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Quanto costa la memoria dell’Istria (Voce del Popolo 29 nov)

Non si può comprare tutto con il denaro, però molto lo si può ottenere solo con una buona parola, con un – scusate. Da parte mia mi assumo una parte della responsabilità per la partenza di un enorme numero di istriani nonostante avessi soltanto 15 anni quando si è concluso il secondo esodo (1954). Tra gli esuli (che scappavano dall'Italia, dall'Istria e che scappavano dalla Jugoslavia, dall'Istria) ci sono persone della mia famiglia, parenti prossimi e lontani e tanti altri delle famiglie a me più vicine, per legami di parentela e amicizia; perché quindi non dovrei scusarmi?

E no! Proprio noi che siamo rimasti e in particolare noi che non eravamo ancora nati (primo esodo) o che eravamo ancora bambini (secondo esodo), dobbiamo chiedere scusa, proprio perché le nostre mani sono pulite come la nostra coscienza; però la coscienza ci spinge a chiedere perdono, a lanciare UN INVITO AL RITORNO alla nostra gente che se ne è andata, perché questo non l'hanno fatto i responsabili, non l'hanno fatto i nostri nonni e i nostri padri, perché anch'essi erano colpevoli anche quando non lo erano. Questa è la situazione in quanto a responsabilità collettiva, perché sono convinto che essa debba esistere accanto a quella personale, individuale.

Queste idee mi passano per la testa quando sento i nostri combattenti invecchiati affermare che nelle foibe sono stati gettati soltanto i fascisti (come se si possa liquidare chiunque in questo modo!) e che non vi è stato alcun esodo bensì che gli optanti hanno optato, mentre potevano rimanere. Allo stesso modo quando leggo della commemorazione alla Risiera di San Sabba alla quale si parla di crimini nazisti ma non di quelli fascisti; nonostante ancor oggi alle commemorazioni sventoli la bandiera della RSI, "Repubblica Sociale Italiana", quindi quella di Salò che era a fianco di Hitler e aveva continuato a combattere anche dopo la capitolazione della Germania – come le truppe dell'NDH, del resto!…

Però mi sono allontanato dal tema, e il tema è: si può comprare la MEMORIA STORICA? E quanto essa costa?

Una notizia buona e una cattiva: la notizia cattiva è quella che l'Italia intende ridurre le dotazioni agli italiani in Slovenia e in Croazia. La notizia buona, annunciata discretamente, di rilevanza storica, è che l'Italia intende risarcire finanziariamente gli esuli per le loro perdite e il dolore provato.

La Comunità italiana di questa sponda dell'Adriatico si è rivolta in maniera assolutamente compatta e a gran voce alla nazione madre chiedendo che non vengano ridotte le sovvenzioni grazie alle quali gli italiani di casa nostra riescono a mantenersi in un certo qual modo in sella per quanto costretti a fare i conti con le circostanze sociali attuali nei due paesi domiciliari di Croazia e Slovenia.

Ci si chiede ora se riuscirà la decisione di risarcire gli esuli a chiudere finalmente il capitolo tormentato dei rapporti adriatici? Non ne sono proprio sicuro. E non sono neppure convinto che questo capitolo vada chiuso solo così: sempre in simili circostanze mi ricordo quando Bettiza ha dichiarato alla HTV che la Croazia non deve temere il ritorno degli esuli perché si tratta di gente tranquilla e laboriosa che non ha nemmeno una sua qual mafia!

E mi chiedo, intende l'Italia un giorno prelevare quei dollari che la Slovenia ha depositato tanto tempo fa, in base all'accordo tra l'Italia e la Jugoslavia; e ancora – intende la Croazia versare la sua parte di dollari allo stesso scopo? E vorrà l'Italia prelevare anche questi soldi?

Siamo ancora lontani dal trattamento normale della storia sull'Adriatico; qui vi sono ancora ondate di Patriottismo e Giusta rabbia e Revanscismo e Amnesia storica; però forse soffieranno nuovi venti, sembra quasi di sentire qualche flebile BAVISELLA di un nuovo approccio alle cose.

Forse siamo tutti quanti noi finalmente alla vigilia dell'avvio del DIALOGO ISTRIANO, che nel corso della storia in realtà non c'è mai stato fra latini e slavi. Da dove mi viene una simile idea? Leggo le dichiarazioni di cui sopra e gli interventi pubblici dei dirigenti degli esuli e ho l'impressione che fra di essi sia maturata la disponibilità al dialogo.

Qualcuno subito sobbalzerà! Ma cosa scrive questo Rakovac, come se il dialogo ora non ci fosse. Ma se i contatti vanno avanti già dai tempi di Osimo; sì sì, contattiamo personalmente, privatamente, in maniera anche molto cordiale e contatto anch'io non soltanto le persone che la pensano come me, ma anche quelle che la pensano in maniera opposta. Però l'unico segnale serio della volontà di iniziare forse a discutere c'è stato ormai parecchio tempo fa, al Congresso degli Istriani.

Noi, The Istrians International, ci lasciamo andare alla retorica, però nel profondo delle nostre anime vi sono voragini psicotiche, paranoiche, patologiche, più profonde della più profonda foiba e pertanto voglio attendere il giorno quando ci sederemo attorno allo stesso tavolo, consiglio il Tavolo dello zupano di pietra ad Antignana, in quanto attorno ad esso nei tempi andati si incontravano e discutevano i saggi istriani. Ed anche perché nella stessa Antignana sono avvenute forse le più singolari dimostrazioni antifasciste che vi siano mai state, molto prima delle iniziative femminili e delle associazioni che conosciamo oggi; un gruppo di donne di tutto il comprensorio di Antignana marciò su Antignana.

Mi chiedo pertanto, in maniera assolutamente infondata a dire il vero, quando evidentemente non vi sarà a tempo debito il Secondo Congresso degli Istriani, se non sia forse il caso di radunare tra noi un gruppo di persone delle due sponde dell'Adriatico per iniziare a discutere, cercare accordi e forse anche – raggiungere accordi!

Milan Rakovac

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