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Primarie DDI: fissate le regole (Voce del Popolo 15nov12)

Prima le regole, poi la corsa. La presidenza della DDI si è riunita martedì sera per definire le modalità di candidatura alle prossime amministrative le modalità di elezione di chi affronterà la corsa elettorale nelle corsie di Città, Comuni e Regione.

 

La presidenza ha votato la delibera sulle modalità di candidatura a presidente della regione, dando tale possibilità a “tutti i membri della DDI”. Parallelamente è stata votata la delibera che spalanca le porte a quanti vorranno farsi avanti. Dalla mezzanotte di ieri fino al 22 dicembre è campagna-corsa in casa, per quelle che sono una sorta di primarie. Chi se le metterà in tasca affronterà le amministrative con indosso la maglia del partito della capra.

 

Il margine di tempo è comprensivo di varie tappe e rappresenta gli estremi. L’avvio certo non si può cambiare, in quanto lo starter (la presidenza dietina, in questo caso) ha già portato il semaforo al verde. Il modulo del “vorrei diventare zupano se me lo consentite” va consegnato entro la mezzanotte del 20 novembre. Ma per tirare fuori il nome joker occorrerà aspettare il 15 dicembre e, se dovessero servire votazioni aggiuntive, si arriverà al 22 dicembre. Da ieri al 22 dicembre, quindi, il calendario prevede una serie di consultazioni e votazioni interne. Prevedendo un vasto interesse per le candidature, la presidenza ha votato la Delibera sulle modalità di candidatura.

 

Questioni puramente tecniche a parte, resta la sostanza dell’accettazione del Codice etico elettorale: se il documento, votato sempre alla riunione della presidenza, non dovesse venir accolto (in termine burocratese si potrebbe dire: farà fede la firma della dichiarazione), l’aspirante candidato la candidatura se la sogna, anche se solo a livello di primarie. Il Codice, come ha dichiarato Jakovčić nel dopo riunione, vincola ogni tesserato o tesserata che volesse candidarsi a zupano a un comportamento “consono”, ovvero a rispettare i valori base quali onestà, giustizia, sincerità, rispetto, responsabilità, cultura del dialogo e tolleranza. Allo stesso tempo la firma significa che il candidato si assume tutte le responsabilità del caso nei confronti degli altri candidati e quindi si impegna a non ricorrere e divulgare falsità, insinuazioni, menzogne. Ed infine, chi risultasse perdente alle primarie, sportivamente (diciamo noi) sosterrà chi ha avuto la fiducia della maggioranza.

 

Visto che praticamente da subito si è partiti con le possibilità di inoltro delle candidature, si è provveduto a nominare il fiduciariato elettorale, che è composto da Nevija Poropat (presidente), Branko Rajko (vicepresidente), Vili Rosanda, Roberta Lakošeljac, Dino Čekada.

Non poteva finire altrimenti se non con l’invito di Jakovčić, indirizzato a tutti coloro che si sentono pronti e capaci di affrontare il cammino che li porterà a gestire i destini della Regione, a farsi avanti.
Ed ora un pizzico di retroscena. La seduta della presidenza ha avuto il suo assente eccellente: Damir Kajin. Ma non è stata una sorpresa. Semmai, sarebbe stata strabiliante sorpresa la sua presenza, considerato che non ha risparmiato munizioni ogniqualvolta gli si è prestata l’occasione di dire qualcosa sulla DDI e il suo attuale presidente, Ivan Jakovčić. L’amore politico è scemato, vaporizzato, come l’acqua dimenticata su un fornello acceso.

 

Kajin nei giorni scorsi ha gettato il guanto sfidando Jakovčić (ma non un simbolico schiaffetto con il guanto tenuto in mano: la mano vi era infilata), invitandolo a farsi avanti, senza lo scudo di questa che ha definito una farsa. E quello che almeno sulla carta è ancora il suo leader politico non ha mancato di rispondergli per le rime, dicendo che comportandosi come si comporta dà prova di scorrettezza nei confronti della DDI e dei suoi tesserati, dimenticando l’appoggio che gli hanno dato quando aveva voluto scendere in campo guardando alla poltrona che conta addirittura a livello nazionale. “Ho detto che lascio la politica e vorrei essere lasciato in pace”, ha affermato Ivan Jakovčić, che ha sentito sulla pelle i morsi di quanti, silenziosi finché era ancora il Numero Uno, hanno ben inteso dare aria ai polmoni e fiato ad illazioni ed attacchi. Mai eleganti, quindi, in quanto tali.

Jakovčić, con la mano sulla maniglia della porta che apre al dopo politica, non si aspetta né pacche sulla spalla, né ringraziamenti, ma un “minimo di correttezza, sì”. (Zupano, ci scusi: della politica, allora, ha capito ben poco. n.d.a.).

 

Da via Spalato è partita, sempre per voce di Jakovčić, la disponibilità al dialogo e alla coalizione, condita dalla precisazione che si starà bene attenti alla scelta del compagno di viaggio, perché tutto sommato “siamo il partito più forte in Istria e la vittoria è certa.” Kajin sarà in corsa? Ce lo chiediamo nel the day after. Indubbiamente. Con che maglia? Forse dire DDI, a questo punto, sarebbe avere in mano scartine e puntare i risparmi. Tra l’altro dovrebbe firmare il Codice, che se ha definito la seduta con annessi e connessi una “farsa”, allora il Codice ne sarebbe la synopsis. Non aveva negato ammiccamenti con l’SDP, prima a solo livello di appoggio dell’elettorato socialdemocratico, ora chissà. Da tesserato, no. Magari da indipendente nelle file SDP, ma è appena la prima fila di carte che posizioniamo.

 

Valter Flego? Beh, ieri l’altro, nel corso della seduta, la stretta di mano tra lui e Jakovčić più che una stretta di mano ci è sembrata un passaggio di mano. Il suo nome era stato fatto con abbondante anticipo sull’apertura della stagione di caccia, pardon, candidatura. E ieri un comunicato da Casa DDI annunciava la consegna della candidatura del sindaco di Pinguente. Oggi alle 10 in sede. Forse la DDI ufficiale ha già scelto. E lo sventolio di bandiere a fine circuito (bandiera con la capra, s’intende; quella a quadrati non ci sembra il caso) sarà solo un cordiale saluto.

 

Carla Rotta

“la Voce del Popolo” 15 novembre 2012

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