Restaurata la Pala della Madonna dell’Esilio al Quartiere Giuliano-dalmata di Roma

14.10.2025 – Un capolavoro che recupera integrità e splendore, un’opera d’arte ricca di contenuti simbolici, una serata ricca di emozioni e di ricordi: lunedì 13 ottobre è stata scoperta nella chiesa di San Marco Evangelista in Agro Laurentino al Quartiere Giuliano-dalmata di Roma la pala d’altare intitolata “La Madonna dell’Esilio”, che è stata al centro di un progetto di recupero e di restauro promosso dal Comitato provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

È un’opera ad olio del pittore zaratino Andrea Fossombrone, che fu donata nel 1950 dalla famiglia Bracco originaria di Lussino alla parrocchia del Villaggio Giuliano-dalmata, che stava sorgendo alla periferia meridionale della capitale, in quello che era stato il villaggio operaio per le maestranze impegnate nella costruzione del limitrofo quartiere dell’EUR, prima che lo scoppio della Seconda guerra mondiale interrompesse la realizzazione del sito che avrebbe dovuto accogliere l’Esposizione Universale di Roma del 1942. La comunità adriatica che andava così consolidandosi all’epoca  rappresentava un unicum, essendo ancora migliaia gli esuli istriani, fiumani e dalmati raccolti in condizioni terribili nei Centri Raccolta Profughi sparsi per tutta Italia. Non poteva qui mancare una cappella in cui pregare, celebrare i sacramenti e trovare il raccoglimento necessario per il conforto della fede. La famiglia Bracco, discendente dell’irredentista lussignano che aveva fondato a Milano un’importante azienda farmaceutica e rimasta sensibile alle vicende del confine orientale italiano, con particolare riferimento in quegli anni alla situazione degli esuli (parecchi tra coloro i quali erano accolti nel CRP allestito presso la reggia di Monza furono assunti dalla Bracco), commissionò al famoso pittore dalmata Fossombrone una pala d’altare che richiamasse le terre d’origine della comunità esule.

«Il passare degli anni aveva rovinato quest’opera dall’alto valore artistico e simbolico – spiega Donatella Schürzel, Presidente del Comitato ANVGD di Roma – Grazie ad un finanziamento della Legge 72/2001 abbiamo potuto far restaurare da un’equipe di professionisti la pala, che ha riacquistato il suo splendore originario. La Madonna con Gesù Bambino siede su un trono decorato con gli stemmi delle città del confine orientale e domina una scena in cui sono rappresentati patroni dei capoluoghi ceduti alla Jugoslavia dopo la Seconda guerra mondiale: San Vito per Fiume, San Girolamo per Zara (con il suo leone che per una volta non è quello marciano) e San Tomaso per Pola, mentre sullo sfondo si distingue la sagoma del Duomo di Zara. Pensate l’emozione e la commozione che provavano gli esuli della prima generazione quando si raccoglievano in preghiera davanti a questa scena…»

La pala restaurata è stata scoperta al termine della messa celebrata da S.E. Card. Baldo Réina, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, alla presenza delle autorità locali, istituzionali (parlamentari, consiglieri regionali, comunali e municipali), religiose, civili, militari e dell’associazionismo giuliano-dalmata, al termine di una visita pastorale alla parrocchia di San Marco Evangelista in Agro Laurentino. In precedenza Réina aveva incontrato varie componenti della comunità parrocchiale e  si era intrattenuto anche con una delegazione dell’ANVGD Roma e delle altre associazioni della diaspora adriatica attive sul territorio: l’incontro si è svolto nella suggestiva cornice della cappella dei Santi Patroni, che rappresenta appunto i patroni delle principali località istriane, quarnerine e dalmate e fu realizzata con l’autofinanziamento degli esuli residenti in quello che era ormai diventato ufficialmente il Quartiere Giuliano-dalmata.

Alla Messa ed all’inaugurazione ha assistito assieme ad alcuni familiari pure Gemma Bracco, vicepresidente della Fondazione: «Mi sono davvero emozionata: qui in mezzo alla comunità giuliano-dalmata di Roma ed in questa atmosfera ho ritrovato i miei nonni, i loro racconti dell’infanzia a Neresine e la nostalgia degli esuli che provavano per quelle terre in cui amo ogni tanto tornare per riscoprire le mie radici»

“La Madonna dell’Esilio” restaurata entra a pieno titolo nel Museo diffuso che il Coordinamento delle Associazioni storiche del Quartiere sta sviluppando grazie alla collaborazione con Roma Capitale e col IX Municipio, come ha evidenziato la professoressa Schürzel: «Un’opera di grande pregio, che si inserisce perfettamente tra i tanti richiami, sia all’interno della chiesa parrocchiale sia nelle vie circostanti, alle terre della frontiera adriatica abbandonate ma rimaste sempre nel cuore degli esuli di prima generazione che ancora vivono qui e dei loro discendenti».

Lorenzo Salimbeni

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