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Quando la Marina Italiana salvò l’Esercito serbo (10giu14)

 

Nostro servizio

 

Nell’inverno del 1915 – per la precisione, tra il 12 dicembre 1915 e il 29 febbraio 1916 – la Regia Marina Italiana, con il concorso di unità francesi e britanniche, riuscì a portare in salvo sulle coste dell’Adriatico i resti dell’esercito serbo, in ritirata di fronte all’avanzata delle armate degli Imperi Centrali. Si trattò di una operazione imponente, affidata al comando del Vice Ammiraglio Emanuele Cutinelli Rendina, condotta per di più in condizioni climatiche avverse e sotto la continua minaccia delle forze navali e terrestri nemiche, in un tratto di mare stretto e con coste prive di adeguate attrezzature portuali. Per non parlare della lotta impari dei medici militari contro epidemie di tifo e colera che già avevano decimato i serbi durante la ritirata e crearono fondati allarmi, con perdite sia in campo serbo che in quello italiano, durante la permanenza nei luoghi di concentramento e nel corso dei trasferimenti in mare.

 

Ma più delle parole contano i dati numerici di un’operazione così complessa; e i numeri parlano di 136.000 soldati serbi, di 11.651 ammalati e feriti, 13.000 membro della Cavalleria e 10.000 cavalli, 23.000 prigionieri austriaci, 22.000 tonnellate di viveri, foraggi e medicinali, 50 pezzi di artiglieria che si era riusciti a non far cadere in mano nemica. Figuravano, tra i serbi tratti in salvo, il re Pietro I Karađorđević, il principe ereditario Alessandro, a capo della resistenza, il primo ministro Pašić e i componenti del Governo, trasportati tutti prima a Brindisi, poi a Corfù, ultima tappa per la riorganizzazione degli apparati politici e militari di Belgrado.

 

Una vicenda, quella del salvataggio dell’esercito serbo da parte della Regia Marina Italiana (su cui, anche per ragioni logistiche, ricaddero la maggiore responsabilità e il maggiore impegno nell’operazione), il cui ricordo è andato col tempo sbiadendo, di fronte a tante altre implicazioni politiche, militari e diplomatiche legate al primo conflitto mondiale. È dunque quanto mai lodevole, nell’ambito delle commemorazioni per il centenario dell’inizio di quel conflitto, l’iniziativa assunta dallo Stato Maggiore della Difesa di ripubblicare il volume di Paolo Giordani Pour l’Armée Serbe, uscito nel 1917 dagli Editori “Alfieri&Lacroix” di Milano; un volume cui la Regia Marina affidava il compito di ricostruire nei particolari l’intera operazione di salvataggio dell’esercito serbo.

 

L’edizione del 2014 riprende alla lettera il testo di Paolo Giordani del 1917; di nuovo, oltre alla presentazione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, e alla prefazione dell’erede al trono Alessandro II Karađorđević, c’è la traduzione in serbo del testo originario da parte della curatrice della pubblicazione, la studiosa serba Mila Mihajlović, che si avvale anche di un ricco apparato fotografico. È così che, a distanza di un secolo circa, torna a rivivere una pagina tanto significativa del primo conflitto mondiale; una pagina gloriosa per la Marina italiana, sul piano dell’organizzazione pressoché perfetta di una operazione tanto rischiosa e complessa e per i suoi risvolti umanitari. Una vicenda che rappresenta una sorta di squarcio, fatto di abnegazione eroica e di sentimenti di sincera gratitudine a più riprese espressa dai serbi nei confronti degli italiani, non tanto in quello che qualcuno definì al momento «l’inutile strage» (sui sottintesi e sui reali intendimenti di quella espressione si sa ormai tutto, e non è certo gratificante per il suo autore), quanto in un conflitto tragico e immane nelle sue dimensioni e nei suoi costi umani.

 

Guglielmo Salotti

 

Per l’Esercito Serbo. Una storia dimenticata

a c. di Mila Mihajlović, Stato Maggiore della Difesa,

Roma 2014, pp. 125, s.i.p.

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