«Aiuti europei alla Slovenia per uscire dalla crisi? Forse, ora è ancora troppo presto per dirlo». Parola di Olli Rehn commissario europeo agli Affari economici e monetari. Lo ha dichiarato all’agenzia di stampa Bloomberg precisando che Bruxelles è in attesa del documento da Lubiana in cui saranno illustrati i programmi delle riforme (inserimento del pareggio di bilancio nella Costituzione e regime referendario) e quelli predisposti per garantire la stabilità economica del Paese. Rehn ha promesso che la Commissione Ue esaminerà in tempi brevissimi quanto giungerà dalla Slovenia per poi esprimere le proprie valutazioni in merito. Finora si sono rivolti all’Ue per gli aiuti Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna (compreso un prestito per sanare il sistema bancario) e Cipro.
E a Lubiana vige la frenesia politica. Praticamente riposta nel cassetto la riforma del regime referendario sono ore cruciali per l’inserimento del pareggio di bilancio nella Costituzione. L’opposizione (Sds, Nsi e Sls) puntano al 2015 come data d’inizio del “meccanismo”. Slovenia positiva della premier Alenka Bratušek invece punta al 2017 altrimenti per la gente ci sarebbe un vero e proprio shock da sopportare. Mentre per i socialdemocratici non c’è alcun bisogno di iscrivere il pareggio di bilancio nella Costituzione (e l’Europa? Mah). E qui i forse si sprecano. Forse deciderà il Parlamento, forse tutto verrà rimandato alla commissione affari istituzionali, forse non se ne farà niente.
Dove c’è accordo, invece, è all’interno della maggioranza riguardo le nuova manovra finanziaria. Dopo il summit di Brdo pri Kranju della serata di lunedì il quadro è sempre più chiaro. E desolante. Per i cittadini. Aumentano le aliquote Iva dall’8,5% al 9,5% e dal 20 al 22% da cui il governo pensa di racimolare 250 milioni di euro. La trattenuta sugli stipendi per il cosiddetto “debito di crisi” sarà di almeno 1%. Ed è quell’«almeno» che non fa dormire sonni tranquilli agli sloveni. Introito stimato 300 milioni di euro. Aumenta anche il prelievo fiscale sui redditi che dal 15% passerà al 17%. In crescita anche le tasse sugli immobili, sulle lotterie, sulle bevande analcoliche zuccherate e le tasse giudiziarie.
Confermata la diminuzione degli addetti al pubblico impiego dell’1% all’anno altrimenti scatterà un’ulteriore diminuzione degli stipendi. In agenda anche una diminuzione del numero dei Comuni e la vendita del proprio pacchetto azionario in Telekom (comunicazioni) e Nova Kreditna Banka Maribor.
Ma la gente non ce la fa più. Non ci sta. E nasce il Parlamento popolare figlio delle manifestazioni di piazza della Rivolta dei fiori. Alla prima riunione ci sono anche i sindacati. Un’alleanza che potrebbe esplodere tra le mani del neonato governo Bratušek.
Mauro Manzin
“Il Piccolo” 8 maggio 2013
Olli Rehn, commissario europeo agli Affari economici monetari (foto www.cdn2.spectator.co.uk)