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Presentazioni del libro “Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine – 05feb16

 

Mercoledì 10 febbraio 2016 sarà il «Giorno del ricordo» che vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale della nostra penisola.

Per questa occasione Gloria Nemec, docente e ricercatrice di Storia sociale, tratterà il tema degli esuli giuliano-dalmati ripercorrendo i volumi che ha scritto sul tema ponendo particolare attenzione all’ultimo volume “Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine 1945-1970” edito da Edizioni Alphabeta Verlag di Merano – Collana 180 Archivio critico della salute mentale realizzato in collaborazione con con il Circolo di Cultura Istroveneto Istria.

Gli appuntamenti saranno due: martedì 9 febbraio a Livorno ore 16.30 al ISTORECO nel Complesso della Gherardesca, via G. Galilei 40 un incontro dal titolo “Sguardi incrociati sull’Istria quelli che sono rimasti e quelli che sono partiti” e giovedì 11 febbraio ore 17.30 a Torino “Giorno del Ricordo dell’esodo istriano fiumano e dalmata” sala delle conferenze ISTORECO in via del Carmine, 13.

In questo nuovo libro della Collana 180 Gloria Nemec analizza per la prima volta le fonti medico psichiatriche nel grande Ospedale psichiatrico provinciale di San Giovanni a Trieste e mira a integrare il quadro dell’accoglienza cittadina, soprattutto nei confronti di coloro che fecero più fatica a riassorbire i cambiamenti, a superare le fratture della loro storia e le minacce alla loro identità.

Mondi assai lontani come quelli della psichiatria asilare e dei giuliano-dalmati inurbati si incontrarono all’interno di un grande manicomio di confine: da un lato i fragili statuti epistemologici e i forti poteri della psichiatria, dall’altro l’arcipelago delle provenienze e delle variabili che indussero un’intera componente nazionale a spostarsi.

Con questo studio si avvia una ricerca su come il distacco dalla propria terra e l’accoglienza riservata, nei diversi momenti storici dell’esodo, abbiano lasciato traccia non solo nei documenti d’archivio ma anche sui corpi e sulle anime di queste persone, in particolare sui più umili e privi degli strumenti necessari per comprendere e adattarsi alla difficile realtà triestina del dopoguerra. Trieste, infatti, fu uno dei luoghi più  investiti dagli spostamenti di popolazione che ridefinirono il quadro demografico europeo all’indomani della seconda guerra mondiale. La città fu attraversata e accolse migliaia – i numeri parlano di circa 300.000 persone tra la fine degli anni ’40 e ’60 – di soggetti diversamente spaesati e traumatizzati. In essa si addensarono esperienze di lutti, dispersioni e perdite multiple: delle persone, delle patrie, dei beni, delle passate identità collettive. Un percorso particolare vedeva il manicomio come possibile ed estremo approdo di questi esuli.

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