e le connesioni di esperienze politiche e culturali di rilevante valore e attualità”. Le domanda sono tante: come si pone la questione nazionale in un’area plurale, quali rapporti tra democrazia e nazione, nazionalismo e patriottismo?

 

A tutto ciò cercano di rispondere gli autori, tutti derivanti da esperienze che li rendono nello stesso tempo testimoni diretti di una realtà da analizzare e raccontare con uno slancio che permette di considerare il libro appassionante e scientifico nello stesso tempo.
“Spunti importanti per una riflessione aperta e civile, – ha sottolineato il Sindaco Cosolini –attraverso la lettura di eventi, esperienze politiche della cultura civile del ventesimo secolo degli italiani di queste terre, per affrontare serenamente il tema del futuro e delle prospettive di una città oggi più libera di costruire e di guardare con nuove visioni al suo futuro”.
Non a caso, – ha evidenziato Spadaro – il libro è dedicato ai Presidenti Carlo Azeglio Ciampi e Gioirgio Napolitano “che hanno portato le vicende della Venezia Giulia al centro della memoria nazionale”.

 

E non a caso il libro contiene un contributo determinante di Fabio Forti con l’Associazione dei Volontari della Libertà, che nel corso degli anni hanno rappresentato con ricerche, pubblicazioni e conferenze, le vicende di uomini che sono custodi di una tradizione giuliana restituita sono recentemente alla memoria della città e del Paese. E ha aggiunto: “è un libro che parla del futuro e che in questo periodo di crisi ci obbliga a parlare di integrazione patriottica quale punto di riferimento importante dell’Adriatico”.

Spadaro si è poi soffermato sui singoli contributi che insieme presentano uno spaccato di storia civile da recuperare nella sua interezza.

 

“È un libro che raccoglie voci diverse – ha detto l’on. Menia – con memorie politiche e sensibilità differenti, ma l’importante è trovare un filo comune quale l’appartenenza nazionale. Oggi possiamo riflettere liberamente su queste vicende, ognuno con il suo patrimonio d’italianità e far riflettere i giovani sul futuro nel contesto europeo”.

Chiara Vigini ha quindi sottolineato l’importanza della ‘passione civile’ che porta alla crescita dell’intera civiltà e che nelle pagine di storia di queste terre si ritrova nella capacità di aggregazione che avevano le persone partecipando attivamente alla vita politica e alle riunioni della comunità e ottenendo cariche rappresentative mantenendo legami anche con il mondo rurale. Anche le donne, nell’ambito della ricerca effettuata, avevano un ruolo rappresentativo ed è stato fondamentale l’apporto alla società e alla cultura”. (rtg)

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