Il martirio di Norma Cossetto, stuprata ed infoibata nella notte tra il 4 ed il 5 ottobre 1943 da partigiani comunisti jugoslavi rappresenta solamente la punta di un iceberg per quanto concerne le donne uccise nelle stragi delle foibe. Già quando i Vigili del Fuoco di Pola guidati dal Maresciallo Harzarich portarono alla luce nel dicembre 1943 i resti umani dal fondo della foiba di Villa Surani, Norma non era l’unica donna vittima di quella mattanza.
La Medaglia d’oro al merito civile conferita alla memoria della studentessa istriana dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha rappresentato il riconoscimento per le sofferenze, i lutti e le privazioni degli italiani dell’Adriatico orientale. Ma come Norma si calcola che siano state più di 450 le cittadine italiane soppresse da parte jugoslava partigiana nel periodo 1943-1946: vittime di un progetto espansionistico con correlata epurazione politica che è sempre più difficile definire “liberazione”.
Annettere le terre del confine orientale alla nascente Jugoslavia comunista significava eliminare tutto ciò che rappresentava la presenza dello Stato italiano, al di là dell’antifascismo: la prima ondata di stragi nelle foibe avvenne a settembre-ottobre 1943, allorchè il regime mussoliniano era già crollato e le sue strutture territoriali si erano dissolte in tutta Italia. L’eliminazione di ex rappresentanti del regime fu solamente uno degli obiettivi dell’insurrezione orchestrata dal Partito comunista jugoslavo, vennero uccisi soprattutto funzionari pubblici e insegnanti, impiegati comunali e tutori dell’ordine.
In quest’ottica venne infoibato anche il vigile urbano di Rovigno d’Istria Giorgio Abbà, scomparso nel settembre 1943. Nei mesi seguenti la moglie Giuseppina, rimasta sola con la figlia Alice, cercò di avviare indagini e ricerche sulla sorte del marito, ma la situazione si era tutt’altro che tranquillizzata. La provincia di Pola era entrata a far parte della Zona di Operazioni Litorale Adriatico e le bande partigiane si stavano riorganizzando dopo che la feroce Operazione Nubifragio aveva portato la penisola istriana sotto il controllo militare tedesco. Una donna e sua figlia tredicenne che fanno troppe domande in giro, che vogliono sapere che fine ha fatto il proprio congiunto, che finiscono per dare nell’occhio agli apparati partigiani che pongono tragicamente fine alla loro esistenza. Madre e figlia spariscono insieme, scaraventate nella foiba di Moncodogno.
Nel 2022 il Comune di Lariano con la collaborazione dell’ANVGD Roma ha intitolato ad Alice Abbà – Vittima delle Foibe un parco nei pressi del comprensorio scolastico cittadino e nell’occasione lo scrittore e poeta esule rovignese Gianclaudio de Angelini compose il Compianto per Alice, una breve poesia che vuole essere oggi un riconoscimento per le donne vittima di violenza nella terribile stagione delle foibe.
Già privata del padre
venivano a prenderti la madre.
La bicicletta appoggiata al muro
abbandonati i giochi e le bambole
non volesti lasciare la sua mano
la seguisti nello stesso destino.
Innocente vittima della belva umana.
Lorenzo Salimbeni