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Ribellione slovena (Il Piccolo 14 lug)

LETTERE 

Approfitto dell’ospitalità per la controreplica ai contributi di Paolo Radivo al commento di Cossu dal titolo «Morti per la libertà». I triestini italiani,concittadini dei ragazzi-eroi di cui parla la segnalazione, hanno sicuramente anche oggi contatti quotidiani con persone che non sono tutti di nazionalità italiana. Tra questi ci sono sicuramente anche sloveni. Come sono? Aggressivi, incolti, rissosi, selvaggi per antonomasia? O rientrano in una normale via di mezzo? Come tutti. Come esseri umani, siamo buoni o malvagi. Il sesso, la religione, il colore della pelle, le convinzioni politiche in questo caso non c'entrano nulla. Il signor Radivo cita nella replica come dato di fatto solo l'effetto. Ma dovrebbe chiedersi anche quale sia la causa di questo estremo gesto di rifiuto, di questo improvviso «terrorismo» nel periodo dell'Italia fascista da parte di concittadini sloveni, per altri versi tranquilli ed educati… Nel 1922 con l’avvento al potere di Mussolini tutto ciò che non era italiano doveva essere al più presto romanizzato e incluso anche con la violenza nello Stato italiano. Ebbe inizio nel 1920 con gli incendi (il Narodni dom è un esempio tipico), nel 1923 seguì la Riforma Gentile (graduale soppressione dello sloveno a scuola), fu bloccata l'attività di circoli culturali, sportivi, teatrali, di tutti i giornali e tipografie, fu proibito l'uso della lingua slovena negli uffici e nelle strade, furono bruciati libri sloveni. Tutto questo ad opera di italiani, in piena legalità, contro i loro stessi concittadini!

Quando poi il fascismo proibì in chiesa anche la preghiera in sloveno, quando i libri di battesimo potevano essere scritti solo in italiano e a Mussolini e ai fascisti davano fastidio perfino i nomi e i cognomi sulle iscrizioni tombali in lingua slovena, allora gli sloveni, specie i giovani, si ribellarono. Perché non volevano rinunciare alla propria lingua materna, alla propria cultura, alla propria identità.

Dopo anni di inutili interpellanze nel Parlamento di Roma ad opera del deputato Engelbert Besednjak e numerose proteste, sia da parte di sacerdoti che da parte di intellettuali, questi giovani si ribellarono al disegno fascista di annientamento! I triestini come reagirebbero? Se ne starebbero tranquillamente a guardare o si ribellerebbero? Sono convinto che si ribellerebbero. E numerosi giovani, tra cui i quattro ragazzi fucilati a Basovizza, fecero proprio questo. Per gli sloveni sono eroi nazionali!

Paolo Radivo cita in modo inappropriato il re Alessandro e l'introduzione della dittatura; effettivamente fu instaurata la dittatura, tuttavia il 6 gennaio del 1929 e non come erroneamente dichiara nel 1926. È vero che furono giustiziati gli attivisti del Borba, che assieme ai membri dell'organizzazione di Gorizia formarono il Tigr. Ma non fu un'organizzazione terroristica, bensì il tentativo di ridurre all'impotenza chi voleva cancellare la loro identità e quella dei loro figli.

Per una comprensione più completa dei fatti consiglio di leggere la relazione degli storici dal titolo «I rapporti sloveno-italiani dall'anno 1880 all'anno 1956» a cura della Commissione mista guidata dagli storici prof. Giorgio Conetti e dr. Milica Kacin-Wohinz. La versione in italiano, sloveno e inglese è reperibile sul sito www.primorske.

Marko Bidovec

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